CREDENTI

DETTI DI LUCE E AMORE (s.Giovanni della Croce)

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    00 08/08/2013 18:03
    11. Non s’intrometta mai in ciò che non le viene comandato, né si ostini in cosa alcuna, anche se ha ragione. In ciò che le è comandato, poi, se le danno il dito (come si dice) non prenda tutta la mano; in questo alcuni si sbagliano, convinti di essere obbligati a fare ciò a cui, se vi riflettono bene, nessuno li ha obbligati.

    12. Non si preoccupi mai degli affari altrui, buoni o cattivi che siano, perché, oltre al pericolo che vi è di peccare, sono causa di distrazione e di poco raccoglimento.

    13. Cerchi sempre di confessarsi con molta conoscenza della propria miseria, con chiarezza e purezza.

    14. Anche se le cose che deve fare per il suo ufficio le riescono difficili e sgradite, non si perda d’animo, perché non sarà sempre così; Dio, che prova l’anima facendole sentire fatica nel precetto (cfr. Sal 93 [94], 19.22 Volg.), in breve gliene farà provare il bene e il profitto.

    15. Ricordi sempre che tutto ciò che le accade, di bene o di male, viene da Dio, affinché nel primo caso non s’insuperbisca e nel secondo non si scoraggi.

    16. Ricordi sempre di essere venuto solo per essere santo e non tolleri quindi che nella sua anima regni qualcosa che non conduca alla santità.

    17. Cerchi sempre di accontentare gli altri più che se stesso e così non proverà invidia né spirito di proprietà verso le cose altrui. Questo va inteso per le cose che sono conformi alla perfezione, perché Dio si adira profondamente contro coloro che antepongono il beneplacito degli uomini al suo.

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    00 08/08/2013 18:04
    5. CENSURA E PARERE

    Censura e parere che san Giovanni della Croce diede sullo spirito e sul comportamento nella preghiera di una carmelitana scalza. Segovia, 1588-1591.

    Il comportamento affettivo di quest’anima sembra avere cinque difetti, così da non poterla ritenere animata da autentico spirito. Il primo è che sembra avere molta voglia di possedere, mentre il vero spirito comporta sempre un grande spogliamento nei desideri sregolati. Il secondo è che dimostra troppa sicurezza e poco timore di sbagliare interiormente, mentre lo spirito di Dio non ne è mai privo, al fine di custodire l’anima dal male, come dice il Saggio. Il terzo è che sembra voler convincere gli altri che ciò che ha è buono, anzi molto buono. Il vero spirito non agisce così, ma, al contrario, desidera essere stimato poco e disprezzato. Del resto tale spirito si comporta in questo modo. Il quarto difetto, quello principale, consiste in questo: nel suo comportamento non figurano gli effetti dell’umiltà. Questi, infatti, non appaiono nell’anima – quando le grazie sono, come essa pensa, vere – senza che venga prima lavorata e annientata attraverso un interiore abbattimento di umiltà. Se la sua anima presentasse questi effetti, lei non esiterebbe a manifestarli nel suo scritto, perché la prima cosa che l’anima vuole descrivere e valutare sono gli effetti dell’umiltà, che a motivo della loro evidenza non può certo dissimulare. Sebbene non tutte le ispirazioni che vengono da Dio siano degne di rilievo, tuttavia queste, che essa chiama unione, non mancano mai di tali effetti: Quoniam antequam exaltetur anima humiliatur: Prima di essere esaltato, il cuore dell’uomo è umiliato (Pro 18,12 Volg.), e: Bonum mihi quia humiliasti me: Bene per me se sono stato umiliato (Sal 118 [119],71). Il quinto difetto è che il suo stile e il suo linguaggio non sembrano quelli dello spirito che vorrebbe esprimere, poiché tale spirito insegna uno stile più semplice, senza affettazione e ridondanze, quali si notano nel suo linguaggio. Quando poi dice che «lei l’ha detto a Dio e Dio a lei», sembra una sciocchezza. In breve, io suggerirei che non le comandino e non le lascino scrivere cose del genere, né il confessore accondiscenda di ascoltarla volentieri, se non per disprezzarla e moderarla; la provino nell’esercizio delle nude virtù, soprattutto nel disprezzo, nell’umiltà e nell’obbedienza. Al tocco di questa corda si rivelerà la dolcezza che tante grazie hanno generato in quell’anima; le prove devono essere serie, perché non c’è demonio che non sopporti qualcosa per salvare il suo onore.

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    00 08/08/2013 18:04
    6. IL MONTE DELLA PERFEZIONE O MONTE CARMELO

    Trascrizione del «Monte» dedicato a Maddalena dello Spirito Santo

    Nella parte superiore del riquadro si legge: MONTE CARMELO

    Cominciando ora dal basso troviamo scritte verticalmente, da sinistra a destra, le seguenti norme, divise in quattro gruppi:

    1. Per poter gustare il tutto,

    non cercare il gusto in nulla.

    Per poter conoscere il tutto,

    non voler sapere nulla.

    Per poter possedere il tutto,

    non voler possedere nulla.

    Per poter essere tutto,

    non voler essere nulla.

    2. Per raggiungere ciò che ora non godi,

    devi passare per dove non godi.

    Per arrivare a ciò che non sai,

    devi passare per dove non sai.

    Per arrivare al possesso di ciò che non hai,

    devi passare per dove non hai.

    Per giungere a ciò che non sei,

    devi passare per dove non sei.

    3. Se ti fissi su qualcosa,

    tralasci di slanciarti verso il tutto.

    Se vuoi giungere per davvero al tutto,

    devi rinnegarti totalmente in tutto.

    E qualora giungessi ad avere il tutto,

    devi possederlo senza voler nulla.

    4. In questa nudità lo spirito,

    trova il suo riposo, perché non

    bramando nulla, nulla lo affatica

    nell’ascesa verso l’alto, nulla lo sospinge

    verso il basso, perché è

    nel centro della sua umiltà.
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    00 08/08/2013 18:05
    Questi quattro gruppi di sentenze sono come separati dal tracciato dei due percorsi e dell’unico sentiero.

    Percorsi

    A sinistra di chi guarda, verticalmente: Percorso dello spirito d’imperfezione del cielo: gloria, gioia, sapere, consolazione

    A destra, verticalmente: Percorso dello spirito d’imperfezione della terra: possedere, gioia, sapere, consolazione, riposo.

    Sentiero centrale

    Sentiero del Monte Carmelo spirito di perfezione: nulla, nulla, nulla, nulla, nulla, nulla e anche sul monte nulla.

    Orizzontalmente capovolto: Né quello – né quello – né quello – né quello – né quello – né quello.

    I sei né quello si riferiscono, come evidenza il tratto che parte da essi, ai cinque generi di beni del cielo enumerati nel percorso di sinistra e, inoltre, al cielo in quanto ingloba quanto segue.

    Orizzontalmente: Né questo – né questo – né questo – né questo – né questo – né questo.

    Anche i sei né questo riguardano i cinque generi di beni della terra già trascritti e la terra considerata globalmente.

    Sopra la serie dei né quello: Quanto più volli avere tanto meno ebbi.

    Sopra la serie dei né questo: Quanto più volli cercare tanto meno ebbi.

    A sinistra, verticalmente: Quando ormai non lo voglio, lo possiedo senza volere.

    A destra, verticalmente: Quando meno lo voglio, ho tutto senza volere.

    Arco dei frutti, virtù e doni

    Da sinistra a destra seguendo l’arco: Pace, gioia, allegria, diletto, sapienza, giustizia, fortezza, carità, pietà.

    Nella metà superiore, a sinistra: Non mi dà gloria nulla.

    Nella metà superiore, a destra: Non mi dà pena nulla.

    Nel cerchio, che raffigura la cima ed è simbolo di Dio (CB 37,7), il testo latino di Ger 2,7 Volg.: Introduxi vos in terram Carmeli ut comederetis fructum eius et bona illius (Hier. 2): Vi feci entrare nella terra del Carmelo perché ne mangiaste i frutti e le delizie.

    Dentro il cerchio: Su questo monte dimora solo onore e gloria di Dio.

    Nella parte superiore lungo la linea ad arco: Qui non c’è più cammino perché per il giusto non c’è più legge (cfr. 1Tim 1,9); egli è legge a se stesso (cfr. Rm 2,14).
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    00 08/08/2013 18:07
    monte
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