00 04/08/2013 21:22

LA BIBBIA DELLA CEI

È tradotta dai testi originali ebraico, aramaico e greco. Per l'Antico Testamento, la traduzione è fatta dal testo masoretico, ma quando questo presenta delle difficoltà insormontabili, si è fatto ricorso ad altri manoscritti ebraici (ad es. quelli di Qumran) o a versioni antiche, principalmente quelle greca, siriana e latina. Per i libri greci dell'Antico Testamento (“deuterocanonici”) e per il Nuovo Testamento, viene usato il testo greco quale è stabilito dagli studiosi di critica testuale verso il 1960. Quando la tradizione manoscritta offre diverse possibilità per uno stesso testo, viene scelta la lezione più sicura, ma vengono riportate in nota le varianti di un certo rilievo o ritenute probabili. 
Nella trascrizione dei nomi propri, i traduttori hanno tentato di riprodurre il più esattamente possibile la forma e la pronuncia degli stessi in lingua ebraica e greca, ma per quelli entrati nell'uso corrente hanno conservato la forma italianizzata ormai tradizionale e familiare ai fedeli. 
È una traduzione preparata secondo le direttive date dalla Cei nel 1965: fedeltà al testo originale, precisione teologica, eufonia della frase e cura del ritmo. Utilizza la lingua letteraria italiana della seconda metà del XX sec. È stata pubblicata per la prima volta nel 1971 ed è stata scelta come versione ufficiale e liturgica della Chiesa cattolica italiana. Il Nuovo Testamento è stato rivisto recentemente in una nuova edizione (1997). Una ulteriore revisione è in corso ed è attesa la sua pubblicazione definitiva, unitamente alla nuova edizione dell'Antico Testamento. 

 Proprio il Concilio Vaticano II, dichiarando lingua liturgica il volgare (cioè l'italiano) e non più il latino, rende impellente la necessità di una versione ufficiale della Bibbia, approvata dalla chiesa italiana e adatta all'uso liturgico. Un gruppo di studiosi si mise subito al lavoro (1965), ma i tempi erano stretti: si decise allora di non tradurre da capo ma ricontrollare e rivedere sui testi originali una traduzione italiana già diffusa, quella delle edizioni UTET, che aveva il pregio di essere molto omogenea essendo opera di tre soli traduttori. La bozza del testo passò poi per le mani di esperti di italiano (ad es. il poeta M. Luzi), di dizione, ritmica e canto per valutarne la leggibilità e la facilità di proclamazione. Nel 1971 esce così la prima versione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Nel frattempo la preparazione dei lezionari con le letture per le messe e del breviario con la liturgia delle ore, mette subito in luce alcuni piccoli difetti della neonata traduzione. Nel 1974 esce allora una versione corretta della CEI, versione adottata in pieno nei lezionari e nel breviario. Le differenze con CEI 1971 sono minime e limitate alla scorrevolezza dell'italiano. Nel 1997) è stata presentata la revisione del Nuovo Testamento, stavolta con interventi pesanti volti soprattutto a rimediare omissioni di termini presenti invece nei testi originali, a migliorarne la coerenza interna (cioè cercare di tradurre sempre nello stesso modo medesime espressioni del testo originale) e a aggiornarla con le recenti conquiste degli studi. Mentre si attende la revisione dell'Antico Testamento per adottarla in ambito liturgico e catechistico, la CEI ne consiglia l'uso "per lo studio, per la preghiera e la riflessione nei gruppi, per la meditazione personale". Secondo gli autori, questa revisione "può e deve essere considerata come un atto di obbedienza al Concilio [...], oltre che come un gesto di doveroso servizio al popolo di Dio che vive in Italia". Anche in Italia, come già da tempo nel mondo protestante, si sente la necessità di aggiornare e migliorare sempre la traduzione dei sacri libri.