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«Di che ti affliggi, povera peccatrice? Non sono io il tuo Dio? Non vedi come lì io sia trattato male? Se mi ami, perché non ti affliggi per me?».



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Sul timore di non essere in grazia: «Figlia mia, la luce è molto diversa dalle tenebre. Io sono fedele. Nessuno si perderà senza saperlo. S’ingannerà chi si ritenga sicuro a motivo delle consolazioni spirituali. La vera sicurezza sta nella testimonianza della buona coscienza, ma nessuno pensi di poter vivere nella luce con le sole sue forze, così come non potrebbe evitare il sopraggiungere della notte, perché la grazia è opera mia. Il mezzo migliore per trattenere la luce è capire che essa viene da me e che l’anima è del tutto impotente a tale riguardo. Infatti, anche se ne gode, basta che per un attimo io mi allontani, perché si faccia notte. La vera umiltà consiste, per l’anima, nel conoscere quello che essa può e quello che posso io. Ti raccomando di scrivere i consigli che ti do, per non dimenticarli. Se desideri avere per iscritto quelli degli uomini, perché pensi di perder tempo scrivendo quelli che ricevi da me? Verrà tempo che avrai bisogno sia degli uni, sia degli altri».