00 23/07/2013 16:50
 
 
D'altra parte il movimento pentecostale è di fronte alla sfida storica di qualificare la propria identità in modo "prò-attivo" e non "rè-attivo", ferma restando la capacità di interagire in modo profetico, ma riconciliato, con il cattolicesimo, come è nel destino storico del protestantesimo in generale. Il dialogo fraterno preparato in modo sovrano da Dio nelle nostre persone, miracolosamente cominciato e poi anche continuato tra noi, è un segno e un seme, magari piccolissimo, di un peso molto grande sul cuore di Dio. ....
Per quanto riguarda le Assemblee di Dio a livello internazionale, da molti anni è presente un dibattito tra posizioni più aperte e altre più chiuse nei confronti del dialogo con il mondo cattolicoIn Italia prevale nell'attuale leadership la posizione della parte più prudente. Non bisogna in proposito dimenticare che alcuni leader internazionali delle Assemblee di Dio hanno svolto un ruolo di primo piano nel dialogo con il mondo cattolico: senza risalire a Smith Wigglesworth, basta ricordare i nomi di Donaid Gee e di David Du Plessis, "Mr. Pentecoste osservatore al concilio Vaticano II e amico di Giovanni XXIII.
Un’eredità da vagliare e discernere per noi alla luce delle Scritture che riceviamo come suprema autorità in materia di fede e di morale, ma ciò nonostante un cammino fatto insieme per quindici lunghi secoli, se è vero, come è vero, che noi ci consideriamo figli della Riforma.
 
 
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Paolo Ricca '
teologo valdese - Roma

La donna credente degli Evangelici

Scrivo volentieri una mia breve "testimonianza", personale e teologica, su Maria, la madre di Gesù. Essendo nato e cresciuto in una famiglia valdese, fin da bambino ho imparato a conoscere Maria nelle pagine della Bibbia, studiando la vita di Gesù in quella che nelle nostre chiese si chiama "la Scuola domenicale". Fin dall’infanzia si sono scolpiti nella memoria gli episodi tante volte narrati e immaginati della nascita di Gesù, della fuga in Egitto, di Gesù dodicenne che insegna nel Tempio e, ai suoi genitori che allarmati lo cercano, parla di una «casa del Padre mio» nella quale egli si doveva trovare e che evidentemente non è la loro casa di Nazareth. Più tardi fui colpito dalla libertà con cui Gesù allargò la cerchia della sua famiglia, dicendo a coloro che gli sedevano intorno per ascoltarlo: «Ecco mia madre e i miei fratelli. Chiunque avrà fatto la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre» (Marco 3,34-35). Più avanti negli anni imparai a capire e gustare il Magnificat, l’incomparabile inno con il quale Maria annuncia la rivoluzione di Dio, quella dall’alto che abbassa i potenti e innalza gli umili. Fondamentalmente è questa per me, ancora oggi, Maria: la giovane madre di Gesù protagonista di un’avventura più grande di lei, la fanciulla di Nazareth scelta da Dio per compiere, in lei e con lei, il miracolo della sua venuta personale nel mondo e così prendere forma e volto umano, uscendo dal suo mistero e rendendolo in qualche modo ancora più grande. Fin da bambino quindi Maria è stata presente nel mio immaginario religioso, essendo la sua storia così intimamente intrecciata con quella di Gesù e della salvezza. Non si può parlare di Gesù senza menzionare la donna da cui è nato. Lo stesso apostolo Paolo, che non riferisce il nome di Maria, dice comunque che Gesù è «nato da donna» (Galati 4,4). Ma in me, come in ogni cristiano evangelico, questa donna di nome Maria non è mai diventata la "Madonna", oggetto di culto e di preghiera. Tanto familiare è in me la figura di Maria, tanto estraneo resta il culto di Maria. È questa la differenza sostanziale tra cattolici ed evangelici su questo punto: la Maria biblica ci è comune e in questo senso ci unisce, il culto di Maria invece ci divide. La Bibbia parla di Maria, oltre che come madre di Gesù, anche come credente cristiana (Atti 1,14):essa è dunque nostra sorella in fede. Ma appunto, essa prega e invoca, non è pregata né invocata. In un passo almeno Maria diventa figura o simbolo della Chiesa o di parte di essa (Giovanni 19,26-27). Essa resta comunque sempre creatura bisognosa di salvezza come noi. Ecco perché nella Sacra Scrittura non c’è traccia, né diretta né indiretta, di un culto reso a Maria. La Maria più vera, più bella e più amata da tutti i cristiani, è quella biblica, l’«ancella del Signore» che «magnifica», cioè rende grande mediante la lode, non sé stessa ma il Signore.