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Insegnamento 14. Parlando dei confessori delle donne, da uomo sperimentato qual era, diceva che si mostrassero alquanto distaccati nei loro confronti, perché le tenerezze con le donne servono solo a corrompere l’affetto e a danneggiarle. E che in questo Dio l’aveva punito, tenendogli nascosto un peccato gravissimo di una donna che lo aveva ingannato per molto tempo e non aveva chiesto a lui il rimedio, perché egli era compiacente con questa donna; ma, per disposizione del Signore, lo scoprì per altra via nel nostro stesso ordine. Di questo fatto sono molto ben informato.
Insegnamento 15. Una volta mi disse che quando avessimo visto perdere nell’ordine le buone maniere, parte dell’educazione cristiana e monastica, e al suo posto fossero subentrate la rozzezza e la malvagità nei superiori, che sono vizi propri dei barbari, lo piangessimo pure come perso. Chi ha mai visto, infatti, che le virtù e le cose di Dio si trattano a bastonate e con asprezza? A tal proposito citava Ezechiele: Cum austeritate imperatis eos et cum potentia: Avete oppresso le mie pecore con la forza e la brutalità (Ez 34,4).
Insegnamento 16. Diceva che quando si educano i religiosi con un rigore così irrazionale, questi diventano pusillanimi nell’intraprendere cose sublimi e virtuose, come se fossero stati allevati tra le fiere. Così, infatti, ha scritto san Tommaso a tale proposito nell’opuscolo 20 del De Regimine Principum, nel libro al capitolo 3: Naturale est enim ut homines sub timore nutriti in servilem degenerent animum et pusillanimes fiant ad omne virile opus et strenuum: È naturale che gli uomini, cresciuti nel timore, facciano tralignare gli animi al servilismo e diventano pusillanimi davanti a ogni opera virile e forte. E citava il detto di san Paolo: Patres, nolite ad iracundiam provocare filios vestros, ne pusillanimes fiant: Padri, non provocate i vostri figli, perché non si perdano di coraggio (Col 3,21).
Insegnamento 17. Diceva di temere che fosse disegno del demonio l’educare i religiosi in questo modo. Se, infatti, i religiosi sono educati con questo timore, non osano ammonire o riprendere i superiori quando sbagliano. E se per questa via o per un’altra l’ordine arrivasse a tale situazione, per cui coloro che a norma di carità e giustizia – e questo è grave! – nei capitoli, nelle riunioni o in altre occasioni non osassero dire quanto conviene, per debolezza, pusillanimità o paura di irritare il superiore, quindi di venire privati delle proprie cariche, il che è ambizione palese, ritengano pure l’ordine come perso o del tutto rilassato.
Insegnamento 18. L’ordine sarebbe caduto così in basso che, affermava il buon padre fra Giovanni della Croce, avrebbe preferito che le persone non professassero in esso, perché in questo caso sarebbe stato governato dal vizio dell’ambizione e non dalla virtù della carità e della giustizia.