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7. Non capisco il timore di coloro che esitano ad applicarsi all’orazione mentale, né so di che cosa abbiano paura. Fa bene il demonio, nell’intento di arrecarci, egli sì davvero, male, a ispirarcelo, se mediante la paura riesce a non farmi pensare ai peccati con cui ho offeso Dio, a tutto quel che gli devo, all’inferno, al paradiso e alle grandi pene e dolori che egli ha sofferto per me. Questa fu tutta la mia orazione quando stavo fra i pericoli anzidetti, e questa era la mia meditazione quando riuscivo a concentrarmi in essa perché, per alcuni anni, molte volte badavo più a desiderare che l’ora di stare in orazione finisse e ad ascoltare il suono dell’orologio, che non a darmi a buoni pensieri; e spesso non so a quale grave penitenza che mi fosse stata imposta io non mi sarei obbligata più volentieri che non raccogliermi nella pratica dell’orazione! In verità, era così intollerabile la violenza che il demonio e le cattive abitudini mi facevano perché non mi dedicassi all’orazione, e tale la tristezza che mi prendeva quando entravo in oratorio, che era necessario facessi appello a tutto il mio coraggio (che dicono non sia poco, e si è visto, infatti, come Dio me ne abbia dato assai più di quello che è proprio di una donna, anche se io l’ho impiegato male), e infine il Signore mi aiutava. Dopo essermi fatta, così, forza, sentivo più gioia e tranquillità di altre volte in cui avevo il desiderio di pregare.
8. Se dunque il Signore ha sopportato tanto tempo una creatura spregevole come sono io, ed è evidente che nell’orazione sta il rimedio di tutti i miei mali, chi, per cattivo che sia, avrà da temere? Perché, lo sia pur molto, non lo sarà per lungo tempo dopo aver ricevuto tante grazie dal Signore. E chi potrà non aver fiducia dopo aver visto quanto ha sopportato me, solo perché desideravo e procuravo di trovare tempo e luogo per starmene con lui? E ciò molte volte senza che lo volessi spontaneamente, ma in virtù della grande forza che mi facevo, o meglio, che il Signore mi dava modo di farmi. Ora, se a quelli che non lo servono, anzi l’offendono, l’orazione è così utile e così necessaria che nessuno può immaginare davvero danno maggiore che il non praticarla, perché dovranno astenersene coloro che servono Dio e vogliono servirlo? Davvero io non posso capirlo, tranne che non sia per voler sopportare con maggior pena le prove della vita, e chiudere a Dio la porta attraverso la quale egli darebbe loro gioia. Mi fanno proprio compassione questi che servono Dio a loro spese, perché a coloro che praticano l’orazione lo stesso Signore paga le spese; infatti, per un po’ di sforzo dà ad essi la grazia utile a superare le difficoltà.