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4. - Sentimenti atti a incoraggiare il penitente al ricordo dei suoi peccati.

Tutti i più forti e potenti sentimenti vengono a stimolare l'anima che vuol fare veramente penitenza e la penetrano intimamente, attraverso la breccia aperta dal peccato, per centuplicare il suo amore verso la Divinità oltraggiata: il rimorso d'aver amareggiato il cuore di Dio, la riconoscenza per la sua pazienza e per l'elargizione ininterrotta dei suoi doni e per la generosità del suo perdono; il bisogno di fargli dimenticare le infedeltà passate, e un non so che di amaro e di vergognoso che muove a piangere con la Maddalena davanti al Salvatore e a raddoppiare il pianto a misura che egli si lascia baciare i piedi e raccoglie amorevolmente il nostro pentimento. E non basterà questo per accendere nell'anima contrita una potente fiamma di carità fino allora sconosciuta? E a quale celeste incendio potrà giungere chi si nutre in tale disposizione col ricordo dei propri peccati!
“Più uno s'immerge nel divino amore, dice Suor Benigna Gojos (13), e più questo ricordo si fa pungente e stimola ad amare l'Essere così indegnamente oltraggiato”. La colpa non è durata che un istante e l'incendio d'amore dura tutta la vita, anzi può raddoppiarsi ogni volta che vi pensiamo, che dico? può diventare eterno; e S. Luigi Gonzaga godrà per tutti i secoli dei torrenti ineffabili di gioia, proprio a causa di una o due imperfezioni, senza delle quali forse non l'avrebbe neppur gustata.
Come infatti ogni ricordo volontario che approva e si compiace d'un peccato commesso, è una nuova macchia che si contrae, così è anche giusto che l'anima in grazia acquisti nuovi meriti ogni volta che condanna, rimpiange, e disapprova i suoi antichi peccati. E chi potrà calcolare il cumulo di questi meriti, dal momento che tali rimpianti potranno moltiplicarsi all'indefinito?
Per antica usanza, non c'è pellegrino che, passando davanti al sepolcro di Assalonne, non lanci un'invettiva alla memoria di questo figlio snaturato e non scagli una pietra contro il suo sepolcro. Così, sotto i sassi accumulati dalla pubblica indignazione, il sepolcro di questo scellerato è divenuto un monumento di rispetto che i popoli hanno per il quarto comandamento: Onora il padre e la madre.
Allo stesso modo, ognuna delle nostre colpe, diventando causa di continui rimpianti, può servire di base a un cumulo di meriti.
E come esprimere il valore e la fecondità che a questi rimpianti aggiunge l'assoluzione sacramentale, ogni volta che in confessione ripetiamo le colpe passate? Allora, non solo la grazia santificante rifiorisce più splendida e abbondante, ma il Sangue di Gesù Cristo ricopre, come d'una porpora divina, il posto delle sozzure cancellate, e infonde una linfa di energia soprannaturale, superiore ancora a quella che si aveva prima del peccato (14).
Bisogna mettersi da questo punto di vista per capire certe espressioni, apparentemente esagerate, di coloro che trattano dell'arte di utilizzare le proprie colpe. Un religioso molto illuminato diceva un giorno in una fervente comunità: “Sorelle mie una colpa vi può, alle volte, giovare più di una comunione”. In certo senso è proprio così! Poiché le riparazioni e le penitenze che cagiona una colpa, producono effetti più duraturi, o almeno più sensibili, che lo stesso ricevere l'Autore della grazia.
C'è in tutti questi pensieri un oceano infinito di consolazioni e siamo portati ad applicare al peccato quello che il profeta Osea e l'Apostolo S. Paolo dicevano della morte: Esso è stato assorbito dalla vittoria (15), dalla vittoria dell'amore.