CREDENTI

RELAZIONI SPIRITUALI

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    00 07/08/2013 16:53
    8. La solitudine mi fa pensare che non si può darle il senso delle parole: «Colui che succhia le mammelle di mia madre». La fuga in Egitto…

    9. La pace interiore e la poca forza che hanno piaceri e dispiaceri per toglierla in modo durevole… Questa presenza delle tre Persone è talmente indubitabile che si fa chiara esperienza – mi sembra – di quello che dice san Giovanni circa la dimora divina nell’anima, non solo in virtù della grazia, ma anche della sensazione di tale presenza. Tale grazia comporta una innumerevole quantità di beni che non si possono dire, soprattutto il fatto che non c’è bisogno di far ricorso a speciali considerazioni per conoscere che Dio è là. Questa grazia è quasi abituale, salvo quando la malattia grava con la sua intensità, perché a volte è volere di Dio – sembra – che si soffra senza interna consolazione, ma la volontà dell’anima non si separa mai, neanche per un primo impulso, dal desiderio che si compia in essa quella di Dio. Ha tanta forza questa sottomissione al divino volere che non si desidera né la morte né la vita, salvo per brevi istanti, quando si riaccende nell’anima l’ansia di vedere Dio. Allora la presenza delle tre divine Persone le si manifesta subito con tanta forza che giova a rimuovere la pena di tale privazione e a rinnovare il desiderio di vivere, se così vuole Dio, per servirlo di più. Se potessi contribuire, con la mia intercessione, a farlo amare e lodare, foss’anche da un’anima sola e per poco tempo, mi sembrerebbe ben più importante che essere già nella gloria.

    Teresa di Gesù

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    00 07/08/2013 16:54
    CAP 7



    Il 17 novembre dell’anno 1569, nell’ottava di san Martino, vidi di aver passato, riguardo a quanto so, dodici anni. Per raggiungere i trentatré, che sono gli anni di vita del Signore, ne mancano ventuno. Ciò mi accadde a Toledo, nel monastero del glorioso San Giuseppe del Carmine. Io per te e tu per me. Ne ho vissuti dodici ma non per mia volontà.



    8



    Mentre ero nel monastero di Toledo e alcune persone mi consigliavano di non concedere sepoltura nella nostra chiesa a chi non fosse nobile, il Signore mi disse: «T’ingannerai molto, figlia mia, se avrai riguardo alle leggi del mondo. Fissa gli occhi su di me, povero e disprezzato dagli uomini. Per caso i grandi del mondo saranno grandi davanti a me? E voi dovete essere stimate per la vostra discendenza o per le vostre virtù?». (Ciò riguarda i consigli che ricevevo di non concedere sepoltura a Toledo a chi non fosse nobile).



    9



    Mentre ero nel monastero di San Giuseppe di Malagón, il secondo giorno di quaresima, dopo aver ricevuto la comunione, mi apparve nostro Signore Gesù Cristo in visione immaginaria, come di consueto. Guardandolo, vidi che tutt’intorno alla testa, invece d’una corona di spine, in corrispondenza, probabilmente, delle piaghe che questa gli aveva fatto, ne aveva una di grande splendore. Siccome ho una speciale devozione per questo mistero, ne rimasi assai consolata; cominciando poi a considerare quale grande tormento egli doveva aver sofferto a causa di tutte quelle ferite, ne provavo un profondo dolore. Il Signore, però, mi disse di non compiangerlo per tali ferite, ma per le molte altre che gli venivano inflitte allora. Gli chiesi cosa potevo fare per portarvi rimedio, dichiarandomi pronta a tutto. Mi rispose che quello non era il momento di riposare, ma di far presto a fondare questi monasteri, perché egli trovava il suo riposo nelle anime che essi accolgono. Dovevo accettare tutte le fondazioni che mi si offrissero, perché molte persone non lo servivano essendo prive di un luogo in cui farlo. I monasteri che avrei fondato nei piccoli centri dovevano essere simili a questo; in essi si sarebbe potuto meritare tanto quanto negli altri, avendo il desiderio di osservare le stesse cose. Dovevo adoperarmi perché fossero tutti sottoposti all’autorità dello stesso superiore, e aver molta cura che non si perdesse la pace interiore per via delle preoccupazioni di sostentamento materiale; egli ci avrebbe aiutato affinché non ci mancasse mai nulla. Particolare riguardo bisognava avere per le inferme: la priora che non le provvedesse del necessario e non le circondasse di benessere somiglierebbe agli amici di Giobbe, perché egli le colpiva con tale calamità per il bene delle loro anime ed ella le avrebbe esposte al rischio di perdere la pazienza. Dovevo, infine, scrivere la storia di queste fondazioni. Siccome stavo pensando che in quella di Medina non avevo rilevato nulla che meritasse d’essere scritto, mi domandò se non mi bastava la costatazione che tale fondazione era stata miracolosa. Voleva dire che solo per opera sua si era portata a compimento, proprio quando sembrava impossibile. Così mi decisi a scrivere.
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    00 07/08/2013 16:54
    10



    Stavo pensando un giorno a un consiglio che il Signore mi aveva incaricato di dare. Siccome non ne capivo nulla, sebbene lo supplicassi di spiegarmelo, e temevo che potesse essere opera del demonio, il Signore mi disse che non lo era e che mi avrebbe dato istruzioni al momento opportuno.



    11



    Mentre un giorno consideravo con quanta maggior purezza si vive stando lontano dagli affari del mondo e come, quando mi ci trovo in mezzo, io debba vivere male e commettere molti errori, udii dirmi: «Non può essere altrimenti, figlia mia; cerca di avere in tutto retta intenzione e distacco; fissa, inoltre, lo sguardo su di me, affinché ciò che farai sia conforme a quello che io feci».



    12



    Mentre un giorno mi chiedevo quale potesse essere il motivo per cui non avevo quasi più rapimenti in pubblico, udii dirmi: «Ora non conviene – tu godi di sufficiente credito per quello che io pretendo; dobbiamo badare alla debolezza di coloro che interpretano tutto malignamente».



    13



    Un giorno in cui ero in gran pena per la riforma dell’Ordine il Signore mi disse: «Fa’ quello che puoi, abbandonati a me e non ti preoccupare di nulla; godi del bene che ti è stato dato e che è immenso: mio Padre si compiace di te e lo Spirito santo ti ama».



    14



    Un giorno il Signore mi disse: «Tu desideri sempre le sofferenze e poi le rifiuti: io dispongo le cose secondo la conoscenza dei desideri che vedo in te e non secondo la tua capacità sensitiva e la tua debolezza. Fatti coraggio, poiché vedi quanto ti aiuto. Ho voluto che guadagnassi tu questa corona. Mentre vivi, vedrai progredire molto l’Ordine della Vergine». Questo udii dal Signore, a metà febbraio dell’anno 1571.

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    00 07/08/2013 16:55
    CAP 15

    1. Per tutta la giornata di eri mi sono sentita in una profonda solitudine e, tranne il momento della comunione, nessun effetto soprannaturale è venuto a ricordarmi che era Pasqua. Ieri sera, mentre eravamo tutte insieme, fu cantata una canzoncina sul tormento di vivere lontano da Dio. Essendo già in preda alla sofferenza, il canto mi fece una tale impressione che le mani mi si cominciarono a intorpidire, malgrado ogni mia resistenza. Appena esco fuori di me per i rapimenti di gioia, così la mia anima è colta da sospensione anche per un eccesso di dolore e resta priva dei sensi. Io, fino ad oggi, non l’avevo capito; anzi, da alcuni giorni mi sembrava di non avere più quegli straordinari impeti d’una volta, e ora credo che ne sia causa quanto ho detto, ma non so se m’inganno. Prima il dolore non arrivava a farmi uscire fuori di me, anche se, intollerabile com’è, conservando io l’uso dei sensi, mi costringeva a emettere alte grida, senza che potessi dominarmi. Ora che è aumentato, è divenuto una vera trafittura, tale da farmi capire meglio quella di nostra Signora, mentre fino ad oggi – ripeto – non avevo mai saputo che cosa fosse una trafittura. Il mio corpo ne rimase così schiantato che ancor oggi mi costa molta fatica scrivere, perché ho le mani come slogate e doloranti.

    2. La signoria vostra, quando mi vedrà, mi dirà se può esistere quest’estasi di pena, e se io la sento come è o se m’inganno.

    3. Rimasi con questa pena fino a stamattina, allorché, mentre ero in orazione, ebbi un grande rapimento: mi sembrava che nostro Signore mi avesse condotto in spirito presso suo Padre e gli dicesse: «Colei che mi desti io te la do», e mi pareva che il Padre mi avvicinasse a sé. Questa non è visione immaginaria, ma un fatto assolutamente certo e di una delicatezza così spirituale da non potersi esprimere. Mi disse varie parole che non ricordo; alcune erano promessa di grazie. Mi tenne presso di sé un po’ di tempo.

    4. Poiché ieri la signoria vostra se n’è andato via così presto ed io vedo come ella sia troppo pieno di occupazioni perché io possa riceverne conforto, perfino quando è più necessario, sono rimasta per un po’ addolorata e triste. Vi contribuiva anche la solitudine di cui ho parlato. Siccome, d’altronde, mi sembra di non essere attaccata a nessuna creatura terrena, fui presa da un certo scrupolo, nel timore di cominciare a perdere questa libertà. Ciò avveniva ieri sera. E oggi nostro Signore ha risposto ai miei dubbi assicurandomi di non meravigliarmi, perché, come i mortali desiderano avere compagni con cui conversare dei loro piaceri materiali, così l’anima, quando c’è qualcuno che la intende, desidera comunicargli le sue gioie e le sue pene, rattristandosi se non ha con chi farlo. Aggiunse: «Egli ora segue la strada giusta e le sue opere mi sono gradite».
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    00 07/08/2013 16:55
    5. Siccome si trattenne con me un po’ di tempo, mi ricordai d’aver detto alla signoria vostra che tali visioni passano presto. Il Signore allora mi chiarì che c’era differenza tra questo tipo di visioni e quelle immaginarie, e che non possono esistere regole fisse nelle grazie di cui ci favorisce, perché a volte conviene che siano fatte in un modo, altre in un altro.

    6. Un giorno, dopo la comunione, mi parve assai chiaramente che nostro Signore si sedesse accanto a me e cominciasse a consolarmi con grandi manifestazioni di tenerezza, dicendomi fra l’altro: «Eccomi qui, figlia mia, sono io; porgimi le tue mani», e mi sembrava che me le prendesse e le avvicinasse al suo costato, aggiungendo: «Guarda le mie piaghe. Tu non sei senza di me. La vita passa rapidamente». Da alcune cose che mi disse capii che, dopo essere asceso al cielo, non è più disceso sulla terra per comunicarsi agli uomini se non nel santissimo Sacramento. Appena risorto si era mostrato a nostra Signora, perché aveva estremo bisogno di vederlo, essendo così sopraffatta e trafitta dal dolore che in un primo momento non riusciva a tornare in sé per godere di una tal gioia (da ciò mi resi conto della mia trafittura, ben diversa dalla sua, ma quale, dunque dovette essere quella della Vergine!), e aggiunse che era stato a lungo con lei, com’era necessario, per consolarla.
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    00 07/08/2013 16:56
    CAP 16



    1. Il martedì dopo l’Ascensione, trattenendomi un po’ a pregare dopo la comunione, fatta con difficoltà, perché ero così distratta da non poter fissare l’attenzione su nulla, mi lamentavo con il Signore della nostra misera natura. Man mano la mia anima cominciò a infiammarsi, sembrandomi di percepire chiaramente la totale presenza in me della santissima Trinità, per visione intellettuale. In essa, mediante una certa forma di rappresentazione, che era come un’immagine della verità, perché potessi comprendere nonostante l’ottusità del mio intelletto, la mia anima capì come Dio sia uno e trino. Mi sembrava, pertanto, che mi parlassero tutt’e tre queste Persone da me viste distintamente all’interno della mia anima, dicendomi che, a partire da quel giorno, avrei costatato in me un miglioramento nei riguardi di tre virtù di cui ciascuna di esse mi avrebbe favorito: la carità, la gioia nella sofferenza e l’ardore interno della carità stessa. Capii allora le parole del Signore, quando dice che le tre divine Persone abiteranno nell’anima in grazia, perché le vedevo dentro di me nel modo anzidetto.

    2. Mentre, in seguito, ringraziavo il Signore di un dono così eccelso, riconoscendomene indegna, domandai a Sua Maestà con profondo dolore perché, se mi doveva fare tante grazie, aveva lasciato di sostenermi con la sua mano, permettendomi di essere così colpevole che il giorno prima, al ricordo dei miei peccati, mi ero sentita in una grande afflizione. Vedevo chiaramente quanto, da parte sua, il Signore aveva fatto, dalla mia prima infanzia, per attirarmi a sé con mezzi assai efficaci e come di nessuno di essi avessi saputo approfittare. Ciò fu per me l’evidente dimostrazione dello smisurato amore che Dio ci attesta nel perdonarci tutto, quando noi vogliamo ritornare a lui; amore che si manifesta più verso di me che verso chiunque altro, per molte ragioni. La vista di quelle tre Persone, che pur erano un solo Dio, rimase così impressa, mi sembra, nella mia anima che, se continuasse, mi sarebbe impossibile con una tale divina compagnia, non stare sempre raccolta. Non c’è ragione di aggiungere qui altre cose accadute in questa circostanza né altre parole che mi furono dette.

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    00 07/08/2013 17:04
    CAP 17

    Poco prima di tale grazia, un giorno, mentre andavo a comunicarmi, e l’ostia, che non avevo ancora ricevuto, stava nel ciborio, vidi una specie di colomba che agitava le ali con rumore. Ne fui tanto sconvolta ed emozionata che, per comunicarmi, dovetti farmi violenza. Tutto ciò avveniva a San Giuseppe di Avila. Chi mi dava il santissimo Sacramento era il padre Francisco de Salcedo. Un altro giorno, mentre ascoltavo la Messa, vidi nell’ostia il Signore glorificato. Mi disse che il sacrificio di quel sacerdote gli era gradito.



    18



    La presenza delle tre Persone di cui ho parlato prima è rimasta nella mia anima fino ad oggi, che è il giorno della commemorazione di san Paolo, quasi costantemente. Abituata com’ero alla sola presenza di Gesù Cristo, mi sembrava sempre che la vista di tre Persone mi fosse di qualche impedimento, pur sapendo che sono un Dio solo. Oggi, mentre stavo pensando a questo, il Signore mi ha detto che mi sbagliavo nel figurarmi le cose dell’anima come quelle del corpo; dovevo capire ch’erano assai diverse e che l’anima ne poteva godere immensamente. Mi parve allora che ciò richiamasse l’immagine di una spugna, quando s’imbeve e s’impregna d’acqua: così la mia anima mi sembrava riempirsi di quella divinità e, in certo modo, godere delle tre Persone che aveva in sé. Udii anche queste parole: «Non cercare di chiudere me in te, ma cerca di chiudere te in me». E mi sembrava che dall’intimo dell’anima mia, dove stavano queste tre Persone e dove io le vedevo, esse si comunicassero a tutti gli esseri creati, nessuno escluso e senza separarsi da me.
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    00 07/08/2013 17:05
    C AP 19



    Pochi giorni dopo quello che ho detto, mentre domandavo se avessero ragione coloro che disapprovavano che io uscissi dal monastero per le fondazioni, e se non avrei fatto meglio ad attendere sempre all’orazione, udii queste parole: «Finché si vive, il profitto non sta nel cercare di godere maggiormente di me, ma nel fare la mia volontà». Mi sembrava che, siccome san Paolo parla del ritiro in cui devono vivere le donne – mi era stato ricordato poco tempo prima e io stessa l’avevo già udito – doveva essere questa la volontà di Dio a mio riguardo. Ma egli mi disse: «Fa’ sapere loro che non si attengano solo a una parte della Scrittura, ma che la guardino in tutto il suo insieme. O che forse mi potranno legare le mani?».



    20



    L’indomani dell’ottava della Visitazione, mentre in un romitorio del Monte Carmelo, stavo raccomandando a Dio un mio fratello, dissi al Signore, non so se soltanto nel mio pensiero: «Perché questo mio fratello deve stare in un luogo dov’è in pericolo la sua salvezza? Se io vedessi, Signore, un vostro fratello in questo pericolo, cosa non farei per porvi rimedio?». Mi sembrava che non avrei tralasciato di far nulla di quanto mi fosse possibile. Il Signore mi rispose: «Oh, figlia, figlia mia! Le religiose dell’Incarnazione sono mie sorelle, e tu indugi? Coraggio, dunque! Sappi che lo voglio io. Le difficoltà non sono, poi, così grandi come ti sembra. Non solo non ne scapiteranno gli altri monasteri, ma ne avranno vantaggio come quello dell’Incarnazione. Non opporre più resistenza, perché il mio potere è grande».
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    00 07/08/2013 17:06
    21



    Il desiderio e gli ardenti impeti di morte sono cessati, specialmente dalla festa della Maddalena, in cui mi determinai a vivere con entusiasmo, per servire molto il Signore. A volte, però, il desiderio di vederlo mi assale a tal punto che, pur sforzandomi di liberarmene, non ci riesco.



    22



    Una volta udii queste parole: «Verrà tempo che in questa chiesa si faranno molti miracoli e sarà chiamata la chiesa santa». Ciò avvenne a San Giuseppe di Avila, nel 1571.



    23



    Un giorno, mentre pensavo alle grandi penitenze praticate da donna Catalina de Cardona e a come io avrei potuto fare molto di più, seguendo i desideri di penitenza che a volte il Signore mi ispirava, se non ne fossi stata impedita dall’obbedienza ai miei confessori, mi chiedevo se non fosse meglio, d’allora in poi, non obbedir loro a questo riguardo. Ma il Signore mi disse: «Questo no, figlia mia; la via che segui è buona e sicura. Vedi tutte le penitenze praticate da quella persona? Ebbene, io preferisco la tua obbedienza».



    24



    Una volta, mentre ero in orazione, il Signore mi mostrò, per mezzo di una singolare visione intellettuale, lo stato di un’anima in grazia, insieme con la quale vidi la santissima Trinità, sempre mediante visione intellettuale, da cui veniva all’anima un potere che la poneva al di sopra di tutta la terra. Capii allora le parole del Cantico dei Cantici: Veniat dilectus meus in hortum suum et comedat. Mi mostrò anche lo stato di un’anima in peccato, del tutto impotente, simile a una persona strettamente legata e immobilizzata, con gli occhi bendati, così che, anche se vuole, non può vedere nulla, né camminare, né udire, immersa com’è in una profonda oscurità. Ebbi tanta pietà per le anime cadute in questo stato che, per liberarne una sola, qualunque tribolazione mi sembrerebbe leggera. Credo che nessuno che giungesse ad avere questa conoscenza come l’ho avuta io – e che si traduce male in parole – potrebbe indursi a perdere tanto bene e ad affondare in così gran male.
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    00 07/08/2013 17:36
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    1. La vigilia di san Sebastiano, il primo anno del mio priorato all’Incarnazione, nel momento in cui cominciava la Salve Regina, vidi la Madre di Dio, accompagnata da una grande moltitudine di angeli, scendere verso il seggio della priora, dov’è la statua di nostra Signora e collocarsi lì. A quanto mi sembra, allora non scorsi l’immagine, ma questa eccelsa Signora, che mi parve somigliare un po’ al quadro regalatomi dalla contessa; avvenne, però, molto rapidamente, per poterlo precisare, essendo subito entrata in una profonda sospensione. Mi sembrava di vedere angeli sopra la cornice dei seggi e sopra gli appoggiatoi degli stalli; non, però, in forma corporea, perché la visione era intellettuale. La Vergine rimase lì tutto il tempo della Salve Regina e mi disse: «Hai fatto bene a mettermi qui; così mi troverò presente alle lodi che saranno rese a mio Figlio, e gliele presenterò».

    2. Dopo questo, rimasi nell’orazione nella quale abitualmente la mia anima gode di stare con la santissima Trinità. Mi sembrava che la Persona del Padre mi avvicinasse a sé e mi rivolgesse parole molto dolci. Fra l’altro mi disse, a dimostrazione di quanto mi amasse: «Io ti ho dato mio Figlio, lo Spirito Santo e questa Vergine. E tu, che cosa puoi darmi?».



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    1. La domenica delle Palme, appena ricevuta la comunione, fui colta da una tale sospensione da non poter neppure inghiottire l’ostia. Tenendola ancora in bocca, mi parve proprio, tornata un po’ in me, che la mia bocca si fosse tutta riempita di sangue e che anche il viso e l’intera mia persona ne fossero ricoperti così abbondantemente come se il Signore avesse appena finito allora di versarlo. Mi sembrava che fosse caldo e la dolcezza che assaporavo in quel momento era straordinaria, allorché il Signore mi disse: «Figlia mia, voglio che il mio sangue ti giovi: non temere, pertanto, che ti manchi la mia misericordia. L’ho sparso fra atroci tormenti, e tu ne godi, come vedi, fra indicibili delizie; ti pago bene il banchetto che oggi mi prepari». Diceva così perché da più di trent’anni, in questo giorno, se potevo mi comunicavo e cercavo di preparare la mia anima ad ospitare il Signore, sembrandomi grande la crudeltà mostrata dagli ebrei quando, dopo avergli fatto così trionfale accoglienza, lasciarono che andasse a prendere ben lontano il suo pasto. Pertanto mi figuravo di trattenerlo con me, ma, come ora vedo, gli offrivo un ben misero alloggio; facevo, così, alcune ingenue considerazioni che il Signore doveva gradire, credo, perché questa è una delle visioni che ritengo più sicura e che mi ha molto giovato per la comunione.

    2. Prima di questa grazia ero stata, credo tre giorni, in preda a quel grande dolore che provo – ora più, ora meno – per essere lontana da Dio. Ma in quei giorni il dolore era stato così intenso che mi sembrava di non poterlo sopportare. Dopo aver molto sofferto, vidi che era tardi per fare una piccola cena. Né, d’altra parte, lo avrei potuto, ma siccome a causa dei miei vomiti mi viene una grande debolezza se non mi cibo di qualcosa un po’ prima, facendomi una grande forza, mi posi il pane davanti, per incoraggiarmi a mangiarlo. Allora mi si presentò subito Gesù Cristo, e mi sembrava che mi spezzasse un po’ di pane e me lo portasse alla bocca dicendomi: «Mangia, figlia mia, e resisti come puoi. Mi fa pena vederti soffrire, ma questo, ora, è quanto ti conviene». Scomparve ogni tormento e rimasi assai consolata, ritenendo che il Signore stesse realmente con me anche tutto il giorno seguente, e così il mio desiderio fu per allora soddisfatto. Notai la sua espressione «mi fa pena», perché ormai mi sembra che egli non possa sentire pena alcuna.
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    00 07/08/2013 17:36
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    «Di che ti affliggi, povera peccatrice? Non sono io il tuo Dio? Non vedi come lì io sia trattato male? Se mi ami, perché non ti affliggi per me?».



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    Sul timore di non essere in grazia: «Figlia mia, la luce è molto diversa dalle tenebre. Io sono fedele. Nessuno si perderà senza saperlo. S’ingannerà chi si ritenga sicuro a motivo delle consolazioni spirituali. La vera sicurezza sta nella testimonianza della buona coscienza, ma nessuno pensi di poter vivere nella luce con le sole sue forze, così come non potrebbe evitare il sopraggiungere della notte, perché la grazia è opera mia. Il mezzo migliore per trattenere la luce è capire che essa viene da me e che l’anima è del tutto impotente a tale riguardo. Infatti, anche se ne gode, basta che per un attimo io mi allontani, perché si faccia notte. La vera umiltà consiste, per l’anima, nel conoscere quello che essa può e quello che posso io. Ti raccomando di scrivere i consigli che ti do, per non dimenticarli. Se desideri avere per iscritto quelli degli uomini, perché pensi di perder tempo scrivendo quelli che ricevi da me? Verrà tempo che avrai bisogno sia degli uni, sia degli altri».
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    Coordin.
    00 07/08/2013 17:37
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    Su come mi si fece comprendere come sia l’unione:

    1. «Non pensare, figlia mia, che l’unione consista nell’essere congiunti strettamente a me, perché congiunti a me sono anche, loro malgrado, quelli che mi offendono. Non consiste nemmeno nei doni e nelle gioie dell’orazione, anche se siano di ben alto grado e provengano da me. Spesso sono mezzi di cui mi servo per attirare le anime che non sono in grazia». Mentre ascoltavo queste parole il mio spirito era in una grande elevazione. Il Signore mi fece capire cosa sia lo spirito, quale fosse allora la condizione della mia anima e come debbano intendersi le parole del Magnificat: Exultavit spiritus meus. Ma ora non lo saprei dire; mi fu spiegato – mi sembra – come lo spirito sia la parte superiore della volontà.

    2. Ritornando all’unione, capii che consiste nell’avere lo spirito puro e molto al di sopra di tutte le cose terrene. Libero da ogni tendenza contraria alla volontà di Dio, è così conforme ad essa da formare con lui un solo spirito e un solo volere, distaccato da tutto, occupato solo di Dio, tanto da non avere più il ricordo dell’amore di sé né di alcuna cosa creata.

    3. Ho pensato che, se tale è lo stato dell’unione, possiamo ben dire che un’anima, la quale mantenga questa determinazione, si trova sempre nell’orazione di unione, ma è pur vero che l’orazione di unione non dura che ben poco tempo. Mi è venuto allora in mente che forse tale unione sussisterà per quanto riguarda camminare rettamente, acquistare meriti e progredire nel bene, ma non si può di re che l’anima, ciò facendo, sia così unita a Dio come durante la contemplazione. M’è sembrato infatti di capire, anche senza l’aiuto di parole, che la polvere sollevata dalla nostra miseria, dagli errori e dagli ostacoli in cui torniamo a impelagarci, è così fitta che non sarebbe possibile mantenere quella purezza in cui si trova lo spirito quando si unisce a Dio e si libra ormai fuori e al di sopra della nostra misera natura. Credo, pertanto, che se l’unione consiste nel fare del nostro spirito e della nostra volontà una cosa sola con quella di Dio, sia impossibile che anime le quali non si trovino in stato di grazia l’abbiano, mentre mi avevano detto il contrario. Mi sembra così assai difficile capire, senza l’intervento di una speciale grazia di Dio, quando l’unione esista, visto che non si può sapere se siamo o no in stato di grazia.

    4. La signoria vostra mi scriva il suo parere, mi dica in cosa sbaglio e poi mi rimandi questo scritto.
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    00 07/08/2013 17:37
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    Avendo letto in un libro che tenere immagini di ricercata bellezza è indice d’imperfezione, volevo disfarmi di una che avevo in cella. Anche prima di leggere questo mi sembrava che la povertà imponesse di non averne alcuna, se non di carta, ma dopo tale lettura, fatta uno di questi giorni, non avrei ormai più voluto averne altre che così. E, mentre ero ben lontana dal pensarvi, udii dirmi che non era, la mia, buona mortificazione e, insieme, chiedermi se fosse migliore la povertà o la carità: poiché l’amore era quanto vi fosse di meglio, non dovevo privarmi né privare le mie consorelle di nulla che potesse ravvivarlo nei nostri cuori; il libro si riferiva ai molti ornamenti e abbellimenti delle immagini, non alle immagini stesse; l’astuzia del demonio, riguardo ai luterani, era proprio di toglier loro i mezzi utili a stimolarne la pietà, e così andavano incontro alla loro rovina. «I miei cristiani, figlia mia», mi fu detto, «ora più che mai devono fare il contrario di quanto fanno». Capii che ero molto obbligata a servire nostra Signora e san Giuseppe, perché spesso, quand’ero già sulla strada di perdermi del tutto, Dio mi restituiva la salvezza a causa delle loro preghiere.



    31



    Nell’ottava della Pentecoste il Signore mi fece una grazia e mi diede la speranza che questa casa avrebbe fatto progressi; voglio dire le monache che ne fanno parte.



    32



    Nella festa della Maddalena il Signore mi confermò di nuovo una grazia che mi aveva concesso a Toledo, scegliendomi, nell’assenza di una persona, a prenderne il posto.



    33



    1. Il giorno dopo san Matteo, mentre ero in quello stato ormai abituale da quando ho avuto la visione della santissima Trinità e di come essa stia nell’anima in grazia, questa verità mi apparve assai chiaramente, cioè in modo che mediante certe rappresentazioni e comparazioni ne ebbi conoscenza con una visione immaginaria. Anche se altre volte la santissima Trinità mi si era manifestata in visione intellettuale, passati pochi giorni, la verità rivelatami non mi era rimasta impressa come ora, in modo da potervi fissare il pensiero e trarne motivo di consolazione. Mi rendo conto adesso della sua identità con la verità di cui mi è stato parlato dai dotti, ma non l’avevo mai capito come ora, anche se vi ho sempre creduto senza alcuna esitazione, perché in materia di fede non ho mai avuto tentazioni.

    2. Noi che siamo ignoranti immaginiamo le tre Persone della santissima Trinità in una sola – come le vediamo dipinte –, cioè a guisa di un corpo con tre volti, e questo ci spaventa tanto che ci sembra una cosa impossibile. Nessuno riesce a fermarvi il pensiero perché l’intelletto si turba e teme di rimanere in dubbio su questa verità, il che fa perdere grandi vantaggi.

    3. Ciò che mi è apparso sono tre Persone distinte che si possono vedere e con le quali si può parlare separatamente. Ho riflettuto in seguito che solo il Figlio ha preso carne umana, verità resa evidente da tale distinzione. Queste Persone si conoscono, si amano e comunicano fra loro. Ma se ognuna sta a sé, come facciamo a dire che tutt’e tre sono una sola essenza, credendolo fermamente, ed è, di fatto, una verità assoluta per la quale affronterei mille morti? In tutt’e tre le Persone non c’è che un solo volere, un solo potere, una sola sovranità, così che ciascuna non può nulla senza le altre, e non esiste che un solo Creatore di tutto quello che è stato creato. Potrebbe il Figlio creare una formica senza il Padre? No, perché hanno lo stesso potere, e altrettanto è dello Spirito santo; così non c’è che un solo Dio onnipotente, e tutt’e tre le Persone formano una sola Maestà. Qualcuno potrebbe amare il Padre senza amare il Figlio e lo Spirito santo? No; chi onora una di queste tre Persone, onora tutt’e tre, e chi ne offende una, le offende tutte. Il Padre potrebbe stare senza il Figlio e senza lo Spirito santo? No, perché hanno una sola essenza, e dove si trova una di tali Persone, si trovano tutt’e tre, non potendosi separare. Allora, come avviene che vediamo tre Persone distinte, e come ha potuto prendere carne umana solo il Figlio e non il Padre e lo Spirito santo? Questo io non sono riuscita a capirlo, ma i teologi lo sanno. Quel che so è che tutt’e tre le Persone erano presenti in quell’opera meravigliosa e non mi soffermo molto a pensare al resto. Il mio pensiero arriva subito alla conclusione che Dio è onnipotente, che ha potuto fare quel che ha voluto e che potrà sempre fare quel che vorrà. Quanto meno capisco tali cose, tanto più vi credo e tanto maggiore è la devozione che m’ispirano. Sia Dio per sempre benedetto! Amen.
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    00 07/08/2013 17:38
    34



    Se non avessi ricevuto da nostro Signore le grazie di cui mi ha favorita, non credo che avrei avuto il coraggio d’intraprendere le opere che si sono fatte né la forza di sopportare tutte le prove, i contrasti e le critiche che si sono sofferti. Fu così che, cominciate le fondazioni, mi scomparvero i timori che prima avevo di essere ingannata, ed acquistai la certezza che era Dio ad agire nella mia anima. Con questa convinzione mi avventuravo in imprese assai difficili, pur ascoltando sempre i consigli che mi venivano dati e osservando l’obbedienza. Da ciò comprendo che nostro Signore, volendo dare inizio alla riforma di quest’Ordine e, per sua misericordia, servirsi di me a tal fine, dovette supplire a quanto mi mancava, che era tutto, affinché l’opera si realizzasse e meglio apparisse la sua grandezza in una creatura così vile.



    35



    Mentre ero nel monastero dell’Incarnazione, il secondo anno del mio priorato, durante l’ottava di san Martino, nel momento in cui stavo per comunicarmi, il padre fra Giovanni della Croce, che mi dava il santissimo Sacramento, divise l’ostia per farne parte a una consorella. Pensai che non lo facesse per mancanza di particole ma per mortificarmi, perché gli avevo detto che mi piacevano molto le ostie grandi, pur sapendo che ciò non ha importanza, dal momento che il Signore è tutto intero anche in un minimo frammento. Ed ecco che Sua Maestà mi disse: «Non temere, figlia mia, che alcuno possa esser causa di separarti da me», facendomi così intendere che la cosa era priva d’importanza. Mi apparve allora mediante visione immaginaria, come altre volte, nel più intimo dell’anima, e, porgendomi la mano destra, mi disse: «Guarda questo chiodo: è il segno che da oggi in poi sarai mia sposa. Fino a questo momento non l’avevi meritato; d’ora in avanti avrai cura del mio onore, non solo perché sono il tuo Creatore, il tuo Re e il tuo Dio, ma anche perché tu sei la mia vera sposa: il mio onore è ormai il tuo, e il tuo mio». L’effetto di questa grazia fu così grande che non riuscivo a stare in me; rimasi come un’insensata e pregai il Signore o d’ingrandire la mia piccolezza o di non farmi più grazie così eccelse, perché mi sembrava proprio che la mia natura non potesse sopportarle. Passai il resto del giorno profondamente assorta. In seguito ho sentito di averne tratto un grande beneficio, e si sono accresciuti la mia confusione e il mio dolore nel costatare che non ricambio in nulla così grandi favori.
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    00 07/08/2013 17:38
    36



    1. Un altro giorno il Signore mi disse: «Credi forse, figlia mia, che il merito stia nel godere? Sta solo, invece, nell’operare, nel patire e nell’amare. Non avrai certo sentito dire che san Paolo abbia goduto più d’una volta delle gioie celesti mentre molte volte ha dovuto soffrire, e vedi come la mia stessa vita sia piena di patimenti; saprai che la mia gioia fu solo quella del monte Tabor. Non pensare, quando vedi mia Madre tenermi fra le braccia, che ella godesse delle sue gioie senza grave tormento. Da quando ebbe udite le parole di Simeone, mio Padre la illuminò chiaramente su quanto avrei patito. I grandi santi che vissero nei deserti, guidati da Dio, praticavano dure penitenze, oltre a sostenere grandi battaglie con il demonio e contro se stessi, e restavano molto tempo senza alcuna consolazione spirituale. Credimi, figlia mia, sono proprio quelli più amati da mio Padre coloro ai quali egli invia maggiori tribolazioni; e queste, pertanto, sono commisurate al suo amore. In cosa ti posso dimostrare il mio più che nel volere per te quello che ho voluto per me? Guarda queste piaghe e vedrai che i tuoi dolori non sono mai arrivati a tanto. Ecco il cammino della verità. Quando te ne sarai convinta, mi aiuterai a piangere sulla perdizione che minaccia la gente del mondo: i loro desideri, le cure, i pensieri sono tutti volti a ottenere lo scopo contrario».

    2. Quando cominciai l’orazione, avevo un così forte mal di testa, che mi sembrava impossibile farla. Il Signore mi disse: «Da qui vedrai il premio della sofferenza. Poiché tu non eri in condizioni fisiche di parlare con me, sono venuto io a parlare con te e a dimostrarti il mio affetto». Rimasi, infatti – non v’è dubbio –, circa un’ora e mezzo in questo raccoglimento durante il quale egli mi disse le parole che ho riferito ed altre ancora. Non mi distraevo né sapevo dove fossi, inondata com’ero di una gioia così intensa che mi è impossibile descrivere. Con grande meraviglia, il mal di testa scomparve e mi rimase un grande desiderio di patire. È vero che il Signore non ha avuto altra gioia nella sua vita, tranne quell’unica volta, e così san Paolo, per lo meno io non ho mai sentito di re altrimenti. Egli mi disse anche di tener bene in mente le parole da lui rivolte ai suoi apostoli, che un servo non è più grande del suo padrone.



    37



    Vidi una gran tempesta di tribolazioni: come i figli d’Israele furono perseguitati dagli egiziani, così dovevamo essere perseguitati noi, ma Dio ci avrebbe fatto passare il mare a piedi asciutti e i nostri nemici sarebbero stati travolti dalle onde.
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    00 07/08/2013 17:39
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    Un giorno, mentre stavo nel monastero di Beas, nostro Signore mi disse che, essendo sua sposa, potevo chiedergli quel che volevo, promettendomi di esaudire tutte le mie preghiere. In pegno mi diede un magnifico anello, con una pietra che sembrava ametista, ma il cui splendore era assai diverso da quello delle pietre di quaggiù, e me lo pose al dito. Scrivo questo a mia vergogna, vedendo, da un lato, la bontà di Dio e, dall’altro, la mia indegna vita a causa della quale avrei meritato di stare nell’inferno. Ahimè, figlie mie, ve ne prego, raccomandatemi a Dio e siate devote di san Giuseppe, che può molto. Scrivo questa sciocchezza…



    39



    1. Un giorno di Pentecoste, una persona, ricordatasi, mentre si trovava ad Ecija, di un’insigne grazia ricevuta da nostro Signore una vigilia di questa festa, e desiderando fare per lui qualcosa di straordinario, ritenne che sarebbe stato opportuno promettere di non nascondere, a partire da quel momento e per tutta la sua vita, la benché minima cosa, in fatto di mancanze o di peccati di cui fosse colpevole, a un confessore che le faceva le veci di Dio, impegno al quale non si è tenuti con gli altri superiori. Benché questa persona avesse già fatto voto di obbedienza, tale promessa le sembrava qualcosa di più. Infatti, si obbligava anche a fare tutto ciò che egli le ordinasse, purché non fosse contrario all’obbedienza a cui era già impegnata, s’intende in cose gravi. E quantunque all’inizio la promessa le riuscisse un po’ dura, la mantenne.

    2. Il primo motivo che la indusse a prendere questa decisione fu la consapevolezza di fare qualcosa in onore dello Spirito santo; il secondo, il fatto di reputare la persona da lei scelta per confessore così gran servo di Dio e buon teologo, che avrebbe dato luce alla sua anima e aiuti per meglio servire nostro Signore. Di questo il confessore non seppe nulla fino a pochi giorni dopo che la promessa era stata fatta. Egli è il padre fra Girolamo Graziano della Madre di Dio.

    Sono cose di coscienza.
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    00 07/08/2013 17:40
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    È cosa che riguarda la mia anima e la mia coscienza. Nessuno la legga, anche se muoio, ma si dia al padre maestro Graziano.

    1. Nel mese di aprile del 1575, quando mi occupavo della fondazione di Beas, capitò lì il maestro fra Girolamo Graziano della Madre di Dio, dal quale mi confessai qualche volta, pur senza assegnargli il posto che avevano avuto altri confessori, così da lasciarmi guidare in tutto da lui. Un giorno, mentre stavo mangiando, senza alcun raccoglimento interiore, la mia anima cominciò ad esser colta da una sospensione e da un raccoglimento tali che pensai all’imminenza di un rapimento; ed ecco, infatti, la visione seguente presentarmisi con la consueta rapidità, ch’è quella del lampo.

    2. Mi sembrò di vedere vicino a me nostro Signore Gesù Cristo, nella forma in cui Sua Maestà suole apparirmi: alla sua destra stava appunto il maestro Graziano ed io alla sinistra. Il Signore prese la sua mano destra e la mia, le unì insieme e mi disse di volere che io prendessi questo padre al suo posto finché avessi vita e che ci mettessimo d’accordo in tutto, perché così conveniva.

    3. Mi sentii talmente certa della provenienza divina di questa visione che, pur essendomi di grande ostacolo il pensiero dei due confessori che avevo avuto per molto tempo, di cui avevo seguito i consigli e ai quali dovevo molto (specialmente il pensiero di uno mi era di particolare impedimento, sembrandomi di recargli offesa, a causa del grande rispetto e del grande amore che nutrivo per lui), rimasi convinta che quella decisione mi convenisse. Ne trassi subito un certo senso di sollievo, giacché finivo – a quanto mi pareva – di andare da un luogo all’altro, come facevo, ascoltando persone di diversi pareri, alcune delle quali mi causavano molta sofferenza per il fatto di non capirmi, anche se per questo non abbia mai lasciato nessun confessore – persuasa com’ero che la colpa fosse mia – fino a che o non andava via da quel luogo lui, oppure io. Il Signore tornò due volte a dirmi, con parole diverse, di non temere, essendo tale la sua volontà. Pertanto decisi di obbedire e proposi in cuor mio di procedere per tutta la vita sotto la guida di questo padre, seguendo in ogni cosa i suoi consigli, purché non fossero apertamente contrari alla legge di Dio. Ma questo, sono certa, non avverrà mai, perché credo che egli abbia lo stesso mio proposito di osservare la maggior perfezione possibile, secondo quanto ho capito da certe cose.

    4. Rimasi con una pace e una consolazione così grandi da esserne profondamente stupita ed avere in ciò la dimostrazione della volontà del Signore, perché non credo che il demonio potrebbe dare all’anima tanta pace e tanto conforto. Mi sembra di esser rimasta fuori di me, in virtù di qualcosa che non so dire, ma per la quale, ogni volta che ci penso, rendo lode a nostro Signore. Ricordo quel versetto che dice: Qui posuit fines suos in pace, e vorrei consumarmi nelle lodi di Dio. Credo che questo sarà a gloria sua, pertanto torno a rinnovare il proposito di non cambiare più.

    5. Dopo che ebbi preso questa decisione, il secondo giorno di Pentecoste, mentre mi recavo a Siviglia, ascoltammo la Messa in un romitorio di Ecija, dove restammo a passare la siesta. Durante la permanenza delle mie compagne nel romitorio, trovandomi sola in una sacrestia che era lì, cominciai a pensare alla straordinaria grazia che lo Spirito santo mi aveva fatto una vigilia di Pentecoste e mi venne un vivo desiderio di rendergli qualche servizio speciale. Ma non trovai nulla che non avessi già fatto. Pensai allora che il voto di obbedienza già pronunciato poteva adempiersi con maggior perfezione e mi parve che lo Spirito santo avrebbe gradito che m’impegnassi formalmente alla promessa di obbedienza che mi ero già proposta di osservare riguardo al padre fra Girolamo. Da una parte mi sembrava, con ciò, di non far nulla, dall’altra mi appariva come una cosa ben dura, considerando che ai superiori non si scopre il nostro intimo; che, alla fin fine, essi cambiano e che, quando non ci si trova bene con uno, ne viene un altro, ma fare questo era rimanere tutta la vita senza alcuna libertà interna ed esterna. E tale considerazione mi spingeva un po’, anzi molto, a non farlo.
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    00 07/08/2013 17:41
    6. Ma proprio questa resistenza della mia volontà mi fu causa di vergogna, sembrandomi che ci fosse già qualcosa che non facevo per Dio, pur essendomene data l’occasione, ciò che ho sempre cercato di evitare. È certo che tale angustia fu così assillante che io non credo di aver fatto mai nulla nella mia vita, fuorché nel momento in cui lasciai la casa di mio padre per diventare monaca, che mi sia costato tanto, nemmeno la mia professione. E ne fu causa il non tener presente il mi amore per lui né le sue virtù, ma il considerarlo allora come un estraneo e chiedermi solo se sarebbe stato bene fare tale voto per lo Spirito santo. Credo che la mia indecisione dipendesse dal dubbio che esso fosse o no servizio di Dio.

    7. Ma dopo un po’ di lotta il Signore mi diede una gran fiducia; mi sembrava, facendo quella promessa per lo Spirito santo, che il divino Spirito restasse obbligato a illuminare il padre, mio confessore, perché illuminasse me. Ricordai anche che me lo aveva dato per guida lo stesso nostro Signore Gesù Cristo, e subito m’inginocchiai e promisi di fare per tutta la vita quanto egli mi dicesse, purché non fosse contro Dio né contro i superiori ai quali dovevo obbedienza. A scanso di scrupoli, ebbi l’avvertenza di impegnarmi solo per cose gravi, non per sciocchezze in cui, senza volerlo, si trascura di obbedire, come ad esempio, se, di fronte a una mia insistenza, mi avesse ordinato di non parlargli più di quell’argomento, o qualora si trattasse di piccole cose riguardanti il mio vantaggio o il suo. Promisi di non nascondergli coscientemente nulla delle mie mancanze e dei miei peccati, il che, inoltre, è più di quel che si fa con i superiori; infine, di considerarlo al posto di Dio, sia per cose interiori, sia esteriori.

    8. Non so se con questo impegno abbia acquistato meriti, ma a me sembrava di aver fatto molto per lo Spirito santo, per lo meno tutto quello che potevo fare; pertanto rimasi profondamente soddisfatta e serena, e lo sono sempre stata d’allora in poi. Mentre credevo di sentirmi più oppressa, mi ritrovo con maggior libertà e con una grande fiducia che nostro Signore concederà a questo padre nuove grazie, per il servizio che gli ho reso, affinché me ne tocchi una parte ed egli mi dia luce in tutto. Sia benedetto il Signore che ha creato un tale essere capace di soddisfarmi tanto da farmi osare di prendere questo impegno!
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    00 07/08/2013 17:41
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    Il giorno della Maddalena pensavo alla profonda amicizia da cui sono legata a nostro Signore, in base alle parole che egli mi ha detto su questa santa, e mi sentivo animata da ardenti desideri d’imitarla. Allora il Signore mi concesse una grande grazia e mi disse di farmi coraggio per il futuro, perché avrei dovuto servirlo ben più di prima. Mi ispirò, così , il desiderio di non morire tanto presto, affinché potessi avere il tempo di dedicarmi a ciò, e rimasi con una ferma risoluzione di patire.



    43



    Un giorno, mentre – profondamente raccolta – stavo raccomandando Eliseo a Dio, sentii dirmi: «È il mio vero figlio; non mancherò di aiutarlo», o qualcosa di simile, perché non me ne ricordo bene.


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    00 07/08/2013 17:42
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    1. La vigilia di san Lorenzo, dopo la comunione, mi sentivo così distratta e turbata, da non riuscire a venir fuori da questo stato. Cominciai a invidiare coloro che stanno nei deserti, sembrandomi che, non vedendo né sentendo nulla, fossero liberi da tali distrazioni. Udii allora dirmi: «T’inganni molto, figlia mia, perché, anzi, le tentazioni del demonio lì sono più forti che altrove. Abbi pazienza: finché si vive queste son cose inevitabili».

    2. In quel mentre fui colta tutt’a un tratto da un rapimento accompagnato da così grande luce interiore che mi sembrava di stare in un altro mondo. Il mio spirito si trovò, all’interno di se stesso, in un boschetto o in un giardino molto delizioso, tanto che mi fece ricordare ciò che si legge nel Cantico dei Cantici: Veniat dilectus meus in hortum suum. Lì vidi il mio Eliseo, non certo minimamente scuro nell’aspetto, ma di una rara bellezza. Aveva in capo una specie di ghirlanda tutta di pietre preziose e molte fanciulle camminavano davanti a lui tenendo ramoscelli in mano e cantando a Dio cantici di lode. Io non facevo che aprire gli occhi per cercare di distrarmi, ma non riuscivo a distogliere la mia attenzione da lì. Mi sembrava che vi fosse una musica di uccelletti e d’angeli di cui, anche se le mie orecchie non l’udivano, la mia anima godeva, tutta immersa in quel diletto. Notavo come non vi fosse nessun altro uomo. Mi fu detto: «Questi ha meritato di stare fra voi e tutta la festa che vedi avrà luogo il giorno che egli la istituirà in onore di mia Madre; affrettati, se vuoi arrivare dove egli sta».

    3. Tale visione durò più di un’ora e mezzo, con una grande gioia dentro, senza che potessi distrarmi, a differenza delle altre visioni. Ciò che ne ricavai fu un più intenso amore per Eliseo e l’averlo più presente in quella bellezza. Ho avuto timore che fosse tentazione perché, quanto a immaginazione, non era possibile.
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    00 07/08/2013 17:42
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    Una volta capii come il Signore sia in tutte le cose, particolarmente nell’anima, e mi venne in mente il paragone di una spugna che s’imbeve d’acqua.



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    Essendo arrivati i miei fratelli e dovendo io molto a uno di essi, non trascurai di stare con lui e di occuparmi di quel che poteva giovare alla sua anima e alla sua sistemazione. Poiché tutto ciò mi procurava molta stanchezza e afflizione, mentre offrivo tali prove al Signore, sembrandomi di fare una cosa a cui ero tenuta, mi ricordai delle nostre Costituzioni che dicono di stare lontane dai parenti. Mi chiesi, allora, se fossi obbligata a rompere quei rapporti, allorché il Signore mi disse: «No, figlia mia. Le vostre regole non hanno altro scopo se non d’insegnarvi a vivere secondo la mia legge». In realtà, l’intento delle Costituzioni è d’impedire che ci si attacchi troppo ai parenti; quanto a me, il trattare con loro non fa che stancarmi ed estenuarmi.



    47



    Il giorno di sant’Agostino, appena fatta la comunione, non saprei dire in che modo riuscii a capire e quasi a vedere (ma fu visione intellettuale e passò presto) come le tre Persone della santissima Trinità, che io porto impresse nell’anima, siano una cosa sola. Mi fu dato d’intenderlo per mezzo di una rappresentazione così straordinaria e di una luce così chiara che gli effetti sono stati ben diversi da quelli dati dalla sola fede. Da quel momento non posso pensare a nessuna delle tre Persone senza vedere subito che sono tre. Pertanto oggi stavo considerando perché, essendoci questa unità, si fosse incarnato solo il Figlio. Il Signore allora mi ha fatto comprendere come, pur essendo una cosa sola, esse siano distinte. Sono verità di una tale grandezza che l’anima torna a desiderare di liberarsi dall’ingombro del corpo che le impedisce di goderne. Sebbene sembri inaccessibile alla nostra miseria la comprensione di esse, resta all’anima, per rapida che ne sia la percezione, senza sapere come, un profitto incomparabilmente maggiore di quello che potrebbe trarre da molti anni di meditazione.
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    00 07/08/2013 17:42
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    Il giorno della Natività della Vergine mi è di particolare gioia. Quando giunge tale ricorrenza, mi sembra che farei bene a rinnovare i voti. E una volta, mentre mi disponevo appunto a farlo, mi apparve la Vergine in visione illuminativa e mi sembrò di rinnovare i voti nelle sue mani e di farle, con ciò, cosa gradita. Questa visione durò alcuni giorni; la Vergine stava accanto a me, al lato sinistro.



    49



    Un giorno, appena fatta la comunione, mi sembrò proprio che la mia anima diventasse una cosa sola con il corpo sacratissimo del Signore, la cui presenza mi fu manifesta e operò in me grandi effetti con notevole profitto.



    50



    Una volta stavo pensando se non mi avrebbero comandato di recarmi a riformare un certo monastero, il che mi faceva dispiacere. E udii dirmi: «Di che temete? Cos’altro potete perdere se non la vita che tante volte mi avete offerto? Io vi aiuterò». Ciò avvenne in un’occasione che servì a dissipare totalmente i miei dubbi.



    51



    Un giorno in cui mi ero intrattenuta con una persona che aveva rinunciato a molti beni per il Signore, ricordandomi di come io non avessi mai lasciato nulla per lui né lo avessi servito in alcunché come avrei dovuto, e considerando le molte grazie di cui egli ha favorito la mia anima, cominciai ad affliggermi profondamente. Allora il Signore mi disse: «Tu conosci ormai il vincolo nuziale che esiste fra te e me; in virtù di esso, ciò che io possiedo è tuo, pertanto ti do tutte le tribolazioni e tutti i dolori che ho sofferti, in nome dei quali puoi pregare mio Padre come se fossero tuoi». Pur avendo già sentito dire che siamo partecipi delle sofferenze di nostro Signore, allora lo compresi in modo così diverso che mi sembrò di essere rimasta in possesso di un bene immenso; mi è impossibile dare qui un’idea dell’amore con cui il Signore mi fece questa grazia. Mi sembrò che il Padre vi acconsentisse e, da allora, considero in modo assai diverso i patimenti del Signore: cioè come cosa mia, ed è per me una grande consolazione.
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    00 07/08/2013 17:43
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    Un giorno, desiderando fare qualcosa in onore di nostro Signore, pensai che potevo servirlo ben miseramente e dissi fra me: «Perché, Signore, volete le mie opere?». Egli mi rispose: «Per vedere la tua volontà, figlia mia».



    53



    Una volta il Signore m’illuminò circa qualcosa che fui felice di comprendere, ma poi, di lì a poco, me ne dimenticai a tal punto che non sono più riuscita a ricordarmi di che si trattasse. E mentre cercavo di richiamarlo alla mente, sentii dirmi: «Sai bene che a volte ti parlo; non tralasciare di scrivere quello che ti dico, perché se anche non gioverà a te, potrà giovare ad altri». Mi venne fatto allora di pensare se, a causa dei miei peccati, non dovessi essere utile agli altri e perdermi io. Ma il Signore mi disse: «Non temere».



    54



    Una volta me ne stavo profondamente raccolta con la compagnia che porto sempre nell’anima, e mi parve tale la presenza di Dio in essa, che mi ricordai di quando san Pietro disse: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, perché realmente Dio mi stava vivo nell’anima. Questa presenza non è come in altre visioni; essa rafforza la fede in modo tale da non poter dubitare che la Trinità non sia nelle nostre anime per presenza, potenza ed essenza: verità di grandissimo vantaggio per chi la comprende. Siccome ero costernata nel vedere tale augusta Maestà in cosa tanto vile com’è l’anima mia, udii dirmi: «Non è vile, figlia mia, perché è fatta a mia immagine». Capii anche alcune delle ragioni per cui Dio si compiace delle nostre anime più che delle altre creature, ma sono ragioni così sottili che, benché l’intelletto le abbia subito comprese, non saprei raccontarle.


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    00 07/08/2013 17:43
    55



    La grande pena in cui ero per la malattia del nostro padre non mi dava pace, e un giorno in cui supplicavo caldamente il Signore, dopo la comunione, di non privarmi del padre che egli stesso mi aveva dato, mi disse: «Non temere».



    56



    Una volta, mentre godevo della presenza delle tre divine Persone che porto nell’anima, la luce in cui le vedevo era così intensa da non potermi far dubitare che in me si trovasse Dio vivo e vero; mi furono allora fatte intendere cose che adesso non saprei dire, fra le quali come avesse preso carne umana la Persona del Figlio e non le altre. Ripeto che non saprei spiegare nulla di questo. Alcune cose si manifestano all’anima così segretamente che l’intelletto sembra percepirle come una persona addormentata o semisveglia ha l’impressione di udire quel che le si dice. Stavo riflettendo su quanto sia dura la vita che ci priva dello stare sempre in quella meravigliosa compagnia, e dissi fra me: «Signore, datemi qualche rimedio perché io possa sopportare questa vita». Mi fu risposto: «Pensa, figlia mia, che dopo morta non potrai più fare, per servirmi, quello che fai ora. Mangia per me, dormi per me e tutto ciò che farai, fallo per me, come se non lo vivessi più tu, ma io. È quello che diceva san Paolo».
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    00 07/08/2013 17:44
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    Una volta, dopo la comunione, mi fu dato d’intendere come questo santissimo corpo di Cristo sia ricevuto da suo Padre all’interno della nostra anima. Allo stesso modo in cui avevo visto e compreso come le tre divine Persone stiano dentro di noi, vidi quanto sia gradita al Padre quest’offerta di suo Figlio, perché gli si offre la possibilità di trovare in lui, per così dire, le sue delizie e le sue compiacenze sulla terra. Infatti, non è la sua Umanità a stare con noi, nell’anima, ma solo la Divinità; anche per questo l’offerta gli è così cara e gradita e ci procura così immensi favori. Compresi inoltre che egli accoglie questo sacrificio anche se il sacerdote è in peccato, salvo che alla sua anima non si comunicano i favori celesti come a coloro che sono in stato di grazia. E ciò non perché queste influenze sacramentali perdano di forza, dipendendo dalla compiacenza con cui il Padre accetta il sacrificio, ma per difetto di chi riceve il sacramento; allo stesso modo in cui non dipende dal sole se i suoi raggi, quando cadono su un pezzo di pece, non risplendono come quando battono sul cristallo. Se ora mi dovessi spiegare, mi farei meglio comprendere. Sono cose, queste, importanti, perché ci sono grandi misteri nel nostro intimo al momento della comunione. Peccato che questo nostro corpo non ci permetta di goderne!
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    00 07/08/2013 17:44
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    1. Nell’ottava d’Ognissanti ho avuto due o tre giorni assai penosi per il ricordo dei miei gravi peccati e per la paura di persecuzioni, il cui unico fondamento stava nelle calunnie dalle quali ero minacciata, e pertanto tutto il coraggio che mi è abituale quando si tratta di soffrire per Dio mi veniva meno. Benché cercassi di rianimarmi e di compiere atti virtuosi, consapevole dei grandi vantaggi che la mia anima ne avrebbe tratto, mi serviva a poco: la paura non mi lasciava ed era una lotta ardua. Trovai per caso una lettera del mio buon padre in cui mi ricordava come san Paolo dice che Dio non permette di farci tentare al di là delle nostre forze. Ciò mi diede un grande sollievo, ma non bastava a tranquillizzarmi del tutto. Anzi, il giorno dopo provai una grande angoscia nel vedermi priva di lui, poiché non avevo nessuno a cui far ricorso in questa tribolazione e mi sembrava di vivere in un completo isolamento. Aggravava inoltre la mia pena la costatazione che nessuno fuorché lui potesse consolarmi e che egli doveva stare continuamente lontano, ragion per cui soffrivo immensamente.

    2. L’indomani sera lessi in un libro un’altra espressione di san Paolo e cominciai a provare un po’ di conforto. In quel momento ricordai fino a qual punto avessi avuto presente in me tempo prima nostro Signore, con tale evidenza che mi sembrava proprio il Dio vivo. Mentre pensavo a questo, egli mi apparve nella parte più intima di me stessa, dal lato del cuore, in visione intellettuale e mi disse: «Sono qui, ma voglio che tu veda il poco di cui sei capace senza di me».

    3. Subito mi sentii sicura e sparirono tutti i miei timori. La sera stessa, a Mattutino, il Signore, mediante una visione intellettuale così viva che sembrava quasi immaginaria, si pose fra le mie braccia, allo stesso modo in cui viene dipinto nel «Quinto dolore». Tale visione mi destò un grande timore perché era così chiara e così vicina da farmi chiedere se non fosse un’illusione. Il Signore mi disse: «Non ti meravigliare di questo, perché mio Padre è unito alla tua anima mediante un’unione incomparabilmente più grande». Questa visione mi è rimasta presente fino ad oggi. Quella di nostro Signore, di cui ho parlato prima, mi è durata più d’un mese. Ora è cessata.

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    00 07/08/2013 17:45
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    1. Una sera ero molto afflitta poiché non avevo da molto tempo notizie del padre mio, che nell’ultima sua lettera mi aveva confidato che non stava molto bene. Questa mia pena, però, non era così viva come quella provata al principio del suo male, perché avevo riacquistato fiducia e non ne ho mai più sofferto in quel grado. La preoccupazione mi impediva di fare orazione, ma all’improvviso mi parve di vedere nel mio intimo, e in modo che non poteva essere un’immaginazione, una luce. Scorsi, allora, il padre venire per la strada tutto allegro e con volto risplendente. Non c’è dubbio che a rendere il suo viso luminoso era la luce che io vedevo, perché mi sembra che sia così di tutti in cielo, e mi sono chiesta se questo chiarore non provenga dallo splendore e dalla luce che emana da nostro Signore. Udii allora dirmi: «Digli che cominci subito e senza paura, perché la vittoria è sua».

    2. Un giorno, dopo l’arrivo del padre, mentre lodavo il Signore per tutte le grazie che mi aveva concesso egli mi disse: «Cosa non ho fatto, figlia mia, di quanto mi hai chiesto finora?».
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    1. Il giorno della presentazione del Breve, mentre ero profondamente turbata e mi sentivo talmente sconvolta da non poter neanche pregare, essendo venuti a dirmi che il padre Graziano si trovava in una situazione molto grave, che non lo lasciavano uscire e che il tumulto era grande, udii queste parole: «Oh, donna di poca fede! Tranquillizzati, perché le cose vanno molto bene».

    2. Era il giorno della Presentazione di nostra Signora, dell’anno 1575. Mi proposi, qualora la Vergine avesse ottenuto da suo Figlio che noi vedessimo il padre Graziano libero da quei frati e restituito a noi, di chiedergli di ordinare che ovunque, nei nostri monasteri di carmelitane scalze, si celebrasse con solennità questa festa.

    3. Quando feci questo proposito, non ricordavo d’aver udito, in un’altra visione, che il padre doveva istituire una festa. Ora, rileggendo il mio quadernetto, mi sono chiesta se la festa non fosse questa.
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    00 07/08/2013 17:45
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    Un giorno, durante l’orazione, sentii la mia anima così profondamente immersa in Dio che il mondo sembrava fosse sparito e, tutta assorta in lui, riuscii allora a capire quel versetto del Magnificat: Et exultavit spiritus, in modo tale che non posso dimenticarlo.



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    Una volta, pensando al progetto, che era stato concepito, di sopprimere questo monastero di scalze, mi chiedevo se l’intento non fosse quello di farli sparire tutti, a poco a poco. Udii dirmi: «Questo è ciò che vogliono, ma non vedranno esaudito il loro desiderio; anzi, avverrà tutto il contrario».



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    Avevo cominciato a confessarmi da un sacerdote nella città in ci attualmente mi trovo, il quale, però, non veniva più a vedermi, nonostante mi avesse dimostrato molto affetto da quando aveva accettato la cura della mia anima. Una sera, mentre ero in orazione e pensavo a quanto mi mancasse, mi fu detto che era Dio a trattenerlo dal venire, perché il mio bene richiedeva che aprissi la mia anima a un’altra persona della stessa città. Me ne dispiacque, sia perché avrei dovuto fare una nuova conoscenza, e poteva darsi che non fossi compresa e ne rimanessi turbata, sia perché ero affezionata a colui che mi usava la carità di guidarmi sapientemente, anche se ogni volta che vedevo o sentire predicare quest’altra persona ne provavo una indubbia gioia spirituale. Ma, oltre al resto, le sue numerose occupazioni erano un motivo per ritenere la cosa di non facile attuazione. Il Signore mi disse: «Farò in modo che egli ti ascolti e ti comprenda. Apriti con lui e ne avrai sollievo nelle tue tribolazioni». Queste ultime parole credo si riferissero al grande tormento che allora soffrivo per essere lontana da Dio. Sua Maestà mi disse anche, in tale circostanza, che egli vedeva bene l’intensità del mio tormento, ma che non poteva essere altrimenti finché vivevo in quest’esilio e che tutto serviva a un mio maggior bene. Ne restai assai consolata. Ed è stato proprio così: questo confessore mi ascolta volentieri, cerca di trovare il tempo per farlo, mi ha compreso e mi ha dato molto conforto. È teologo e uomo di grande santità.
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    00 07/08/2013 17:46
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    Il giorno della Presentazione, mentre raccomandavo caldamente a Dio una persona e mi sembrava che il possesso di rendite e il godimento di quella libertà che aveva potevano essere un ostacolo alla grande santità che io gli desideravo, pensai anche alla sua poca salute e a tutta la luce che elargiva alle anime. Udii allora: «Egli fa molto per me, ma è una grande cosa seguirmi spogli di tutto, come lo sono stato io sulla croce. Digli di confidare in me». Queste ultime parole mi furono dette perché avevo pensato che, a causa della sua poca salute, non potesse condurre una vita di estrema perfezione.



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    Riflettendo, un giorno, alla pena che mi dava il mangiare la carne e il non fare penitenza, sentii dirmi che a volte la pena era più effetto d’amor proprio che desiderio di mortificazione.



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    Un giorno, mentre ero profondamente angosciata di avere offeso Dio, egli mi disse: «Di fronte a me è come se tutti i tuoi peccati non fossero mai esistiti; in futuro fatti coraggio, perché le tue pene non sono ancora finite».
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