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Significativo è il fatto che anche nella stesura della Scientia Crucis, essa non tralascia la fenomenologia, ma se ne serve per descrivere ciò che i mistici carmelitani hanno riferito delle loro esperienze. Sappiamo infatti che il metodo fenomenologico è intuitivo-descrittivo e per questo forse si adatta meglio di ogni altro metodo all'ineffabilità dell'esperienza mistica; "si può notare che l'analisi fenomenologica si presenta come un ottimo strumento di chiarificazione della mistica; ciò è dimostrato proprio dal commento di E. Stein, la quale, muovendo dal linguaggio poetico e allusivo usato dai mistici, sa risalire all'esperienza che sta al fondo dell'anima. Si sa che la descrizione dei vissuti caratterizza l'indagine fenomenologica. Ai vissuti propri della esperienza mistica è rivolta l'attenzione della fenomenologa che ne coglie la peculiarità attraverso una sottile distinzione fra quelli che costituiscono il momento intellettuale, la sfera delle prese di posizione volontarie, ed anche la dimensione affettiva."1
Tornando per un attimo a S. Tommaso, penso che egli abbia svolto un ruolo importante per l'introduzione della Stein nella mistica e per la considerazione della Verità. "...La Stein è riuscita a leggere attentamente San Tommaso, tenendo di fronte il pensiero moderno di Husserl, Scheler e Heidegger, la congenialità di Suor Benedetta con il testo dell'Aquinate, nasceva dal bisogno di approfondire ulteriormente quel concetto dell'essere come verità oggettiva, nel quale si era aperta per lei una luce che arrivava ad illuminare l'orizzonte sconfinato della fede...(...), se dalla fenomenologia di Husserl era stata avviata alla conoscenza, dal pensiero tomista era stata avviata alla vita."2
Si può vedere una continuità fra i tre Santi che hanno inciso in modo particolare nella vita e nella "concezione" mistica di Edith: S. Tommaso, S. Giovanni della Croce, S. Teresa d'Avila.