00 23/07/2013 17:08

CONVEGNO
Teologi e studiosi a confronto nel santuario siciliano su «Maria e la cultura del nostro tempo»

Tindari, volto materno dell’ecumenismo

L'ortodosso Popescu: per noi è soprattutto «Teotokos». Elena Ribet, Chiesa battista: «Una sorella nella fede»

Da Tindari (Messina) Maria Gabriella Leonardi

C'è una Madonna bruna a Tindari che da secoli unisce le due sponde del Mediterraneo. Un'immagine giunta in Sicilia dall'Oriente e dinanzi alla quale, all'interno dello splendido santuario che la ospita, per tre giorni, si svolge il XIV Colloquio interdisciplinare di mariologia sul tema Maria e la cultura del nostro tempo. Due le coincidenze da cui sgorga la riflessione: i 25 anni dalla dedicazione del tempio in onore alla Madonna nigra sed formosa e i 30 dall'esortazione di Paolo VI Marialis cultus. Numerosi docenti, sacerdoti e laici a Tindari ne stanno approfondendo da ieri sino a domani i vari aspetti. «La Marialis cultus introduce un nuovo modo di pregare che nasce dalla valorizzazione della dottrina patristica su Maria e dall'esigenza culturale di una preghiera più interiorizzata - spiega monsignor Giovanni Orlando vicario della diocesi di Patti - indicazione preziosa ma che stenterà ad entrare nella prassi liturgica. La Marialis cultus si propone un rinnovamento del culto mariano, che giunga a rivedere e migliorare le forme tradizionali». 
Ma quali sono le aspettative di questo colloquio? Lo mette in luce ancora monsignor Orlando: «Innanzitutto ci preme compiere una rilettura della Marialis cultus nella sua genesi e nella sua ricezione e in modo speciale nei suoi contenuti. Tale lettura abbiamo voluto che non fosse limitata all'occidente o ai cattolici, ma che si realizzasse da un orizzonte più vasto e più ecumenico. In secondo luogo è intenzione del Colloquio attirare l'attenzione sulla necessaria inculturazione nel nostro tempo della figura di Maria e del suo culto».
«La Marialis cultus porta il sigillo di un Papa profandamente mariano», ha affermato nel suo intervento il professore Jean Pierre Sieme Lasoul docente al Marianum e sottolineando una frase di Paolo VI: «Se vogliamo essere cristiani dobbiamo essere mariani». Dumitru Popescu che invece ha riletto l'esortazione di Paolo VI con lo sgu ardo dell'ortodosso. «Teotokos è l'appellativo più frequente nel culto ortodosso di Maria, Per molti la verginità della madre di Dio è inaccettabile ma possiamo dire che il corpo di Cristo ha attraversto il corpo di Maria come la luce attraversa il vetro»
Dal canto suo Elena Ribet, della Chiesa Battista di Torino ha spiegato che «la Riforma ha lasciato cadere tutta la mariologia e il culto connesso come non giustificato dalla Scrittura». Conseguenze? Nel protestantesimo manca la figura biblica di Maria che «potrebbe però essere recuperata come sorella di fede». Il primo giorno si è concluso con una corale preghiera ecumenica. Oggi sarà la volta ai altre relazioni: "Maria risposta alle attese della cultura contemporanea" (professor Datolo); "Maria e la persona umana oggi: libertà e relazionalità" (professor Trenti); "Maria donna eucaristica modello della Chiesa che celebra i divini misteri" (padre De Fiores); "La donna del nostro tempo si confronta con Maria di Nazaret" (professoressa Siviglia). Domenica la conclusione con gli interventi dei professori Cervera e Calabuig.