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4. Lungo la strada abitava un fratello di mio padre, vedovo, molto saggio e di grandi virtù, che il Signore andava disponendo per sé tanto che, sebbene in età avanzata, lasciò tutto quello che possedeva, si fece religioso e finì la sua vita in modo tale che credo goda ormai di Dio. Volle che mi trattenessi alcuni giorni con lui. La sua occupazione era quella di leggere buoni libri in volgare, e la sua conversazione aveva quasi sempre per argomento Dio e la vanità del mondo. Desiderava che io gli leggessi quei libri e, quantunque essi non mi piacessero, mostravo di averne diletto, perché ho sempre procurato di accontentare chiunque, anche se ciò dovesse pesarmi, tanto che, mentre tale inclinazione in altri sarebbe stata virtù, in me è stata un gran difetto, perché molte volte agivo sconsideratamente. Oh, Dio mio! per quali vie Sua Maestà mi andava disponendo allo stato in cui desiderava servirsi di me, tali che, senza che io volessi, mi costrinse a vincere me stessa! Sia benedetto per sempre! Amen.
5. Anche se i giorni in cui mi trattenni lì furono pochi, in virtù di quanto operavano nel mio cuore le parole di Dio, lette o ascoltate, e la buona compagnia, riuscii man mano a capire la verità delle cose che mi colpivano da bambina, cioè il nulla del tutto, la vanità del mondo, la brevità della vita, e a temere, se fossi morta, di andare a finire nell’inferno. E sebbene la mia volontà non fosse ancora incline allo stato monacale, capii ch’era lo stato migliore e più sicuro; pertanto, a poco a poco, mi confermai nella decisione di abbracciarlo.