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19. È opportuno ricordare che una cosa è tanto più grande e capace, quanto più è delicata in sé, ed è tanto più capace di diffondersi e comunicarsi quanto più è sottile e delicata. Ora il Verbo, immensamente sottile e delicato, è il tocco che accarezza l’anima; a sua volta, l’anima è il recipiente ampio e capace di accogliere molto, a motivo della finezza e della profonda purezza acquisita in questo stato. O tocco delicato, che ti riversi nell’anima mia con tanta maggior abbondanza, quanto più sottile è la tua sostanza e più pura la mia anima!
20. Occorre, inoltre, sapere che quanto più il tocco è sottile e delicato, tanto più diletto e gioia comunica all’anima che raggiunge; più ridotto e meno esteso è il volume del tocco, più esso è sottile. Ora, il tocco divino non ha né volume né estensione, perché il Verbo che lo produce non è legato ad alcuna forma o maniera, ma è esente da ogni estensione, libero da forme, figure o accidenti che sogliono circoscrivere la sostanza per metterle dei termini e dei limiti. Per questo motivo il tocco di cui si parla, in quanto tocco sostanziale, voglio dire della sostanza divina, è ineffabile. O tocco, torno a ripetere, tocco ineffabile e delicato del Verbo! T’imprimi nell’anima solo con la tua semplicissima sostanza e il tuo intimo essere! Poiché sei infinito, sei di una delicatezza infinita. Per questo il tuo tocco è così sottile, così carico d’amore, così profondo e delicato, che sa di eterna vita!
21. In realtà, anche se non in grado perfetto, in questo tocco di Dio si gusta un certo sapore di vita eterna, come ho detto. Tutto ciò non ha nulla d’incredibile, quando si crede, come bisogna credere, che si tratta di un tocco di sostanze, cioè la sostanza di Dio tocca la sostanza dell’anima, come testimoniano molti santi che ne hanno fatto esperienza in questa vita. È impossibile, dunque, descrivere la delicatezza del piacere che si prova in questo tocco. Non oso parlarne, temendo che le parole non siano adeguate alla comprensione di simile stato. Non ci sono termini per spiegare favori divini tanto sublimi come quelli accordati all’anima. Difatti ogni anima ha il proprio linguaggio per comprendere e sentire questo stato dentro di sé, nonché per goderne e conservarne il segreto. L’anima, in questo stato, percepisce che, in qualche modo, questi favori sono come la pietruzza bianca che, secondo san Giovanni, sarà data al vincitore e sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi lo riceve (Ap 2,17). La sola cosa che si possa dire di questo stato e in tutta verità è che sa di eterna vita. Sebbene nella vita terrena non si goda di tale tocco così perfettamente come nella gloria, tuttavia esso, in quanto tocco di Dio, sa di eterna vita. In esso l’anima gusta tutte le perfezioni di Dio, che le comunica forza, sapienza, amore, bellezza, grazia e bontà, ecc. Siccome Dio è tutte queste cose insieme, l’anima le gusta in quest’unico tocco che Dio le concede e ne gode in tutte le sue potenze e la sua sostanza.