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CAPITOLO 7
Parla degli ardenti desideri della sposa di soffrire molto per Dio e per il prossimo nonché dei frutti abbondanti che apportano alla Chiesa queste anime favorite dall’amore divino e staccate dal proprio interesse.
Sostenetemi con fiori, confortatemi con mele, perché languisco d’amore (Ct 2,5).

1. Oh, che linguaggio ineffabilmente divino è questo per l’argomento di cui tratto! Come, santa sposa, la dolcezza dunque vi uccide? A volte, infatti, a quanto ho sentito dire, è così intensa che consuma l’anima in modo tale da farle sembrare che le sia tolta la vita. E chiedete fiori? Quali saranno questi fiori? Essi non sono un rimedio al vostro male, a meno che non li chiediate perché si compia ormai la vostra morte – infatti, a dire il vero, quando l’anima perviene a questo stato non desidera altro. Ma questa è una spiegazione che non calza bene, perché la sposa dice: Sostenetemi con fiori. E chiedere di essere sostenuta non mi sembra sia chiedere la morte, ma voler servire con la vita in qualcosa colui verso il quale si sente tanto obbligata.
2. Non pensate, figlie mie, che sia un’esagerazione dire che l’anima sta morendo; avviene – vi ripeto – realmente così, perché l’amore opera a volte con tale intensità da impadronirsi di tutte le forze naturali. Conosco una persona che, mentre era in questa orazione, udì cantare una bella voce. Ella afferma che, a suo giudizio, se il canto non fosse cessato, la sua anima si sarebbe disgiunta dal corpo, per l’eccesso di gioia e di dolcezza che nostro Signore le faceva gustare. Sua Maestà allora vi mise riparo fermando chi cantava, perché colei che si trovava in questa sospensione poteva ben morire, ma non avrebbe potuto dir nulla per far cessare il canto. Infatti tutto il suo essere esteriore era impotente a operare alcunché e incapace di muoversi; si rendeva ben conto del pericolo in cui era, ma solo come chi, immerso in un sonno profondo, sogna un qualcosa da cui vorrebbe liberarsi e non può parlare, pur volendolo.
3. Tuttavia a questo punto l’anima non vorrebbe uscire da quello stato, né la morte le sarebbe penosa, ma assai gradita, ed è quanto si augura. E che felice morte sarebbe, essendo data per la forza di un tale amore! Senonché, a volte, Sua Maestà illumina l’anima sulla convenienza del vivere. Ed essa, rendendosi conto che, se quel bene dura a lungo, la sua naturale debolezza non potrà resistervi, ne chiede un altro, per sottrarsi a quello troppo grande, e dice: Sostenetemi con fiori. Questi fiori sono di un profumo ben diverso da quello dei fiori che odoriamo quaggiù. Io ritengo che qui l’anima chieda di fare grandi cose per servire nostro Signore e il prossimo, rinunciando a quelle delizie e a quelle gioie. Anche se la sua richiesta ha più attinenza con la vita attiva che con la vita contemplativa, sembra pertanto che debba perderci se viene esaudita; quando l’anima si trova in questo stato Marta e Maria procedono quasi sempre di comune accordo, perché nella parte attiva, che sembra esteriore, agisce l’interiore. Le opere esteriori, che nascono da tale radice, sono fiori meravigliosi e profumatissimi; esse infatti hanno origine dall’albero dell’amore di Dio e sono compiute per lui solo, senza alcun interesse personale. Il profumo di questi fiori si espande a distanza per giovare a molti; è un profumo durevole, non fugace e produce grandi effetti.