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Il comportamento dei cristiani è, anche alla luce della testimonianza della lettera a Diogneto, ed all'atteggiamento di Pomponia Graecina, che giustifica il suo cambiamento di vita con un lutto familiare, molto riservato; 
- si riuniscono per la celebrazione dell'eucaristia, 
- per ascoltare le parole degli apostoli, o dei loro testimoni, vivendo, anche sacramentalmente, ciò che anche noi, oggi, viviamo nella Chiesa. 
Da Tertulliano apprendiamo che, fin dal primo momento, fondamentale per la loro vita, era l'incontrarsi per celebrare l'eucaristia, per istruire i catecumeni prima del battesimo, e per fare penitenza prima di spezzare il pane. Fin dai primi tempi, le comunità erano rettedagli anziani, che, chiamati vescovi più tardi, avevano come punto di riferimento ultimo, a partire dal secondo secolo, il Vescovo di Roma, come immediato successore di Pietro

E' emblematico il caso della diatriba sui cosidetti "lapsi", coloro che, per timore, avevano abiurato la loro fede, e intendevano tornare in seno alla comunità: nella controversia tra due vescovi africani, fu demandata la soluzione al Papa Cornelio, e la sua decisione definì la questione, una volta per tutte. Una continuità, quindi, nella vita della Chiesa, mai interrotta, nel metodo e nella sostanza, laddove lo stesso metodo, l'incontro personale, diventa vita vera. Non sono certamente perfetti, sono uomini normali, tra loro nascono invidie, rancori, come in tutti gli uomini normali, anche se certa cinematografia ci fa vedere persone quasi beote, con un sorriso stupido sempre stampato sul volto, possiamo affermare che l'idillio, la poesia, è astrazione, la realtà è quella trasmessaci dalle lettere, dalle testimonianze letterarie, e dai dipinti rinvenuti nelle catacombe e nelle chiese domestiche. 

Le eresie trovano spazio fin dai primissimi anni, tentativi di purificazione, o, semplicemente, tentativi di "dare la propria personale impronta" ad una fede che non si fonda su di una idea o una filosofia, ma su una persona. Dice bene Peguy, il quale definisce il cristianesimo come una catena di umanissimi e imprevisti incontri, sempre così ci si imbatte nel fatto cristiano, indipendentemente dalle proprie origini, dalla propria indole, o idea religiosa

Fino al 64, anno dell'incendio di Roma, non si assiste a vere e proprie persecuzioni, ma, con Nerone, i cristiani vengono accusati di ogni turpitudine, e, soprattutto, di "odio humani generis", per non adorare gli dei propizi all'impero. Il martirio di Pietro è collocato in questo periodo. La colpa di cui i cristiani sono incriminati, secondo Svetonio, è quella di "superstitio illicita", come Pomponia Graecina, una superstitio che però comportava sempre secondo Svetonio, la commissione di "flagitia", atti malefici (oscenità, incesti, così i pagani interpretavano l'eucaristia ed il fatto che tra di loro si chiamassero fratello e sorella). In realtà, questi uomini che sembravano essere contenti senza dedicarsi a divertimenti sfrenati, erano oggetto anche di scherno (a Pompei, è stato ritrovato un graffito che denomina i cristiani "saevi solones", sapientoni dalla faccia scura, e anche Pomponia Graecina era additata per la sua vita dimessa). 

Gli Imperatori della dinastia dei Flavi, e, più in particolare, Tito e Vespasiano, ebbero modo di conoscere i cristiani in Palestina, e, probabilmente, li frequentarono, addirittura molti dei loro familiari lo divennero (Flavio Sabino, fratello di Vespasiano, Flavio Clemente e Flavia Domitilla, il membro dell'aristocrazia Acilio Glabrione, tutti perseguitati, più tardi da Domiziano, nel 95). Domiziano rinfacciava a Domitilla e Flavio Clemente, suo marito, di essere atei, di non adorare più gli dei tradizionali, stessa accusa toccò a Acilio Glabrione (notizie tratte da Dione). 

L'avvento di Nerva e Traiano apre un periodo di tranquillità e prosperità, anche se continuano le persecuzioni, soprattutto nelle provincie, su accusa di singoli ebrei o pagani; è del 111-113, il famoso rescritto di Traiano, la risposta che l'imperatore fornisce al governatore della Bitinia, Plinio, il quale si chiedeva come comportarsi con i cristiani accusati, ma verso i quali non riteneva vi fossero veri e propri reati da imputare. Traiano permette l'assoluzione degli apostati, suggerendo di chiedere loro non se fossero mai stati cristiani, ma se lo fossero attualmente; ma, soprattutto, vieta il perseguimento d'ufficio. Antonino Pio si attenne alle norme dei suoi predecessori, ma, almeno nel caso di Policarpo, vescovo di Smirne, la norma fu violata: Policarpo fu condannato , a seguito di pressioni da parte della folla inferocita, solo in quanto cristiano. Con Marco Aurelio, per la prima volta, la filosofia stoica si innesta al potere; egli rimane indifferente alla nuova setta, fino all'impatto con il fanatismo montanista, che vietava ai cristiani di prendere parte alla vita politica, pubblica, e di combattere. 

Si trattò di un equivoco, perché la Grande Chiesa combattè questa vera e propria eresia, come attestano le apologie di Atenagora di Atene, Melitone e Milziade. Con Commodo, ebbe fine la persecuzione, e i rapporti furono aperti e tolleranti. L'episodio del Papa Vittore e di Marcia si colloca in questo contesto. Solo con Decio, intorno al 249, si assiste ad una ulteriore persecuzione, molto cruenta e feroce, con veri e propri massacri, così come con Valeriano; ma qui siamo in piena crisi politica e economica, i barbari sono alle porte, la peste decima le città, la carestia spopola le campagne, e il popolo accusa i cristiani anche di questo. Valeriano ne riconosce l'illiceità, mentre, con Gallieno, le comunità divenivano soggetti di diritto, ed ai Vescovi, era riconosciuta l'autorità e venivano restituiti i beni confiscati. La pace dura fino alla tremenda persecuzione di Diocleziano, che, nel suo delirio di restaurazione delle tradizioni, sobillato dai sacerdoti pagani, ritenne i cristiani, soprattutto quelli della classe senatoria, colpevoli di ateismo e di lesa maestà.