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INTRODUZIONE

 

 

 

"In Edith Stein noi scopriamo un'esemplare indicazione proprio per coloro che si pongono di fronte al problema della fede e, in generale, ai problemi religiosi, da un punto di vista culturale. Fu donna di non comune ingegno e di notevolissima cultura. La sua evoluzione intellettuale passò attraverso lo studio e l'adesione, sia pure condizionata, ai canoni della filosofia di Husserl, dai quali riuscì a portarsi su quelli della filosofia cristiana perenne, che ella ravvisò nel Tomismo. Questo itinerario, si noti bene, non coincide con il passaggio dalla incredulità alla fede. Si può infatti accettare, sul piano filosofico, il pensiero aristotelico-tomistico, senza con questo raggiungere la fede, che essendo un traguardo superiore alle forze umane, è sempre e comunque un dono di Dio. E' chiaro però, che, una volta giunti al traguardo, noi possiamo volgere indietro lo sguardo per ritrovare, almeno con l'occhio, il sentiero che ci ha portati alla meta. Orbene, tale sentiero può apparire dritto o tortuoso, discontinuo o logico, coerente o paradossale.

Nella Stein "convertita" alla fede cristiana, questo sentiero appare chiaro e lineare, quasi che finiti i gradini della sua ricerca filosofica, cominci la sua fede cristiana. Il che non significa che chiunque percorra un'esperienza culturale analoga a quella di Edith, giunga agli stessi risultati. Tuttavia, è significativo che il suo itinerario abbia avuto simile conclusione. E' lei stessa a scoprire, diciamo così, una certa continuità in tutto il suo processo speculativo, quasi che Husserl l'avesse tenuta per mano introducendola alla filosofia cristiana e, quindi, alla soglia della fede."1

1LUIGI CARLO DI MUZIO, I giorni della verità, La vicenda di Edith Stein, La sorgente, Roma 1974, pp. 292-293.