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Regole per il discernimento degli spiriti della seconda settimana

Altre regole che trattano più a fondo la stessa materia del discernimento degli spiriti.

Queste regole convengono soprattutto alla seconda settimana. Le re­gole del discernimento degli spiriti della prima settimana sono regole elementari per tutti, peccatori, incipienti, anime progredite. Ma, ordi­nariamente, con le anime progredite nelle vie della vita interiore, il de­monio agisce in un modo più sottile. Allora diventa più difficile sventa­re i suoi piani perché, in generale, tenta queste anime sotto l'apparenza del bene. Non propone loro di compiere il male, ma di fare il bene! Co­me resistere a un simile invito? Si ha il diritto di rifiutarsi di compiere il bene? Non sarebbe questa pusillanimità? Lassismo?... Tuttavia, quan­te anime, quanti apostoli zelanti, quali grandi opere sono state gettate al vento per delle buone ragioni abilmente presentate dal seduttore tra­sformato in «angelo di luce».

Queste regole saranno utili ad ogni anima generosa, anche se cammi­na ancora nella via ascetica (ascesi vuol dire combattimento. La via ascetica è la via di chi, con l'aiuto dello Spirito Santo, sempre indispen­sabile per agire sul piano soprannaturale, vive nella via ordinaria delle virtù cristiane).

Queste regole saranno maggiormente utili, a coloro che Dio ha già elevato nella via mistica (è quando Dio conduce l'anima completamen­te abbandonata in Lui, più con i doni dello Spirito Santo che con le bat­taglie ordinarie). Queste regole saranno utili, infine, anche in occasione di casi mistici, miracolosi, di visioni, di stati mistici, estasi (che non so­no tanto dei segni di santità, - «altrimenti, diceva umoristicamente san Bonaventura, bisognerebbe dire che Balaam era un santo, come pu­re la sua asina» - quanto dei segni voluti da Dio per il bene del popolo). Stati miracolosi che non si devono desiderare, perché sono spesso accompagnati da terribili prove e anche perché, se l'anima non è distaccata da tutto, queste grazie possono farle del male. Padre Vallet diceva: «Noi tutti siamo chiamati all'unione mistica ordinaria, a cui lo Spirito Santo ci conduce con i suoi doni, ma non tutti sono chiamati all'unione mistica miracolosa. Benché se Dio chiama qualcuno, costui deve accettare umilmente e con grande fedeltà».

Che si tratti di via ascetica o di via mistica, di unione mistica ordina­ria o di via straordinaria, visioni, estasi, ecc. queste regole, che richie­dono un esame approfondito, possono aiutare molte anime sia a rassi­curarsi, sia a sventare le insidie del demonio, facendoci notare, se non tutto, almeno i segni che svelano lo spirito buono e quelli che svelano lo spirito cattivo. Inutile dire che bisogna accompagnarle con le preghiere e la docilità allo Spirito Santo, altrimenti si cadrà spesso nei lacci del demonio. Ragione di più per meditare queste regole, dette della secon­da settimana. Troppo spesso si parla alla leggera di grazie «gratis da­tae» (estasi, miracoli, visioni, ecc.) sia in un senso che nell'altro. Gli ec­clesiastici e i dotti sono portati a negarle o a deriderle (spesso per la paura di passare per creduloni). Altri s'affannano alla ricerca del mera­viglioso e pensano che la Santa Vergine ci porti qualcosa di nuovo che la Chiesa non avrebbe ricevuto dal suo divin Figlio, come se la Rivela­zione non fosse terminata con la morte dell'ultimo apostolo...

Il dotto Gersone, l'abbiamo visto, derideva le visioni di santa Cateri­na da Siena e voleva che il concilio di Costanza condannasse tutte le sue rivelazioni e visioni, e ordinasse di non parlarne più. Al tempo di santa Teresa d'Avila, tutti i dotti di Avila si riunirono per discutere sulle vi­sioni di Teresa e conclusero all'unanimità che questi favori non veniva­no da Dio. Le inviarono anche una delegazione per notificarle che era stata ingannata dal demonio e che doveva fare di tutto per uscire da questa via che era un'illusione.

Una delle maggiori difficoltà che incontrò la diffusione della devo­zione del Sacro Cuore, fu dovuta al fatto che nostro Signore aveva vo­luto servirsi di un'umile religiosa della Visitazione per chiedere que­sta festa, il primo venerdì del mese, la consacrazione, ecc.

Tuttavia nell'Antico e nel Nuovo Testamento, queste ineffabili rela­zioni di Dio con certi uomini sono narrate spesso... È vero che non bi­sogna essere troppo creduloni. San Pietro, nella sua seconda lettera, dopo aver ricordato la visione del Tabor, dà la grande regola che dob­biamo fissare e tener presente prima di ogni racconto meraviglioso: Sed habemus firmiorem propheticum sermonem. Altrimenti detto: «Abbia­mo, prima di ogni rivelazione privata, la santa Chiesa gerarchica uffi­ciale, con il deposito della fede». Ecco quello che sarà il grande segno per esaminare se una visione viene da Dio o no. Ma attenzione, quando entrano in gioco le passioni, molti vorrebbero far credere che l'autenti­ca gerarchia ha parlato anche quando in realtà è solo un detentore di una parcella di questa gerarchia che è andato oltre le sue funzioni.

Il Papa, parlando ex-cathedra, è infallibile. Un vescovo, pur essendo l'autorità gerarchica nella sua diocesi, non è necessariamente infallibi­le. Un vescovo può emanare leggi territoriali, e sul suo territorio gli si deve obbedire (almeno i suoi soggetti). Per gli stranieri, il Diritto Cano­nico specifica che in qualche caso, quando sono di passaggio, sono te­nuti in coscienza ad obbedire a queste leggi, in altri casi invece no. Ma un vescovo non può pronunciarsi ex-cathedra (se non c'è niente contro la fede e i costumi) circa la verità di un particolare favore divino, di una visione, ecc. Il Sant'Uffizio che condannò due volte Padre Pio, ha ora autorizzato l'introduzione della sua causa di beatificazione.

Altrimenti detto, l'obbedienza vera e la regola della fede sono una doppia regola per giudicare la falsità di una visione. (E ancora bisogna esaminare la cosa in modo approfondito). Circa l'autenticità della grazia miracolosa personale, sarà spesso impossibile averne la certezza. E la santa Chiesa, pur favorendo gli atti pubblici di devozione, pellegri­naggi ecc., e vieta di pronunciarsi sul fatto.

In materia di mistica non si possono fissare regole generali. Dio è il Padrone e agisce come gli piace!

Le regole del discernimento degli spiriti di sant'Ignazio ci aiuteranno ad agire prudentemente in ogni caso, sia ascetico che mistico ordinario o mistico miracoloso.

 

Prima regola n° 329

329 - È proprio di Dio e dei suoi angeli dare nelle loro mozioni, vera allegrezza e gaudio spirituale, rimuovendo ogni tristezza e tur­bamento che il nemico induce. Al contrario è proprio del nemi­co combattere contro tale allegrezza e consolazione interiore, portando ragioni apparenti, sottigliezze e continue illusioni.

 

San Paolo (Gal 5, 22) ci indica i frutti dello Spirito Santo (12 nella Volgata e 9 nel testo greco): innanzi tutto la carità, la pace, la gioia. Dio e i "suoi angeli infondono nell'anima la pace, la gioia (ma sant'Ignazio specifica: la vera allegrezza); la vera gioia spirituale è da distinguere bene da quella torbida, dissipata e dissipante; ad esempio quelli che dicono: la religione cristiana è una religione di gioia, evviva il ballo, dunque, viva la dissipazione, la promiscuità, ecc.! Attenzione, non confondete. Non è questa la vera allegrezza. Il demonio quando arriva, si sforza (non sempre ci riesce, soprattutto se l'anima è comple­tamente abbandonata allo Spirito Santo) di cacciare quella pace, quella gioia, tenta di turbare l'anima, la rende triste... poiché lui è l'eterna­mente triste. Un modo di constatare la sua vicinanza sta nel sentirsi per­vadere dalla tristezza. Ma come fa? Lo vedremo.

«Portando ragioni apparenti». Che non sono vere ragioni. Molti ci cascano, ma esse non provano niente. Uno dei pericoli attuali che turba la Chiesa e getta la società nella più grande confusione che si possa ri­scontrare nel corso dei secoli, è proprio questo gioco delle ragioni appa­renti che turbano molti buoni cristiani, preoccupati di essere fedeli al loro dovere, e li impediscono di reagire; ad esempio, il catechismo ereti­co che taluni vogliono imporre alla santa Chiesa e che la Chiesa stessa ha condannato più volte. Con il pretesto molto bello dell'adattamento del metodo di insegnamento (il che è una buona cosa), con il pretesto che è stato fatto pubblicare da una commissione o sottocommissione (che non sono controllate), si fa credere agli stessi vescovi che, poiché fanno parte della collegialità, devono accettare e pubblicare quanto è edito dalla sottocommissione. Poi si fa credere ai fedeli che in coscienza sono tenuti ad accettare, sotto pena di disobbedienza, ciò che il loro ve­scovo ha pubblicato.

Si insinua anche (e certi osano dirlo) che il concilio Vaticano II ha cambiato la fede: è una dottrina prettamente modernista. Si arriva per­sino a minacciare i librai di escluderli dalla distribuzione qualora osas­sero vendere ancora i catechismi di una volta. Qui ci troviamo innanzi ad un caporalismo nazi-ecclesiastico fra i più contrari alla giustizia, e ad un grave abuso di autorità.

E il gioco è fatto. Ora, analizzate.

Anche se un vescovo (che Dio non voglia!) ordinasse di tacere le veri­tà necessarie alla salvezza, quest'ordine sarebbe nullo. E non solo i ve­scovi non obbligano a compiere questa omissione, ma loro stessi affer­mano che il nuovo catechismo è stato pubblicato di sorpresa e contro la loro volontà.

E le sottocommissioni che tentano di imporcelo fanno ragionamenti che sarebbero esatti se:

I. Fossero stati i vescovi ad averlo imposto (e non è così).

2. Si trattasse di ordini che avrebbero avuto il diritto di dare. Ora, i vescovi non hanno l'intenzione di dare ordini eretici.

Ecco la mistificazione!

- Come, non distribuite la comunione nella mano?... Osate disap­provare questo? Allora siete contro il vostro vescovo?

- Ma il mio vescovo aveva risposto di essere contrario alla comunio­ne nella mano. E il Santo Padre ha fatto notare che anche la maggior parte dei vescovi era contraria. E poi l'autorizzazione era data solo per i luoghi dove l'uso era già stabilito, mentre qui l'uso della comunione nella mano non esisteva. È vero che gli innovatori hanno subito aziona­to le batterie; il vescovo fu avvertito di non andare contro la collegiali­tà, e così ha pubblicato questa autorizzazione. Ben presto «qualcuno» impose alle religiose e ai bambini di obbedire al concilio. Poi, minacce ai parroci che «disobbedivano» al vescovo e al concilio... Tutto questo viene da Dio?

- Da parte mia, credo di no.

Esempio di un parroco di campagna molto zelante e ingannato da una di queste mistificazioni dell'Azione cattolica. Mi è capitato mentre ero in una parrocchia a predicare; come mi vede, il parroco mi pone una domanda:

- Padre, ho un caso di coscienza. La Federazione (della Gioventù Cattolica) ha ordinato la «penetrazione» ai balli per ragioni di aposto­lato. Ho obbedito. Bisognava obbedire, non è vero? Anche se non mi andava a genio, di mandare i giovani a ballare. Ora sono stufo. In se­guito i miei giovani hanno preso gusto al ballo, ve n'è uno che è anche passato al comunismo, e gli altri non si comunicano più la domenica mattina. Che ne pensa, Padre?

Gli ho risposto:

1. Lei non ha obbedito, signor parroco. Chi comanda qui?... Prima di tutto il vescovo. Ora, ogni anno, in questa diocesi, il vescovo proibi­va ufficialmente il ballo ai giovani. E in quell'anno aveva ribadito la proibizione in due occasioni.

2. Ragioni apparenti: signor parroco, non può incontrare questi gio­vani all'uscita della Messa? In un bar? O quando sono nei campi? Cre­de forse che il momento più propizio per convertirli sia necessariamente quando hanno una ragazza tra le braccia?

3. Regresso: uno passato al comunismo. Gli altri non si comunicano, non hanno più voglia di comunicarsi, hanno voglia di ballare. Quante ragioni apparenti! Quante sottigliezze! Quante continue illusioni! Il pe­scatore che si fa prendere dal pesce! Conoscete la storia...

 

Seconda regola n° 330

330 - È solo di Dio nostro Signore dare consolazione all'anima senza causa precedente, perché è proprio del Creatore entrare nell'anima, uscire e destare mozione in essa, traendola tutta nell'amore, di sua divina Maestà. Dico senza cause, cioè senza che sia preceduta dal sentimento o conoscenza di alcun oggetto, per cui tale consolazione venga mediante i propri atti di intellet­to e volontà.

Vedete, solo Dio può fare miracoli... veri miracoli, senza causa pre­cedente. Dio solo può creare, ovvero fare qualcosa dal nulla. Solo Dio può dare e rendere la vita. Ogni volta che gli spiriti, angeli o demoni, fanno qualcosa, non possono però creare o fare dal nulla. Devono ser­virsi di qualcosa, non fosse che un raggio di sole. Bisogna sapere che i demoni possono compiere certi miracoli secondari che, a dire il vero, non sono veri miracoli: lo sono in rapporto a noi. È in questo senso che essi sono più intelligenti di noi, più potenti di noi. Ma un vero miraco­lo, senza servirsi di niente, solo Dio lo può fare.

Per esempio: solo Dio può risuscitare un morto, un vero morto. Ma un fachiro che non è un morto, potrà essere mantenuto in vita dal de­monio per un intero anno in una bara, come se fosse morto, e poi ripor­tato in vita. Ma se il fachiro fosse veramente morto, il demonio non po­trebbe restituirgli la vita. Similmente, solo Dio può fare certi miracoli a distanza senza l'uso preliminare di qualche oggetto; ad esempio, far ve­dere senza il senso della vista, restituire alla vita un bimbo fatto a pezzi, come accadde a san Vincenzo Ferreri quando resuscitò il bambino della ostessa folle. Dio solo può farlo.

Ma sollevare a trecento metri d'altezza Simon Mago, se noi non pos­siamo farlo, degli spiriti non soggetti alla legge di gravità possono be­nissimo farlo. Il fatto capitò ai tempi di san Pietro e ci è raccontato da san Clemente papa. San Pietro aveva inviato un giovane sacerdote, che doveva poi diventare il suo primo successore (san Lino, il secondo pa­pa), per essere testimone del fatto. Simon Mago, per opporsi a san Pie­tro, aveva annunziato che in quel giorno, alla tal ora, sarebbe salito in cielo da una certa piazza pubblica. All'ora convenuta la piazza era pie­na di gente. Simon Mago arriva e... oplà, sale in aria per trecento me­tri. Miracolo! Vedremo tuttavia che il demonio non può fare miracoli senza il permesso di Dio. E infatti, giunto a trecento metri di altezza, Dio ordina al demonio di lasciarlo e Simon Mago precipita, sfracellan­dosi al suolo fra lo stupore dei presenti.

Si riconoscono i prodigi, più che i miracoli, del demonio, da quattro segni. È importante saperlo per non lasciarsi ingannare da questi pseudo-miracoli.

1. I demoni non possono compiere miracoli veri, ma solo miracoli re­lativi a noi, nel senso che superano le nostre capacità naturali.

2. I loro miracoli non sono per il bene; ad esempio, le streghe che ina­ridiscono le mammelle delle mucche, ecc.

3. Generalmente questi pseudo-miracoli sono a favore della cattiva dottrina; ad esempio, Apollonio di Tiana che faceva danzare le statue, i maghi, ecc.

4. I demoni possono fare miracoli solo col permesso di Dio. Non un minuto di più. Come Dio ordinò al demonio di lasciare Simon Mago, questi cadde davanti a quella folla, stupita prima di vederlo salire al cie­lo, e poi più stupita ancora di vederlo cadere.

Ma perché il Buon Dio permette al demonio di compiere questi pseudo-miracoli? Per punire quelli che non vogliono accettare i veri mi­racoli e che, per contro, cascano davanti alle magie di una strega. Per­dam sapientiam sapientium et prudentiam prudentiam reprobabo. Bi­sogna saperlo: «Distruggerò la sapienza dei savi, annienterò l'intelli­genza dei dotti» (1 Cor 1, 19).

I demoni possono imprimere false stigmate, possono permettere su­dore di sangue, portare un'ostia dalla mano di un sacerdote alla bocca della veggente. Questo il demonio può farlo, come del resto anche l'an­gelo. Come dice san Giovanni (1 Gv 4, 1): «... Non vogliate credere ad ogni spirito, ma esaminate prima se tali spiriti provengpno da Dio». Anche i demoni possono agire sulle facoltà sensibili, ma non possono entrare nella nostra anima per farla acconsentire. Come è buono il Si­gnore ad avere salvaguardato la cittadella della nostra anima! Il demo­nio non può sapere ciò che pensiamo, a meno che non glielo manifestia­mo. Non può obbligarci a dire di sì; noi rimaniamo liberi.

E se Dio gli permette qualche volta di possedere qualcuno, di prende­re, per così dire, le leve di comando di una persona, il demonio non può però obbligare questo posseduto ad acconsentire. Ecco perché le osses­sioni in cui il demonio sollecita dal di fuori al male, in modo talvolta prodigioso, sono più temibili della possessione in cui l'anima è testimo­ne di ciò che il demonio opera nelle sue facoltà, ma di cui non è respon­sabile, dato che sono i demoni ad operare.

«Senza causa precedente»

Ad esempio: la beata Anna Maria Taigi, mentre si trova in cucina, ri­ceve ad un tratto ispirazioni sulla SS. Trinità; va a trovare il suo confes­sore e gli confida le illuminazioni avute. Il confessore le chiede:

- Avete forse letto un libro sulla SS. Trinità? ... Avete appena ascol­tato una conferenza?... Siete passata davanti alla chiesa?...

- No, è stato improvviso...

- Non vi sono cause precedenti: viene da Dio!