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3. QUATTRO CONSIGLI A UN RELIGIOSO

JESUS MARIAE FILIUS

1. Vostra carità mi ha chiesto molte cose in poche parole, ragion per cui mi occorrerebbero molto tempo e molta carta per rispondere adeguatamente. Non avendo né l’uno né l’altra, cercherò di riassumere e di riportare solo alcuni punti o consigli, che sinteticamente contengono molte cose. Chi li osserverà accuratamente raggiungerà un’alta perfezione. Chi vuole essere vero religioso, osservare lo stato di vita che ha promesso a Dio, progredire nelle virtù e godere delle soavi consolazioni dello Spirito Santo, non potrà certamente farlo se non cerca di seguire con estrema cura i quattro consigli seguenti che sono: la rassegnazione, la mortificazione, l’esercizio delle virtù, la solitudine materiale e spirituale.

2. Per osservare il primo consiglio, quello riguardante la rassegnazione, deve vivere in convento come se non vi fosse nessun’altra persona. Non interferisca mai, quindi, né con parole né con il pensiero, nelle cose che accadono in comunità o ai singoli; non stia a osservare il bene o il male che li riguarda o la loro situazione. Anche se il mondo sprofondasse, non vi faccia caso e non ci pensi, se vuole mantenere la quiete dell’anima; ricordi la moglie di Lot, che diventò duro sasso per essersi voltata alle grida disperate di coloro che stavano morendo (cfr. Gn 19,26). Osservi tutto questo con molta decisione, perché solo così potrà evitare molti peccati e imperfezioni e conservare la pace e la quiete dell’anima, con molto profitto di fronte a Dio e agli uomini. Questo consiglio sia osservato fedelmente, perché è molto importante; molti religiosi che non l’hanno osservato non solo non eccelsero per altre opere di virtù e di religione, ma andarono sempre di male in peggio.

3. Per osservare il secondo consiglio, che consiste nel praticare la mortificazione, e trarne profitto, occorre che realmente accolga nel suo cuore questa verità: è venuto in convento solo per essere provato ed esercitato nella virtù, come si fa con la pietra che viene squadrata e lavorata prima di essere impiegata nella costruzione. Deve quindi pensare che tutti coloro che sono in convento, sono strumenti messi lì da Dio unicamente per lavorare questa pietra e raffinarla nella mortificazione. Alcuni la lavoreranno attraverso parole che non vorrebbe udire; altri con azioni che non vorrebbe sopportare; altri ancora con il loro comportamento, dimostrandosi molesti e duri in sé e nel loro modo di fare; altri, infine, con i pensier, poiché si accorgerà e immaginerà che non la stimano né l’amano. Deve sopportare tutte queste mortificazioni e molestie conservando la pazienza nell’intimo, tacendo per amor di Dio, convinto che è venuto in religione per essere messo alla prova e diventare così degno del cielo. Se non è venuto per tale scopo, non avrebbe dovuto abbracciare la vita religiosa, ma rimanere nel mondo cercando la propria consolazione, l’onore, la stima e i propri comodi.