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7. Talvolta, provo un grande tormento nel dover mangiare e dormire e vedere che io, più d’ogni altra persona, non posso farne a meno. Così lo faccio per obbedire a Dio e gliene offro il sacrificio. Mi sembra sempre che il tempo trascorra veloce e che non me ne resti a sufficienza per pregare: ecco perché non mi stancherei mai di restare sola. Desidero continuamente avere anche il tempo di leggere, essendo stata sempre molto amante della lettura. Tuttavia leggo pochissimo perché, appena prendo un libro in mano, entro in un gradito raccoglimento e la lettura si trasforma in orazione. Ma questo avviene di rado, a causa delle mie molte occupazioni che, pur essendo buone, non mi procurano la soddisfazione che mi darebbe la lettura. Così non faccio che inseguire il tempo; e quello che mi fa apparire, credo, tutto sgradevole è vedere di non riuscire a fare quanto voglio e desidero.

8. Tutti questi desideri di virtù, con altri ancora, mi ha ispirato nostro Signore, dopo avermi favorito dell’orazione di quiete accompagnata dai rapimenti. E ora mi trovo tanto migliorata che lo stato di prima mi appare rovinoso. Tali rapimenti e visioni mi lasciano i benefici effetti di cui ora parlerò: anzi posso affermare che se c’è in me qualcosa di buono, mi è venuto da qui.

9. Ne ho riportato una ferma risoluzione di non offendere Dio neppure in forma veniale; e piuttosto di farlo deliberatamente, preferirei soffrire mille morti. Non c’è nulla, inoltre, che io ritenga di maggior perfezione e di maggior utilità al servizio di nostro Signore, che non farei, incurante di tutte le ricchezze del mondo e quali che fossero le difficoltà, se fosse cosa approvata da chi ha cura della mia anima e mi guida. E se agissi altrimenti, credo che non avrei il coraggio di chiedere nulla a Dio nostro Signore, né di fare orazione, anche se, ciò malgrado, incorra in molti errori e imperfezioni. Obbedisco a chi mi confessa, benché in modo imperfetto: tuttavia, quando vedo che il mio confessore vuole da me una cosa o me la comanda, credo che non tralascerei a nessun costo di farla, e se non me ne preoccupassi, mi riterrei in un grande inganno. Desidero la povertà, ma senza la dovuta perfezione. Mi sembra però che, anche se avessi grandi tesori, non vorrei una rendita personale né denaro per mio uso particolare; non m’importerebbe nulla di questo, ma solo di avere il necessario. Ciò nonostante, non mi sento ancora perfetta in questa virtù perché, pur non desiderando nulla personalmente, vorrei avere di che dare agli altri; ma, ripeto, per me non voglio rendita né alcun’altra cosa.