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6. - Gli effetti della falsa umiltà.

Per combattere più efficacemente turbamenti così funesti, S. Francesco di Sales s'affretta a svelare la loro causa ordinaria, per non dire unica: l'amor proprio, la ricerca di se stessi in tutto.
Lo aveva già detto S. Teresa: “Quando è vera umiltà, ancorché l'anima si riconosca cattiva e ne senta pena, tale dispiacere non è per nulla accompagnato da turbamento e da inquietudine, non cagiona né oscurità né aridità, ma consola. Da una parte l'anima s'affligge per l'offesa di Dio, dall'altra si apre a sperarne il perdono; da una parte ha lume sufficiente per confondersi, dall'altra loda Dio che tanto l'ha sopportata. Quando invece c'è solo quella falsa umiltà che proviene dal demonio non si trova luce per veder alcun bene e sembra che Dio metta tutto a ferro e fuoco. E’ questo uno dei più funesti e sottili stratagemmi del demonio ch'io conosca!” (25).
Ecco perché il turbarsi dopo il peccato è un male così comune. “Umiliarsi delle proprie miserie, ha detto un santo sacerdote, è cosa buona, ma pochi la fanno; inquietarsi e indispettirsi è cosa pessima, ma tutti la fanno, perché l'inquietudine e la stizza sono due cose conformi all'amor proprio” (26).
Federico Ozanam aggiunge acutamente: “Vi sono due specie d'orgoglio: quello che è contento di se stesso, ed è il più comune e il meno dannoso, e quello che è scontento di sé, perché s'aspettava molto da se stesso e poi resta deluso. Questa seconda specie è assai fine e dannosa”.