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CAPITOLO 8
Tratta del grande bene che le fece non allontanarsi completamente dall’orazione, per non perdere del tutto la sua anima, e di quale valido aiuto essa sia per riconquistare ciò che si è perduto. Esorta tutti a praticarla. Dice quanto giovi e come, anche se si torni a lasciarla, sia una grande fortuna servirsi per qualche tempo di un così prezioso bene.
1. Non senza motivo ho esaminato con attenzione tutto questo periodo della mia vita; capisco bene che non farà piacere a nessuno lo spettacolo di una condizione tanto spregevole e vorrei davvero che i miei lettori mi disprezzassero, vedendo un’anima così caparbia e ingrata verso chi le ha fatto tante grazie; eppure vorrei parlarne di più per dire quante volte in quel tempo venni meno a Dio.
2. Per [non] essermi appoggiata a questa salda colonna dell’orazione, trascorsi quasi vent’anni in questo mare tempestoso sempre cadendo e rialzandomi; ma rialzandomi male, perché tornavo a cadere. Conducevo una vita così lontana dalla perfezione che non facevo quasi più conto dei peccati veniali e, quanto ai mortali, anche se li temevo, non li temevo come avrei dovuto, perché non rifuggivo dai pericoli. Posso dire che tale vita è una delle più penose che mi sembra si possano immaginare, perché non godevo di Dio, né gioivo del mondo. Quando mi trovavo fra i piaceri mondani, mi dava pena il ricordo di ciò che dovevo a Dio; quando stavo con Dio mi turbavano le affezioni del mondo. Era una lotta così penosa che non so come potei sopportarla anche solo un mese, nonché tanti anni. Ciò nonostante, vedo chiaramente la grande misericordia che il Signore mi usò dandomi il coraggio, poiché mantenevo rapporti con il mondo, di praticare l’orazione. Dico il coraggio, perché io non so in quale cosa, di quante ne esistono quaggiù, sia necessario un coraggio maggiore di quello che comporta tradire il proprio Re, sapere che egli ne è al corrente e non allontanarsi dal suo cospetto. Infatti, anche se siamo sempre al cospetto di Dio, a me sembra che in modo speciale vi si trovino quelli che praticano l’orazione, perché sentono che egli li guarda, mentre gli altri possono restare più giorni senza mai ricordarsi che Dio li vede.