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Novaziano (251-258 secondo antipapa)
 
Novaziano era dotato di grande ingegno e aveva ricevuto un'ottima educazione letteraria e filosofica. Dalle cronologie storiche pervenuteci appare per la prima volta nel 251 come presbitero, di prima non si sa praticamente nulla. Ma subito si distingue per aver compilato un TRATTATO SULLA TRINITA', e proprio in virtù di quest'opera venne subito riconosciuto quale prestigioso teologo della Chiesa. Fu nominato presbitero da Fabiano, Papa Fabiano predecessore di Cornelio, ed essendosi speso per la Chiesa, si aspettò da essa una sorta di riconoscenza credendo scontata la sua elezione a vescovo di Roma dopo Fabiano.
 
Questa sua presunzione gli costò cara!
 
Cornelio venne eletto a maggioranza schiacciante e Noviziano lo lesse come un affronto alla sua conoscenza nei confronti di un Cornelio apparentemente tiepido.
 
Stando in Italia meridionale, convince tre vescovi dei torti ricevuto per non essere stato eletto e si fa consacrare vescovo, e con un piccolo gruppo, indice lo scima autonominandosi Papa.
 
Scoglio più duro era legato comunque solo ai lapsi, cioè, al perdono dei cristiani che in tempo di persecuzione avevano abiurato. Novaziano fu inflessibile: "chi sbaglia paga, e se sei fuori della Chiesa lo sei per sempre!"
 
Questa sua inflessibilità, limitò i danni dello scisma, e la maggior parte dei vescovi avvisati sia da s.Cipriano che da Dionigi, vescovo di Alessandria, appoggeranno Papa Cornelio per far scattare la scomunica.
 
(come è doveroso anche dire che Cipriano in un primo tempo aveva appoggiato Novaziano criticando Cornelio, come potete leggere nel messaggio precedente!)
 
Dopo la scomunica il Vescovo Dionigi di Alessandria scrisse più volte a Novaziano di fare marcia indietro e di riconoscere una riconciliazione CON ROMA, ma inutilmente.
 
Tuttavia fu anche uno scisma grave. Dopo la scomunica la chiesa novaziana si ingrandì sullo stesso stampo della Chiesa Cattolica, e divenne di una ortodossia nell'osservanza che insinuava una condanna ai cristiani che sbagliavano: sosteneva, tale chiesa, che NON si doveva concedere alcun perdono ai cristiani che avessero fatto gravi peccati dopo il Battesimo.
 
Tale chiesa si estese a ovest fino in Spagna e ad est fino in Armenia ed in Mesopotamia. Resistette fino al V secolo, lasciando comunque una scia di piccole comunità.
 
Continuò comunque a scrivere cose interessanti che venivano accolte dalla stessa Chiesa di Roma; san Girolamo lo cita con nove opere molto ben fatte. Venne comunque influenzato molto da Tertulliano con il quale condivideva il severo rigore dei costumi e della moralità.
 
Della sua morte, durante nuove persecuzioni, ci sono diverse versioni, tuttavia la Chiesa lo ha sempre considerato "un martire confessore durante le persecuzioni dell'Imperatore Valeriano 253-260".
Una pietra tombale sulla via Tiburtina si legge "il beato martire Novaziano", ma non tutti gli storici sono concordi nel ritenerla sua.
 
Il Primo Concilio di Costantinopoli dell'anno 381, dirà dei Novaziani:
 
 

VII. Come bisogna accogliere coloro che si avvicinano all'ortodossia.

Coloro che dall'eresia passano alla retta fede nel novero dei salvati, devono essere ammessi come segue: gli Ariani, i Macedoniani, i Sabaziani, i Novaziani, quelli che si definiscono i Puri (Catari), i Sinistri, i Quattuordecimani o Tetraditi e gli Apollinaristi, con l'abiura scritta di ogni eresia, che non s'accorda con la santa chiesa di Dio, cattolica e apostolica. Essi siano segnati, ossia unti, col sacro crisma, sulla fronte, sugli occhi, sulle narici, sulla bocca, sulle orecchie e segnandoli, diciamo: Segno del dono dello Spirito Santo. Gli Eunomiani, battezzati con una sola immersione, i Montanisti, qui detti Frigi, i Sabelliani, che insegnano l'identità del Padre col Figlio e fanno altre cose gravi, e tutti gli altri eretici (qui ve ne sono molti, specie quelli che vengono dalle parti dei Galati); tutti quelli, dunque, che dall'eresia vogliono passare alla ortodossia, li riceviamo come dei gentili. E il primo giorno li facciamo cristiani, il secondo, catecumeni; poi il terzo, li esorcizziamo, soffiando per tre volte ad essi sul volto e nelle orecchie. E così li istruiamo, e facciamo che passino il loro tempo nella chiesa, e che ascoltino le Scritture; e allora li battezziamo.