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5. Da questa orazione, di solito, procede un sonno che è chiamato sonno delle potenze, in cui esse non sono assorte né talmente sospese da poter parlare di rapimento. Pur non trattandosi completamente di unione, qualche volta – e anche spesso – l’anima sente che la volontà – essa sola – è unita a Dio, e lo vede chiaramente, per quel che le sembra. È tutta assorta in Dio, incapace di fermare l’attenzione o applicarsi ad altro, mentre le due restanti potenze sono libere e possono attendere ad affari e ad opere a gloria di Dio: in breve Marta e Maria vanno insieme. Io chiesi al padre Francesco se nascondeva qualche inganno, perché questo mi lasciava alquanto intontita, ed egli mi rispose che si trattava di un fatto assai frequente.

6. Quando si ha l’unione di tutte le potenze, è uno stato assai diverso, perché nessuna può agire: l’intelletto infatti è come sbigottito, la volontà ama più che non intenda, ma non sa né se ama, né cosa faccia almeno in modo da poterlo dire, non essendoci più memoria né pensiero. Neanche i sensi esteriori sono allora desti, ma come smarriti, affinché l’anima possa applicarsi di più a ciò che ama, secondo me, e pertanto durante quel breve spazio di tempo sono inefficienti. Ciò passa presto. A motivo della pienezza che resta nell’anima di umiltà, di altre virtù e santi desideri, si capisce il gran bene che da questa grazia le è venuto, ma non si può dire in che cosa consista perché, quand’anche l’anima voglia spiegarlo, non sa come lo intenda né riesce ad esprimersi. A mio giudizio, se è vera, questa è la più grande grazia che il Signore concede nel cammino spirituale o, per lo meno, una delle più grandi.

7. Rapimenti e sospensione sono, a mio parere, la stessa cosa, se non che io sono solita parlare di sospensione, per non dire rapimento, termine che fa paura. E in realtà quest’unione di cui ho parlato si può anche chiamare sospensione. La differenza fra essa e il rapimento è solo che il rapimento ha maggior durata e si fa sentire di più esteriormente, soffocando in esso il respiro in modo che non si può parlare né si possono aprire gli occhi. Anche se avviene lo stesso nell’unione, si effettua con più forza nel rapimento, perché il calore naturale se ne va non so dove. Quando, infatti, il rapimento è intenso – giacché in tutte queste forme di orazione c’è un grado d’intensità maggiore o minore – quando, dico, è forte, le mani diventano gelate e a volte tese come bastoni, e il corpo resta com’è stato colto dal rapimento, in piedi o in ginocchio. L’anima è così impegnata a godere di ciò che il Signore le fa vedere, che sembra dimenticare d’infondere vita al corpo e l’abbandona completamente. Pertanto, se questo stato si prolunga i nervi restano doloranti.