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"L'anima in cui Dio abita mediante la grazia, non è una ribalta inerte e impersonale ove la vita divina agisce per conto suo, ma viene lei stessa attratta nell'orbita di questa vita. La vita divina è una vita trinitaria; è l'amore strabocchevole con cui il Padre genera il Figlio comunicandogli il suo Essere e col quale a sua volta il Figlio abbraccia questo Essere ridonandolo al Padre; è l'Amore in cui Padre e Figlio formano un'inscindibile unità, un'unità così stretta da portarli come a respirare insieme, dando così origine alla Terza Persona appunto 'per spirazione'. E' questo lo Spirito che mediante la grazia viene riversato nei cuori. Così l'anima vive la sua vita di grazia in virtù dello Spirito Santo, amando in Lui il Padre con l'amore del Figlio e il Figlio con l'amore del Padre."1

Ora possiamo vedere in cosa si distinguono l'unione per via d'amore dall'inabitazione per via di grazia.
Edith espone le teorie di S. Teresa d'Avila e di S. Giovanni della Croce.
S. Teresa parla di "orazione unitiva", la quale consiste "in un rapimento dell'anima in Dio." Essa non si può conseguire con le sole forze umane, ma dipende tutta da Dio. Questa unione con Dio per mezzo dell'orazione unitiva è differenziata dall'inabitazione per via di grazia.

"Tale supremo stadio consiste nella completa adesione della volontà umana a quella divina, attraverso il perfetto esercizio dell'amor di Dio e del prossimo."2

L'orazione unitiva di S. Teresa però, non è ancora l'unione trasformante di cui parla S. Giovanni; l'orazione unitiva, dice Edith:

"serve unicamente allo scopo di preparare l'anima a darsi perdutamente a Dio, risvegliando in lei un ardente desiderio di provare nuovamente il piacere dell'unione, di possederla in modo stabile e duraturo."3