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Tredicesima regola n° 326

Il demonio imita un seduttore: «Non parlarne a tuo padre, non dirlo a tuo marito». Altrimenti il gioco sarà subito bloccato. Allo stesso mo­do il demonio teme che si scoprano le sue trame al confessore, al diret­tore spirituale o ad un uomo di Dio che riconosca le sue insidie.

 

326 - Similmente si comporta come un seduttore. Egli domanda il se­greto e nulla teme come di essere scoperto, perché il seduttore che, parlando con cattiva intenzione, adesca la figlia di un buon padre o la moglie di un buon marito, chiede che le sue parole e suasioni restino segrete. Al contrario, gli dispiace assai quando la figlia al padre o la moglie al marito rivela le sue false parole e la sua depravata intenzione, perché facilmente si avvede che non potrà riuscire nell'impresa cominciata. Alla stessa maniera, quando il nemico della natura umana vuole ingannare con le sue astuzie e suasioni l'anima giusta, desidera e vuole che siano rice­vute e tenute in segreto. Ma quando l'anima scopre tutto a un buon confessore o ad altra persona spirituale che conosca gl'in­ganni e le malizie del nemico, molto gli pesa, perché sa che non potrà riuscire nella malvagità che aveva cominciata, essendo stati scoperti e manifestati i suoi inganni.

Sempre che l'anima si apra ad un confessore illuminato... sottolineo l'aggettivo, dato che ai nostri giorni, soprattutto, si possono incontrare confessori poco capaci nella direzione delle anime. Altri abusano del loro ruolo, come già lamentava san Paolo a Timoteo (1 Tim 4; 2 Tim 3).

Santa Teresa d'Avila soffrì molto a causa di confessori non illumina­ti e scrisse nell'autobiografia: «È importante che il direttore sia giudi­zioso, intendo dire che abbia capacità di giudizio, dell'esperienza; e se a questo aggiunge la santità, è perfetto... L'anima resti piuttosto senza direttore fino a che non ne abbia trovato uno con queste qualità». Santa Giovanna di Chantal fu molto confusa da un confessore ca­puccino che le imponeva voti eccentrici e proibiti. La terrorizzava. For­tunatamente, un giorno incontrò san Francesco di Sales. Il vescovo di Ginevra era già noto, e il duca di Savoia lo inviò, come ambasciatore, presso Enrico IV; attraversando Digione venne invitato dal presidente del parlamento Frémiot. Un altr'anno, il santo fu invitato a predicare la quaresima a Digione. La figlia del presidente, Giovanna di Chantal, venne a trascorrere la quaresima presso il padre per approfittare degli insegnamenti del predicatore. Ebbe così l'occasione di aprirgli l'anima: «Monsignore, il mio confessore mi ha proibito di consultarne altri... Commetto peccato mortale se ve ne parlo?».

- Dite pure, senza timore...

- Ma mi ha obbligata a non parlare con nessun altro, non posso fare o dire nulla senza prima avvisarlo. Mi ha detto che se consulto qualcun altro, commetto peccato mortale. Forse ho torto nel dirglielo, e magari mi danno.

- No, no. Rassicuratevi; continuate pure... Infine, sorridendo, san Francesco di Sales le disse: - Mandate a spasso quel confessore. Non se ne intende.

E meno male, altrimenti avremmo avuto una pazza in più ed una santa in meno.

Altro esempio. Nella nostra casa di Esecizi a Chabeuil, la sera prima del ritiro, viene a trovarmi un giovane:

- Padre, credo di dovermene andare. Sono qui, ma ho disobbedito. Il mio confessore non è d'accordo con Chabeuil. Mi aveva proibito di venire.

Da parte mia gli chiedo se è malato di nervi.

- No, Padre!

- Allora il tuo confessore non ha il diritto di proibirti di venire in una casa di Esercizi approvata da un ordinario del luogo, dove si predi­cano gli Esercizi raccomandati dai Sommi Pontefici, da Paolo III a Pio XII (era l'epoca del suo pontificato). È un abuso d'autorità. Non devi fare ciò che ti ha detto!

Santa Teresa fu molto confusa da confessori non competenti in teo­logia mistica. Venne poi rassicurata da dotti domenicani e gesuiti, che non erano suoi confessori, ma conoscevano la teologia mistica; le disse­ro che le sue estasi e visioni, le sue orazioni venivano da Dio.

Detto questo, non fatemi dire il contrario di ciò che voglio dire.

Cioè: non nascondete qualcosa al vostro confessore o direttore spiri­tuale; più il demonio vi inciterà a nascondere un dettaglio, più bisogne­rà rivelarlo.

Conosco casi in cui il demonio è giunto a far perdere una vocazione per dettagli tenuti nascosti. Dettagli puerili, apparentemente senza im­portanza. Se il giovane li avesse rivelati, il disegno del demonio sarebbe svanito.

Dite, per esempio, che avete messo una scaletta per saltare il muro, che conservate il suo ritratto nel portafogli, che le telefonate tutte le se­re, che tenete con voi una ciocca dei suoi capelli, ecc.

- Non lo farò più! Toglierò la scaletta! Ma non voglio disturbare il confessore, è troppo occupato. Rischierei il ridicolo...

- No, suvvia, scoprire tutto, anche in minimo dettaglio.

Si può anche consultare un esperto, o un anziano sacerdote che vi co­nosce da molto tempo, o un parroco che conosce la situazione della fa­miglia, o un predicatore di Esercizi che vi ha seguito diverse volte.

Inoltre, avete certamente amici che non andranno mai a consultare un sacerdote e verranno ad esporvi le loro difficoltà. Vi conoscono, hanno fiducia in voi: non esitate a mettervi a loro disposizione e a trarli d'impaccio, pronti a dire: «Ti conduco da un amico sacerdote che facil­mente metterà tutto a posto. Stai tranquillo!». Così lo agevolate.

Molte volte ci si dimentica che il primo direttore spirituale di una sposa è il marito, e viceversa. San Paolo dice: «La donna taccia in chie­sa e in casa consulti il marito». Le donne ostinate e intrattabili col mari­to si privano di molte grazie, anche se si comunicano tutte le mattine e passano un'ora la settimana in confessionale. Quanti sposi si sono aiutati a vicenda, pregando insieme e consultandosi negli scrupoli e nei casi di coscienza. Tuttavia, gli Esercizi spirituali si fanno meglio separatamen­te. Soli con Dio. Lo scambio, indispensabile tra gli sposi, non deve farsi durante il ritiro - sarebbe un errore - ma in seguito, nel focolare do­mestico. Quante donne e quanti uomini sono stati convertiti dai loro congiunti! Ma lo ripeto, dopo il ritiro. Altrimenti si rischia di trasfor­marlo in un nuovo viaggio di nozze...

Manteniamo l'abitudine di manifestare le tentazioni. Non aspettia­mo d'aver commesso il peccato per parlarne al direttore spirituale (se si ha la fortuna di averne trovato uno come si deve), o almeno al confes­sore abituale. Spesso il solo fatto di rivelare la tentazione, scaccia il ten­tatore e vanifica i suoi piani.

 

Quattordicesima regola n° 327

327- Similmente il demonio si comporta come un capobanda, che spera di vincere e derubare quello che desidera. Infatti agisce come un capitano e capo d'esercito, che piantando il suo accam­pamento e osservando le forze o disposizione di un castello, lo assale dalla parte più debole. Allo stesso modo il nemico della natura umana, girandoci attorno incessantemente, osserva da ogni parte ciascuna delle nostre virtù teologali, cardinali e mo­rali; e quando ha scoperto in noi il lato più debole e meno pro­tetto dalle armi della salvezza, là ci attacca e cerca di riportare su di noi completa vittoria.

Un comandante che vuole espugnare una città, invia spie per sapere dove attaccare. E dove attaccherà? Nel punto più debole e meno fortifi­cato. Allo stesso modo il demonio, «girando attorno a noi», come dice san Pietro, osserva i nostri punti deboli; e dove attacca? Possiamo sa­perlo in anticipo...

... Amate la tavola... vi piace bere... essere lodati... siete pigri o im­prudenti... leggete qualsiasi cosa... non badate chi frequentate... Quali catastrofi sono cominciate da leggere imprudenze!

Ho conosciuto persone con qualità e virtù poco comuni. Non aveva­no che un piccolo, un piccolissimo difetto. Erano un po' suscettibili. Un giorno il parroco, a torto o a ragione, li rimproverò. Hanno abban­donato anche la pratica religiosa! È forte il diavolo! Si vedono tanti sa­cerdoti, religiosi, cristiani con un'intensa vita interiore, arrestarsi... e generalmente retrocedere! Perché succede? Per una grande difficoltà? No! È per un lieve disordine... una golosità, più spesso il rispetto uma­no, quel maledetto rispetto umano all'origine di ogni capitolazione e della dannazione di tanta gente, ecclesiastici compresi... la paura del sorriso di un confratello!...

Per un niente si perde così la santità, quando per altro si ha il corag­gio di fare grossi sacrifici!

Un medico di un convento di Barcellona diceva a padre Vallet: «Non capisco. Vedo delle giovani che hanno lasciato ricchezze, castelli e for­tune, attaccarsi ad un'immaginetta o irritarsi per un piccolo rimprove­ro. Ecco cosa impedisce la santità!».

Padre Vallet ci ripeteva: «Vi scongiuro di osservare i vostri peccati veniali abituali! È su questi che il demonio farà leva per catturarvi!». Regola sempre attuale... ma specialmente durante gli Esercizi, quan­do si prendono delle decisioni.