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Capo III

 

NON SCORAGGIARSI

ALLA VISTA DELLE PROPRIE COLPE

 

 

1 - Non bisogna mai disperare, poiché la speranza è quella che salva l'anima dai naufragi della vita.

 

Un pio sacerdote faceva gli esercizi sotto la guida del P. Roothan. A metà corso, l'illustre Gesuita fu improvvisamente chiamato a Roma, dove poco dopo fu eletto Generale 'della Compagnia. Si era già accomiatato dai confratelli e messo per via, quando tornò indietro come sorpreso, entrò nella camera dell'esercitante e gli disse: “Signor abate, dimenticavo di farvi una raccomandazione di somma importanza: Qualunque cosa avvenga, non vi scoraggiate mai, mai!”.

Parole d'oro che bisognerebbe ripetere a tante anime! S. Giovanni Crisostomo non si stancava di insistere: “Non disperate mai! Ve lo ripeterò in tutti i discorsi e in tutte le conversazioni; e se mi ascolterete sarete guarito! - La nostra salvezza ha due mortali nemici: la presunzione, quando si è innocenti, e la disperazione, dopo la caduta: la più terribile è però la disperazione” (1). Difatti, aggiunge S. Paolo, noi siamo stati salvati per la speranza (Rm 8, 24). Questa virtù è come una forte catena che pende dal cielo, per tenervi unite le anime; basta che esse si tengano attaccate perché, a poco a poco, le innalzi ad altezze sublimi e le sottragga alle bufere della vita presente. Ma se l'anima, vinta dall'abbattimento, abbandona quest'àncora di salvezza, tosto cade e precipita nell'abisso del male.

“Il nostro perfido avversario lo sa bene, e quando ci vede angosciati dal sentimento delle nostre colpe, ci si precipita addosso e getta nei cuori pensieri di disperazione più opprimenti del piombo. Se noi li accogliamo, il peso ci trascina, ci sfugge di mano la catena di salvezza e precipitiamo in fondo alla voragine” (2).