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La grande pena in cui ero per la malattia del nostro padre non mi dava pace, e un giorno in cui supplicavo caldamente il Signore, dopo la comunione, di non privarmi del padre che egli stesso mi aveva dato, mi disse: «Non temere».



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Una volta, mentre godevo della presenza delle tre divine Persone che porto nell’anima, la luce in cui le vedevo era così intensa da non potermi far dubitare che in me si trovasse Dio vivo e vero; mi furono allora fatte intendere cose che adesso non saprei dire, fra le quali come avesse preso carne umana la Persona del Figlio e non le altre. Ripeto che non saprei spiegare nulla di questo. Alcune cose si manifestano all’anima così segretamente che l’intelletto sembra percepirle come una persona addormentata o semisveglia ha l’impressione di udire quel che le si dice. Stavo riflettendo su quanto sia dura la vita che ci priva dello stare sempre in quella meravigliosa compagnia, e dissi fra me: «Signore, datemi qualche rimedio perché io possa sopportare questa vita». Mi fu risposto: «Pensa, figlia mia, che dopo morta non potrai più fare, per servirmi, quello che fai ora. Mangia per me, dormi per me e tutto ciò che farai, fallo per me, come se non lo vivessi più tu, ma io. È quello che diceva san Paolo».