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Per quanto riguarda il Vecchio Testamento, ma anche versetti del Nuovo Testamento, se si traducessero alla lettera,  varie frasi  non avrebbero senso e quindi devono essere tradotte con parole o espressioni che restituiscano il pieno significato originario. 
Per fare questo occorre fare molte verifiche e soprattutto ripercorrere l'evolversi dei linguaggi attraverso i tempi, tenendo conto dei generi letterari utilizzati all'origine. Per questo conta molto rintracciare il modo con cui veniva percepita una determinata espressione da coloro che la leggevano, e in tal modo, da una generazione all'altra ripercorrere le varie traduzioni fatte, per non utilizzare parole e frasi, pur possibili, ma che potrebbero alterare il messaggio biblico. 

Ecco perchè quindi non basta il vocabolario per fare una traduzione biblica accettabile. 
Se ad esempio un termine greco permette due o più possibilità di traduzione con parole simili ma non equivalenti nella SOSTANZA, NON E' POSSIBILE USARE A CASO UNO QUALSIASI DEI TERMINI DEL VOCABOLARIO. 

Occorre invece far riferimento ad una TRADIZIONE delle TRADUZIONI, andando a ritroso per verificare se la forma usata oggi, RENDE GLI STESSI CONCETTI CHE SI AVEVANO LUNGO IL CORSO DELLA STORIA, pur con altre forme in costante adeguamento alla lingua parlata. 
E soprattutto, se determinate espressioni bibliche sono state sempre tradotte alla lettera e si sono mantenute costantemente INVARIATE nel corso dei secoli, NON E' AMMESSO modificarle, anche se in alcuni casi il vocabolario lo permetterebbe. 

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Nel Concilio di Trento (1546) la Chiesa, con apposito decreto, dichiarò la Volgata "autentica", sorgente vera della rivelazione. Il "Nuovo Testamento" comprende i libri che sono stati scritti dopo la venuta di Gesù, dal 45 al 100 d. C., tutti in lingua greca, se si eccettua il Vangelo di san Matteo che una testimonianza patristica dice composto originariamente in aramaico. Da questi scritti appare la Nuova Alleanza, che Iddio Padre per mezzo del suo Figlio Divino concede all'umanità intiera che crederà in Lui. Il numero dei libri del "Nuovo Testamento" ascende a ventisette: Vangeli di san Matteo, di san Marco, di san Luca, di san Giovanni, Atti degli Apostoli, 14 Epistole di san Paolo (ai Romani, I ai Corinzi, II ai Corinzi, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, I ai Tessalonicesi, II ai Tessalonicesi, I a Timoteo, II a Timoteo, a Tito, a Filemone, agli Ebrei), 7 Epistole, dette cattoliche (di san Giacomo, I di san Pietro, II di san Pietro, I di san Giovanni, II di san Giovanni, III di san Giovanni, di san Giuda), e in ultimo l'Apocalisse di san Giovanni. 

Se si considera la natura degli scritti neo-testamentari si ha la stessa divisione già incontrata per i libri antico-testamentari: libri storici: Vangeli e Atti; libri didattici: Epistole paoline e cattoliche; libro profetico: Apocalisse. Tutti questi libri sono considerati come sacri dalla Chiesa cattolica, e questo numero di 27 era fissato sino dal 393 d. C. nel concilio di Ippona. I concili seguenti, citiamo solo il Tridentino e il Vaticano, si pronunciarono per la canonicità e ispirazione di essi. Però nei primi secoli dell'era cristiana alcuni libri si consideravano come non autentici ed erano chiamati deuterocanonici: Epistola agli Ebrei, II e III di Giovanni, di Giuda, Apocalisse di Giovanni. Di questi la maggior parte era accettata dai Padri Apostolici e nella prima parte del II sec. si aveva qualche dubbio soltanto sulla II di Pietro. 

Tutti gli agiografi neo-testamentari, a eccezione di Luca, erano Ebrei e scrissero i libri sacri in una lingua che non era la patria. Questo fatto va spiegato coll'intenzione degli scrittori sacri di penetrare nel mondo pagano ellenista invitato a far parte del nuovo regno messianico. La lingua neo-testamentaria è la lingua della "koinè diNlekto"", lingua volgare, di cui si hanno tante iscrizioni profane. 

I manoscritti migliori e più antichi che contengono parte dell'"Antico" e tutto il "Nuovo Testamento" sono: il Codice Sinaitico del IV sec.; il Codice Alessandrino del V sec.; il Cod. Vaticano del IV sec.; il Cod. di Efrem, scritto (palinsesto) del V sec. Scoperte recentissime ci dànno però certezza che i quattro primi Vangeli erano scritti e conosciuti in Egitto nella prima metà del II sec. d. C. 
[Modificato da Credente 04/08/2013 11:29]