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Terza regola n° 331

331 Quando una causa ha preceduto la consolazione, tanto l'angelo buono come il malvagio possono esserne l'autore, ma per fini contrari. Il buon angelo ha in vista il profitto dell'anima, perché cresca e salga di virtù in virtù. L'angelo malvagio, al contrario, vuole sempre bloccare i suoi progressi nel bene per poi attirarla nella sua intenzione colpevole e perversa.

 

All'inizio non vediamo chi ci spinge, ma è dai frutti che si riconosce l'albero. Non va dimenticato il principio: il demonio in fondo vuole in­durci al male, anche se all'inizio ci spinge verso il bene; è per questo che si dice: «Talvolta il meglio è nemico del bene».

Lo spirito buono, al contrario, non vuole che il bene. Bisognerà dun­que stare molto attenti, osservare da vicino e per un certo tempo.

 

Quarta regola n° 332

È la trappola che prepara il demonio, quando questi vuole ingannare un'anima fervente... Non le propone il male: l'anima fervente reagireb­be. Le propone di fare il bene. Ma non un bene qualsiasi: un bene che corrisponde ai suoi gusti personali. Infatti è bello fare ciò che si sa ben fare. E dopo, poco a poco, la fa deviare.

 

332 - E’ proprio dell'angelo malvagio, quando si trasforma in angelo di luce, entrare nei sentimenti dell'anima devota e finire con ispirarle i propri. Così incomincia con insinuare a quest'anima buoni e santi pensieri, conformi alle sue disposizioni virtuose, ma poi, a poco a poco, cerca di trarre l'anima ai suoi inganni occulti e di farla consentire alle sue perverse intenzioni.

 

Ad esempio, si rivolge ad un prete zelante: «Perdi troppo tempo nel­la contemplazione, le anime aspettano». E gli fa trascurare l'orazione. Oppure, durante l'orazione, invierà ad un sacerdote poeta alcune belle rime per fare un cantico alla SS. Vergine. Ad un matematico non invierà delle rime, bensì un problema tanto difficile da fare impallidire Einstein. Ad un apostolo, invierà piani mirabolanti di conferenze per convertire folle intere, ecc.

Il demonio è riuscito ad ingannare diverse volte il curato d'Ars. Cosa avreste fatto voi, per ingannare il curato d'Ars? Probabilmente gli avreste inviàto una misera prostituta. Ma pensate un po', il santo cura­to l'avrebbe convertita, senza peccare... Il demonio è più sottile. Ha scrutato da vicino le virtù del curato d'Ars, il suo odio per il peccato, il suo amore per la penitenza, l'amore alla preghiera. Ed ecco, ve n'è ab­bastanza:

- Vai nella Trappa a piangere i tuoi peccati. Vai a fare lunghe peni­tenze, dedicati alla vita contemplativa!

Il curato d'Ars si è lasciato ingannare. Fu ingannato almeno due vol­te.

 

Quinta regola n° 333

È la regola d'oro che permetterà di scoprire la coda del demonio.

333 - Dobbiamo esaminare con molta cura il processo dei pensieri. Se l'inizio, il mezzo e il fine sono tutti buoni e tendono pienamente al bene, è segno che procedono dall'angelo buono; ma se il cor­so dei pensieri che ci sono suggeriti termina a qualche cosa catti­va o che distrae, o meno buona di quella che l'anima aveva pri­ma proposto di fare, o se questi pensieri infiacchiscono o in­quietano o conturbano l'anima, togliendola pace, la tranquilli­tà e la quiete che prima aveva, è chiaro segno che essi procedono dal cattivo spirito nemico del nostro profitto e della nostra eter­na salute.

 

Non bisogna guardare le cose superficialmente. L'intenzione e il fi­ne, visibilmente buoni, non devono farci concludere subito che «viene da Dio». La cosa potrebbe venire dal demonio, soprattutto se si tratta di grazie apparentemente miracolose. Il demonio può impiegare tutta la sua abilità, che sappiamo grande, per ingannarci... e poi nei due sensi: sia per far credere che tale mistificazione viene da Dio, sia per indurre poco a poco, le anime coraggiose a scoraggiarsi o a cadere nell'errore; come anche per svalutare una vera azione di Dio, un vero santo... (se Dio lo permette).

Questa regola delicata ma molto sicura è fondata sul principio di mo­rale: Bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu. Perché qualcosa meriti l'aggettivo di buona, occorre che sia perfettamente buona, perché sia cattiva basta che vi sia qualcosa di cattivo. Ad esem­pio un ottimo dolce, un ottimo vino, se ad essi è mescolato qualche grammo di stricnina o solo qualche goccia di petrolio non meritano l'epiteto di buono. Perché una cosa sia chiamata cattiva, basta che ab­bia qualcosa di cattivo; ad esempio, una buona minestra bruciata, un bell'abito di seta sul quale è caduta qualche goccia d'olio (almeno, fin tanto che non sarà smacchiato non potrà essere utilizzato) ecc. Del buon Chianti messo in un bidone di benzina, sarà un disastro, ecc. Dunque, ascoltiamo sant'Ignazio: «Se il principio e il mezzo sono buo­ni, non ci si può ancora pronunciare; se anche il fine è buono, attenzio­ne!». E sant'Ignazio specifica, per non lasciarci ingannare: «Se tutto in essa è buono allora procede da Dio». Ma se il seguito dei pensieri sug­geriti finisce per incontrare qualcosa di cattivo allora è segno che non viene da Dio. Ad esempio, nel caso del parroco che abbiamo citato po­co prima, uno dei giovani è passato al partito comunista; il consiglio di incrementare i balli, dato con buona intenzione, è cattivo o dissipatore (hanno preso gusto al ballo) o meno buono di quanto ci si era proposti di fare (non si comunicano più): questo non può venire da Dio.

Sant'Ignazio approfondisce i segni più difficili da cogliere. Se questi pensieri indeboliscono la nostra anima, l'inquietano, la turbano, le tol­gono la pace... la tranquillità di cui godeva all'inizio, è un segno evi­dente che procedono dal cattivo spirito.

A Parigi sant'Ignazio ebbe questo pensiero: «Tu che vuoi fondare un ordine, che vuoi influenzare la classe dirigente in pieno secolo umani­sta, devi lavorare per diventare un distinto latinista. (E fin qui niente da dire!). Dunque, anche tu devi comperare e leggere un'opera del canoni­co Erasmo così lodato da tutti». Doveva dunque, prima di tutto e ad ogni costo, leggere questo libro. E sant'Ignazio comprò il libro «Miles Christi». Ogni giorno ne leggeva qualche pagina. Era, in effetti un buon latino... Dopo qualche tempo però, Ignazio si accorse che da quando leggeva Erasmo, non aveva più il suo fervore, la sua abituale compunzione. Fece qualche controprova e finì col rinunciare ad Era­smo. Qualche anno dopo si comprese il male che aveva fatto alla gio­ventù il paradossale scrittore e il suo libro fu condannato. Ignazio l'aveva capito perdendo la sua soavità.

Abbiamo anche l'esempio di Maddalena della Croce che, all'inizio del secolo di santa Teresa, aveva ingannato tutta la Spagna. Si innalza­va per aria, l'ostia partiva dalla mano del sacerdote per posarsi sulle sue labbra, in certi giorni le comparivano le stimmate, sudori di sangue, an­nunciò che Francesco I era stato battuto a Pavia e si era consegnato ai soldati spagnoli (allora non c'era il telegrafo). Di lì l'entusiasmo. Popo­lo, sacerdoti, vescovi, imperatore, imperatrice, tutti la veneravano e la consultavano.

Un visitatore apostolico inviato da Roma, entrato nella clausura, fu colpito da una serie di inezie. Fece parlare ciascuna delle suore e sopra tutto la Madre badessa, la stessa Maddalenza della Croce, che finì col confessargli che sin da quando era pastorella, aveva dato la sua anima al demonio in cambio di poter compiere prodigi. E la cosa durava da trent'anni. La risonanza di questi pseudo-miracoli era dovuta al fatto che erano prodigi relativi a noi. Un demonio può benissimo portare l'ostia, andare in un batter d'occhio da Pavia a Cordova, sollevare qualcuno o farlo sanguinare, ecc.

La stessa cosa capitò qualche anno più tardi a Parigi. Una domestica tuttofare chiamata Nicole Tavernier faceva «miracoli», diciamo prodi­gi. Annunciava avvenimenti a distanza, da Parigi si trovava trasportata a Tours e due ore dopo era nuovamente a Parigi. Tutti correvano da lei ed ebbe perfino l'ardire di far ordinare dall'arcivescovo una processio­ne pubblica, alla quale prese parte il Parlamento francese.

Intanto, una vera santa, madame Accarie (che diventerà la beata Ma­ria dell'Incarnazione, carmelitana) diceva: «No, Dio non c'entra! ». Lei sì che aveva ragione. Nicole finì miserabilmente e divenne ugonotta. Madame Accarie, infatti, l'aveva sorpresa in flagrante delitto di men­zogna e di autocompiacimento. Bastava.

Nello stesso secolo, viveva a Roma una religiosa considerata santa per i suoi miracoli (prodigi). I cardinali non erano d'accordo sull'origi­ne dei fatti straordinari. Chiesero allora a san Filippo Neri di control­larli. Filippo va al convento, suona, e, brutalmente:

- Scusi sorella, vengo per vedere la santa. E quella, tutta felice:

- Sono io!

Questo bastava. Filippo ripartì, certo sulla santità e l'origine dei pro­digi della «santa» religiosa.

Attenzione, dunque!

Padre Ibànez, domenicano, in merito a santa Teresa d'Avila diceva: queste grazie «gratis datae» di visioni e rivelazioni, vengono donate per la santificazione del prossimo. Se coloro che vi si accostano, invece di santificarsi si ritrovano disobbedienti, orgogliosi, contestatori, ecc. è segno che simili fatti miracolosi non vengono da Dio.

«Dai frutti si riconosce l'albero». Ma anche lì, attenzione! Bisogna guardare le cose da vicino.

Un monaco venne a dirmi che desiderava entrare nella Certosa. Aveva chiesto il permesso anche al suo abate, ma solo in seguito ne aveva parlato al confessore. Questo segno, averne parlato al confessore solo a decisione presa, era sufficiente per mostrare che non era Dio, ma il de­monio, a volerlo nella Certosa.

 

Sesta regola n° 334

334 - Quando il nemico della natura umana è stato scoperto e ricono­sciuto dalla sua coda serpentina, cioè dal cattivo fine al quale ci portava, giova alla persona che è stata da lui tentata, riflettere subito sul corso dei buoni pensieri che le suggerì: il loro inizio e come, a poco a poco, procurò di farla scendere dalla soavità e gaudio spirituale in cui si trovava, fino a trarla alla sua deprava­ta intenzione. L'esperienza che essa acquisterà attraverso questa ricerca e questa osservazione le fornirà i mezzi di tenersi in guar­dia, in seguito, contro gli ordinari inganni del nemico.

 

Da qui la necessità di esaminarsi. San Benedetto diceva ai suoi mona­ci: «Esamina ogni tua azione». Sant'Ignazio dice: «...dalla sua coda serpentina». Il serpente si nasconde sotto le foglie, non lo si vede. Ma se solo si sospetta la sua presenza, si guarda con attenzione. Il serpente si nasconde con abilità, ma non si accorge che la sua coda è visibile. Co­sì lo si riconosce e sarà abbattuto. Capiterà di essere ingannati dal de­monio; non spaventiamoci! È necessario, allora, un attento esame: co­me ci ha sorpresi? All'inizio, forse quando eravamo più stanchi, o più entusiasti, o magari un po' euforici?

Cosa proponeva al curato d'Ars? L'orrore del peccato, la vita con­templativa, minimizzava i compiti del parroco...

Esaminate i sofismi usati per ingannarvi, gli errori fatti, l'abbandono dell'orazione e della lettura spirituale, le perdite di tempo nella lettura di giornali e riviste... Avete tralasciato l'esame di coscienza... Non ave­te mai tenuto conto degli avvertimenti, non avete confidato quella rela­zione, quell'imprudenza al direttore spirituale. Poco a poco, il demo­nio vi ha fatto perdere il fervore iniziale...

Guadagnerete molto in esperienza, in forze nella lotta, nella cono­scenza di voi stessi, se saprete analizzare come il demonio vi ha ingan­nato. Generalmente, poi, si ripete e tornerà a farvi gli stessi ragiona­menti. Notate, esaminate lo sviluppo dei buoni pensieri: ecco un pre­zioso metodo d'esame.

 

Settima regola n° 335

335 - In coloro che fanno progressi nella virtù il buon angelo tocca dolcemente, lievemente e soavemente l'anima, come goccia d'acqua che entra in una spugna. Il cattivo angelo, al contrario, rudemente e con rumore e inquietudine, come quando la goccia cade sopra la pietra. Quelli che invece procedono di male in peg­gio sono toccati dai sopraddetti spiriti in modo contrario: la causa di ciò è la disposizione dell'anima in quanto è contraria o simile a detti spiriti. Perché quando è contraria, lo spirito entra con strepito e si sente facilmente la sua presenza. Quando invece e simile, vi entra tranquillamente e in silenzio come in casa pro­pria, a porta aperta.

 

Questa regola è molto preziosa e può illuminare non solo per il com­battimento individuale, ma anche per quello generale dei due stendardi. Sarda y Salvany, nel suo El liberalismo es pecado (Il liberalismo è un peccato), la consiglia a chi vuol vedere chiaro negli avvenimenti in cui è poco informato.

Fondamento della regola: i principi o le idee contrarie ci urtano, mentre i pensieri simili ai nostri ci sembrano buoni e naturali, come normali.

Esempio: un prete progressista legge un'enciclica che ribadisce i prin­cipi della fede, e ne è irritato. «Con questo Papa la teologia non può più progredire...». Al contrario, leggerà un articolo modernizzante, che incoraggia i preti progressisti, e approva: «Ecco, qualcosa di buo­no, com'è profondo!».

Spesso incontriamo semplici contadini, fedeli agli Esercizi, con in mano un articolo che li ha colpiti. Non riescono a vedere l'inganno, ma si sentono istintivamente urtati. Allo stesso modo, sentendoci predicare sull'inferno e constatando il bene di questi pensieri sui peccatori, senza dubitarne e ascoltandoci, annuiscono convinti.

È chiaro l'influsso che trascina il prete progressista e quello che tra­scina il contadino. Allo stesso modo, quando si dicono meraviglie di un movimento appena costituito, o di un tale partito... Ma cosa si dice? chi lo dice? chi ne è partigiano? quali sono i frutti soprannaturali d'umiltà, fede e obbedienza? che ne pensano i mondani? cosa ne pensa, invece, l'uomo di Dio?... Senza conoscerli a fondo, potete sapere se vengono da Dio o dal demonio.

Il metodo può darvi il criterio giusto per valutare gli avvenimenti e le associazioni non ancora ben conosciute. Come lo Spirito Santo induce alla pace, alla gioia spirituale, alla carità, alla castità, alla dolcezza, all'umiltà, ecc.; così ciò che muove al contrario non viene dallo Spirito Santo. Una vergine cristiana, cinese, dei nostri giorni, ha le stesse rea­zioni di una vergine cristiana dei primi secoli. I materialisti empi (co­munisti, nazisti, ecc.) hanno, di fronte alla dottrina di Cristo e della Chiesa, le stesse reazioni di Nerone e Diocleziano. E quelli che sono più o meno nell'errore, come i cattolici di sinistra, li approvano e al limite li giustificano; da qui, si indovina lo spirito che li influenza. Oppure, un ultra-cattolico che tratta il Papa da eretico, non potrà dirsi guidato dal­lo spirito divino, anche se è pio, dice cose buone o, addirittura, facesse miracoli! Non è spinto dallo spirito di Dio.