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Edith, che in occasione della rinnovazione dei voti religiosi aveva scritto:

"Gesù crocifisso deve essere l'oggetto di ogni tua brama, di ogni tuo desiderio, di ogni tuo pensiero."1

ha veramente vissuto tutto ciò fino alla fine, fino ad identificarsi col Cristo Martire.
Come dicevo nell'Introduzione, le grazie di Dio entrano in una persona reale, concreta; così tutta la persona di E. Stein è coinvolta in questa battaglia di fedeltà alla Croce, "predicata" e vissuta.
"Se la lettura della vita di S. Teresa d'Avila ha portato Edith Stein a 'incontrarsi con la verità, la verità assoluta che soddisfa allo stesso tempo spirito e cuore', la lettura di S. Giovanni della Croce e specie il suo studio orientato a 'cogliere' la dottrina del mistico Dottore del Carmelo 'nell'unità del suo essere... realizzata dal mistero della croce', ha intensificato in lei l'inserimento vitale nella Chiesa mediante la partecipazione al mistero della croce e risurrezione di Cristo. (...) Come cristiana ed ebrea anela a giungere nella Chiesa alla massima configurazione a Cristo mediante una vita interamente immersa nella croce, vivendo in una specie di martirio interiore liberamente scelto, ma in preparazione al martirio di sangue. (...) Non è difficile applicare le parole di Edith, con le quali cerca di interpretare il mysterium crucis in Giovanni della Croce, alle aspirazioni più intime di lei che è decisa ad imboccare la medesima via battuta dal mistico dottore del Carmelo. Con lui si inoltra nella notte dei sensi e in quella dello spirito, ancora 'più buia della prima', ma indispensabile per avanzare verso l'unione con Dio."2
Edith, con l'offerta della sua vita, ha sperimentato

"la passione pura di un'anima distaccata da se stessa e unita al Crocifisso,... un cuore completamente dimentico si sé e lanciatosi a corpo perduto nel Cuore del Salvatore."3