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3. Mi sembra opportuno il paragone che ora mi viene in mente: che queste gioie dell’orazione devono essere simili a quelle che si godono nel cielo ove, non vedendo i beati più di quel che il Signore, conforme ai loro meriti, vuole che vedano, e conoscendo essi i propri scarsi meriti, ognuno è contento del luogo in cui sta, pur essendoci enorme differenza tra un godimento e l’altro in cielo, assai più grande di quella che vi è quaggiù – sebbene sia grandissima – tra alcuni godimenti spirituali e altri. Veramente un’anima ancora agli inizi della sua esperienza, quando Dio le accorda questa grazia, crede quasi che non ci sia più nulla da desiderare e si reputa ben ricompensata di quanto ha compiuto in suo servizio. E ne ha ben ragione, perché una sola di queste lacrime che, come ho detto, possiamo quasi procurarci da noi – benché senza Dio non si faccia nulla –, non si può, a mio parere, comprare neppure con tutte le sofferenze del mondo, tanto è il guadagno che se ne trae: quale maggior guadagno, infatti, che avere una testimonianza di compiacere a Dio? Chi, pertanto, è arrivato a questo punto, lo lodi molto e si riconosca gran suo debitore perché, se non torna indietro, pare che egli già lo voglia per sua dimora e lo abbia scelto per il suo regno.
4. Non si preoccupi di certi sentimenti di umiltà, di cui intendo parlare, in base ai quali sembra umiltà non riconoscere che il Signore ci fa tanti doni. Cerchiamo, invece, di capire bene, proprio bene, come stanno le cose, cioè che Dio ce li dà senza alcun nostro merito, e siamone grati a Sua Maestà; perché, se non riconosciamo di ricevere doni, non siamo spinti ad amare. È certo che quanto più vediamo d’esser ricchi in virtù di essi, dopo aver riconosciuto d’essere poveri in noi stessi, tanto più profitto ce ne viene, e anche più vera umiltà. Inoltre, equivale a scoraggiare l’anima il farle credere che non è capace di grandi beni se, quando il Signore comincia a concederglieli, l’anima comincia a intimorirsi per paura di vanagloria. Dobbiamo credere che chi ci dà i beni ci darà la grazia, di fronte a un’eventuale tentazione del demonio in merito a ciò, di comprendere il suo inganno e la forza per resistergli; a patto, però, di camminare con semplicità davanti a Dio, procurando di accontentare solo lui, non gli uomini.