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Il desiderio e gli ardenti impeti di morte sono cessati, specialmente dalla festa della Maddalena, in cui mi determinai a vivere con entusiasmo, per servire molto il Signore. A volte, però, il desiderio di vederlo mi assale a tal punto che, pur sforzandomi di liberarmene, non ci riesco.



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Una volta udii queste parole: «Verrà tempo che in questa chiesa si faranno molti miracoli e sarà chiamata la chiesa santa». Ciò avvenne a San Giuseppe di Avila, nel 1571.



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Un giorno, mentre pensavo alle grandi penitenze praticate da donna Catalina de Cardona e a come io avrei potuto fare molto di più, seguendo i desideri di penitenza che a volte il Signore mi ispirava, se non ne fossi stata impedita dall’obbedienza ai miei confessori, mi chiedevo se non fosse meglio, d’allora in poi, non obbedir loro a questo riguardo. Ma il Signore mi disse: «Questo no, figlia mia; la via che segui è buona e sicura. Vedi tutte le penitenze praticate da quella persona? Ebbene, io preferisco la tua obbedienza».



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Una volta, mentre ero in orazione, il Signore mi mostrò, per mezzo di una singolare visione intellettuale, lo stato di un’anima in grazia, insieme con la quale vidi la santissima Trinità, sempre mediante visione intellettuale, da cui veniva all’anima un potere che la poneva al di sopra di tutta la terra. Capii allora le parole del Cantico dei Cantici: Veniat dilectus meus in hortum suum et comedat. Mi mostrò anche lo stato di un’anima in peccato, del tutto impotente, simile a una persona strettamente legata e immobilizzata, con gli occhi bendati, così che, anche se vuole, non può vedere nulla, né camminare, né udire, immersa com’è in una profonda oscurità. Ebbi tanta pietà per le anime cadute in questo stato che, per liberarne una sola, qualunque tribolazione mi sembrerebbe leggera. Credo che nessuno che giungesse ad avere questa conoscenza come l’ho avuta io – e che si traduce male in parole – potrebbe indursi a perdere tanto bene e ad affondare in così gran male.