17/08/2013 19:28
Spigolando tra le opere scritte da San Giovanni della Croce, dottore della Chiesa si trova ampia spiegazione per potersi orientare convenientemente in questa materia intricata e si dice come uscirne senza danni.

2 - E da notare che con il termine di visioni immaginarie intendo indicare tutto quanto può rappresentarsi soprannaturalmente all’immaginazione, rivestito di immagini, di forme, di figure e di specie. Infatti tutte le apprensioni e le specie che, per via naturale, i cinque sensi corporei producono nell’anima, in cui trovano la loro sede, possono essere generate e trovare il loro posto in essa anche per via soprannaturale, senza cioè che i sensi esterni vi concorrano. Infatti la fantasia, congiunta alla memoria, è come un archivio e ricettacolo dell’intelletto in cui vengono accolte tutte le forme e immagini intelligibili. Essa inoltre, come uno specchio, le conserva dopo averle avute per mezzo dei sensi esterni o con un processo soprannaturale, per presentarle poi all’intelletto che riflette su di esse e di esse giudica. La fantasia poi può fare ancora di più, perché può elaborare e formare altre immagini simili a quelle che già conosce. 
3 - È bene ricordare che come i cinque sensi esterni presentano le immagini e le specie dei propri oggetti a quelli interni, cosi Dio e il demonio, secondo quanto è stato detto, possono presentare loro soprannaturalmente, cioè senza l’aiuto dei sensi esterni, queste stesse immagini e specie e altre molto più belle e più perfette. Perciò Dio, servendosi di esse, spesso presenta all’anima molte verità e le comunica molta sapienza, come si legge in ogni pagina della Sacra Scrittura. Così Isaia vide il Signore in trono circondato dal fumo che copriva il tempio e dai Serafini i quali si nascondevano il volto e i piedi con le ali (6, 2); Geremia vide la verga che vegliava (1,11) e Daniele ebbe molte altre visioni (7, 10). 
Anche il demonio cerca di ingannare le anime con le sue manifestazioni apparentemente buone, come si può vedere nel libro terzo dei Re (22, I I-23), dove si legge che egli trasse in inganno tutti di profeti di Acab, mostrando alla loro immaginazione le corna con cui volle far credere. ma era una menzogna, che gli Assiri sarebbero stati distrutti. Si possono aggiungere le visioni avute dalla moglie di Pilato (Mt. 27, 19) per impedire la condanna del Cristo e molte altre apparizioni dalle quali risulta come, nello specchio della fantasia, ai proficienti, quelle immaginarie si verifichino con maggiore frequenza di quelle corporee esterne. Sotto l’aspetto di immagini e specie le visioni immaginarie non si differenziano da quelle che provengono dai sensi esterni; ma sono invece molto diverse per l’effetto che producono e per la perfezione di cui sono dotate, essendo più sottili e più interne delle altre perché soprannaturali e più intime di quelle soprannaturali esterne. Tuttavia con ciò non si vuol negare che qualche visione corporea esterna possa produrre un effetto maggiore, ché, in fondo, l’intensità della comunicazione dipende dalla volontà di Dio; voglio soltanto dire che le interne, prese in se stesse, producono effetti maggiori perché più spirituali. 
4 - Verso l’immaginazione e la fantasia ordinariamente si dirige il demonio con i suoi inganni, naturali e soprannaturali, perchè esse sono la porta d'ingresso dell’anima e ad esse, secondo quanto ho detto, come ad un porto o ad un mercato, ricorre l’intelletto per fare le sue provviste. Per questo Dio e anche il demonio si affrettano verso di loro, per offrire all’intelletto le pietre preziose delle loro immagini e forme soprannaturali, quantunque Nostro Signore per ammaestrare l’anima non usi soltanto questo mezzo ma, dimorando sostanzialmente in lei, può far ciò da sé o servendosi di altri mezzi. 
5 - Non v’è ragione che io mi dilunghi ora a parlare dei segni necessari per distinguere le visioni che provengono da Dio da quelle che provengono dal demonio e i modi diversi in cui esse avvengono. Mio unico scopo è quello di ammaestrare l’intelletto, affinché, nelle buone, non trovi un impedimento e un ostacolo all’unione con la Sapienza divina e, nelle cattive, qualche inganno. 
6 - Dico dunque che l’intelletto non deve ingombrarsi e nutrirsi con tutte queste apprensioni e visioni immaginarie e con altre forme e specie, di qualunque genere siano, allorché esse gli si offrono sotto l’aspetto di forme, di immagini o di qualche conoscenza particolare, siano false perché da parte del demonio, sia che si riconoscano vere perché da parte di Dio. L’anima poi non le ammetta né le ritenga, onde possa rimanere distaccata e nuda, pura e semplice, senza modo alcuno di percezione, come si richiede per l’unione. 
7 - La ragione di ciò va ricercata nel fatto che tutte queste forme, secondo quanto è stato detto, nel momento in cui vengono apprese si rappresentano sempre sotto qualche maniera e modo limitato, mentre la sapienza divina, alla quale l’intelletto deve unirsi, non ha modo e maniera, né cade sotto il dominio del limite e della cognizione distinta e particolare, perché è completamente pura e semplice. Se è necessario che due estremi, quali sono l’anima e la sapienza increata, perché si possano unire, debbano avere in comune qualche mezzo di somiglianza, è chiaro che l’anima, nel caso presente, deve essere pura e semplice, non limitata e attaccata a nessuna conoscenza particolare, né modificata da alcuna circoscrizione di forma, di specie e di immagine. Dio non cade sotto il dominio di una una immagine o di una forma, né è contenuto da una cognizione particolare; perciò l’anima, per unirsi a Lui, non deve cadere sotto una forma o una conoscenza distinta. 
8 - Che in Dio non vi sia forma né somiglianza alcuna lo fa ben capire lo Spirito Santo, quando dice nel Deuteronomio (4, 12): Vocem verborum eius audistis, et formam penitus non vidistis - Udiste il suono delle sue parole, ma non vedeste per niente alcuna forma in Dio. Soggiunge poi che sul monte Oreb vi erano tenebre, nubi e oscurità, simbolo della notizia confusa e oscura della quale ho parlato, in cui l’anima si unisce con Dio. Più avanti ancora dice Non vidistis aliquam similitudinem in die, qua locutus est vobis Dominus in Horeb de medio ignis (4, 15), che, tradotto, vuol dire: Voi non vedeste in Dio nessuna somiglianza il giorno in cui Egli vi parlò, di mezzo al fuoco, sul monte Horeb. 
9 - Inoltre, volendo affermare che l’anima, servendosi di forme e figure, non può pervenire alle altezze di Dio, per quanto è possibile sulla terra, nel libro dei Numeri (12, 6-8) lo Spirito Santo dice che l’Altissimo rimproverò Aronne e Maria perché avevano mormorato contro il fratello Mosè, per far loro capire a qual grado di unione e di amicizia con Lui egli era stato elevato: Si quis inter vos fuerit pro pheta Domini, in visione apparebo ez, vei per somnzum loquar ad ilium. At non taiis servus meus Moyses, qui in omni dome mea fidelissimus est: ore enim ad os loquar ei, et palam et non per aenigmata et figuras Dominum videt, cioè: Se vi sarà fra voi un profeta del Signore, io gli apparirò in qualche visione o immagine e gli parlerò in sogno; ma non così con il mio servo Mosè, che in tutta la mia casa è fedelissimo: a lui parlerò faccia a faccia, ed egli mi vedrà apertamente e non per mezzo di comparazioni, di analogie e di figure. In questo passo il Signore fa chiaramente intendere come, nel sublime stato dell’unione di cui stiamo parlando, Egli Si comunica all’anima non sotto i veli di visioni immaginarie, di somiglianze o di figure, ma apertamente, cioè nella nuda e pura sua essenza, che è la faccia di Dio, unendosi per amore con la vuota e pura essenza dell’anima, che è la faccia dell’anima in amore divino. 
13 - Ma ora nasce un dubbio: se è vero che Dio concede all'anima le visioni soprannaturali non perché ella le desideri, vi si attacchi o le stimi, per quale altro motivo gliele elargisce, dal momento che nei loro confronti essa può andare incontro a molti errori e pericoli o, per lo meno, agli inconvenienti già descritti che le impediscono di progredire, tanto più che il Signore potrebbe comunicarle spiritualmente e in sostanza ciò che le dà per mezzo dei sensi nelle visioni e forme suddette? 
14 - Risponderò a questo dubbio nel capitolo seguente con una dottrina ricca e, a mio parere, molto necessaria alle persone spirituali e a coloro che le dirigono, poiché vi si insegna il modo con cui Dio si comporta e il fine che in esse si prefigge, per la cui ignoranza molti non si sanno governare e non sanno dirigere né se stessi né altri all’unione. Costoro credono che sia sufficiente il semplice fatto di conoscere che tali visioni siano vere e provengano da Dio, per ammetterle e rassicurarsi in esse, dimenticando che l’anima potrà trovarvi spirito di proprietà, attaccamento e impaccio, come in quelle del mondo, se anche in questo caso non sa rinunciarvi. Allo stesso modo sembra loro che sia bene ammetterne alcune e rifiutarne altre, gettando se stessi e le anime in preda ad una grande angustia e ad un grande pericolo quando si tratta di discernere quali siano vere e quali false. Dio invece non comanda loro di mettersi in tale impaccio e di esporre le anime umili e semplici a pericoli e incertezze. Possiedono una dottrina sana e sicura, quella della fede; camminino per questa via. 
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2 - Si deve dunque ricordare che, sebbene tutti questi fenomeni possano accadere nei sensi per opera divina, l’anima non deve mai ritenersi sicura ed ammetterli; deve anzi assolutamente rifuggire da essi senza volere esaminarli se siano buoni o cattivi, poiché quanto più sono esteriori e corporei, tanto maggiore è il dubbio che essi provengano da Dio. Questo infatti ordinariamente e con maggior convenienza preferisce manifestarsi allo spirito, in cui v’è più sicurezza e più profitto per l’anima, che al senso, nel quale v’è in generale grande pericolo d’inganno, in quanto che il senso corporeo si fa giudice ed estimatore delle cose spirituali, pensando che esse siano così come egli le percepisce, mentre sono tanto diverse come lo sono il corpo dall’anima e la sensibibità dalla ragione. L’ignoranza del senso nei confronti delle cose della spirito è uguale e anche superiore a quella di un giumenta circa le cose razionali. 
3 - Colui dunque che fa stima di queste cose erra molto e si espone al grande pericolo di essere ingannatoo per lo meno, troverà in sé un grave impedimento a passare nella via dello spirito, perché tutte queste notizie corporee, come ho detto, non hanno alcuna proporzione con quelle spirituali. Perciò si deve sempre ritenere come cosa più probabile che tali notizie più che da Dio provengano dal demonio, il quale ha maggiore possibilità di agire e di tessere inganni in ciò che è esterno e corporeo che in quello che è interno e spirituale. 
4 - Questi oggetti e queste forme corporee quanto più sono in sé esteriori, tanto meno giovano all’interiore e allo spirito, a causa della grande differenza e della sproporzione che vi è fra lo spirituale e il corporeo. Infatti, quantunque da queste immagini sensibili venga camunicata qualche cosa di spirituale, come sempre avviene quando esse provengono da Dio, tuttavia ciò è molto inferiore a quella che sarebbe se le stesse cose fossero più spirituali e interiori. In tal modo sono causa di errore, presunzione e vanità nell’anima poiché, essendo tanto palpabili e materiali, muovono molto il senso e così, proprio perché più sensibili, sembrano a quella qualcosa di grande. Perciò l’anima va dietro a loro, abbandonando la fede e credendo che quella luce sia la guida e il mezzo per raggiungere la mèta, cioè l’unione con Dio; invece quanto più ella fa conto di tali cose, tanto più smarrisce la vera via e il mezzo sicuro, che è la fede. 
 
5 - Inoltre l’anima, appena si accorge che le accadono tali fenomeni straordinari, sente spesso nascere segretamente una certa opinione di sé credendo di esser qualcosa davanti a Dio, il che è contrario all’umiltà. Il demonio poi, da parte sua, riesce a far sorgere in essa un’occulta soddisfazione di sé, che talvolta diventa assai manifesta.
A tale scopo egli presenta frequenternente ai sensi questi aggetti, mostrando alla vista figure di santi e bellissimi splendori, facendo risonare all'udito parole ingannatrici, presentando all’olfatto odori molto soavi, facendo assaporare al gusto dolcezze e diletto al tatto: con questi mezzi adesca i sensi per indurli al male. E dunque necessario rigettare sempre queste immagini e questi sentimenti poiché, dato il caso che qualcuna di esse provenga da Dio, agendo così non si fa oltraggio a Lui né si lascia di conseguire l’effetto e il frutto che per mezzo di tali fenomeni Egli vuole produrre nelle anime, anche se queste li disprezzano e non li cercano.

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[Modificato da Coordin. 17/08/2013 19:33]