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6. Con questa determinazione Sua Maestà vuole essere reso padrone del nostro libero arbitrio, perché non ha bisogno in nessun modo dei nostri sforzi. Anzi si compiace di far sì che le sue opere risplendano nelle creature più deboli, perché in esse può meglio dispiegare la sua potenza e soddisfare il suo desiderio di accordarci le sue grazie. A tal fine, vi riusciranno utili le virtù che Dio vi ha concesso per agire risolutamente lasciando da parte le ragioni dell’intelletto, la vostra debolezza, ed evitare che essa aumenti col fermarsi a pensare: «Ci riuscirò o no?», «Forse a causa dei miei peccati non merito di ricevere quella forza che ha concesso ad altri». Non è ora il momento di pensare ai vostri peccati; lasciateli da parte, perché – ripeto – non è il caso d’indugiare in tale riflessione. Un’umiltà fuori luogo è del tutto inopportuna.
7. Quando vi si volesse conferire qualcosa di molto onorifico, o quando il demonio vi istighi a concedervi una vita comoda o altre cose del genere, allora, sì, dovete temere che per i vostri peccati non possiate comportarvi con rettitudine; ma quando dobbiate affrontare qualcosa che implichi sofferenza per nostro Signore o per il prossimo, non abbiate paura dei vostri peccati. Voi potreste compiere una di tali opere con tanta carità che per essa tutti i vostri peccati vi sarebbero perdonati: questo teme il demonio e per questo allora ve li richiama alla mente. E tenete per certo che il Signore non abbandona mai coloro che lo amano, quando essi solo per lui si espongono a rischi. Badino bene, però, se per caso non siano guidati da altre mire di interesse personale, perché io parlo solo di coloro che aspirano a contentare il Signore con la maggior perfezione possibile.
8. Proprio ai nostri giorni ho conosciuto una persona – e voi l’avete vista perché è venuta a farmi visita – alla quale il Signore aveva ispirato così grande carità che gli fu causa di molte lacrime non poter andare a sostituirsi a uno schiavo. Ne parlò anche con me: era religioso degli scalzi di fra Pietro d’Alcántara. Infine, dopo molte insistenze, ottenne il desiderato permesso dal suo generale. Era già a quattro leghe da Algeri, dove si recava per soddisfare il suo santo desiderio, allorché il Signore lo chiamò a sé. E si può esser certi che avrà avuto un gran premio. Eppure, quante persone prudenti gli dicevano che commetteva una follia! Ci sembra così, infatti, quando non amiamo molto il Signore. Ma quale maggiore follia è finire il sogno di questa vita con tanta saggezza? Oh, piaccia a Dio che meritiamo non solo di entrare in cielo ma di essere del numero di coloro che sono andati tanto avanti nel suo amore!