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Ma quale caso?



"Da una trentina d'anni, la teoria dell'informazione ha stabilito questo (...): un messaggio che implica un significato viene sempre da una intelligenza". (CLAUDE TRESMONTANT, in RENÉ LAU­RENTAIN, Dio esiste ecco le prove, Piemme, Casale M.to 1997, p. 77)



1. Quando - costi quel che costi - non si vuole ammettere l'esi­stenza di Dio, quando non si vuole riconoscere l'opera di un Essere intelligente che ha ordinato l'universo e finalizzato la natura non intelli­gente, ecco spuntare il caso. Domandate a chi non crede in Dio quale sia la causa dell'ordine mirabile che osserviamo nel creato ed ecco comparire la "magica", irragionevole risposta: il caso.



2. Tutto ha avuto origine per caso, l'ordine è nato per caso e per caso si mantiene tuttora.



3. Questa pseudo-risposta è di una miseria culturale assoluta, anche se sostenuta da studiosi (sono sempre meno, in verità) di materie scientifiche o filosofiche, e il cattolico deve rendersene conto. Quanto sia irrazionale rifarsi al "caso" per spiegare l'universo, lo lasciamo dire ad illustri scienziati, anche non credenti. Vedremo che sono proprio loro i primi ad escludere che il caso possa essere all'origine della bellezza, della complessità, dell'armonia del micro e del macrocosmo che essi studiano approfonditamente.



4. Le dichiarazioni che di seguito riportiamo andrebbero memo­rizzate da ogni cattolico e utilizzate senza risparmio di energie nel corso di discussioni e dibattiti, a scuola, nel mondo del lavoro e tra amici, con lo scopo di mostrare come sia molto più ragionevole ammettere l'esi­stenza di Dio che rifarsi al "caso" per negarla.



5. Cominciamo da uno scienziato competente e molto famoso, il fisico italiano Carlo Rubbia, premio Nobel 1984. Ecco le sue parole: "Parlare di origine del mando porta inevitabilmente a pensare alla crea­zione e, guardando la natura, si scopre che esiste un ordine troppo preciso che non può essere il risultato di un 'caso', di scontri tra 'forze' come noi fisici continuiamo a sostenere. Ma credo che sia più evidente in noi che in altri l'esistenza di un ordine prestabilito nelle cose. Noi arriviamo a Dio percorrendo la strada della ragione, altri seguono la strada dell'irraziona­le" (in CARLO FIORE, scienza e fede, Elle di ci, Torino 1986, p. 23).



6. Prestiamo attenzione alle parole di Rubbia che abbiamo sottoli­neato. Egli parla da osservatore, da scienziato che sta "guardando la na­tura". Non sta facendo un discorso di Fede, nemmeno enuncia verità fi­losofiche. Egli, da scienziato che studia il creato, si accorge che l'ordine in esso esistente è a tal punto così complesso (la scienza è in grado, solo parzialmente, di misurarlo e di coglierne l'intrinseca perfezione, ma non certamente di dar vita a nulla di simile) che non può essere attribuito al cieco caso.



7. Sentiamo un altro scienziato, questa volta un non credente, 1'a­strofisico Stephen Hawking: "Le leggi della scienza quali le conosciamo oggi contengono molti numeri fondamentali, come la grandezza della carica elettrica dell'elettrone e il rapporto della massa del protone a quella dell'elettrone [...]. Il fatto degno di nota è che i valori di questi numeri sembrano essere stati esattamente coordinati per rendere possibile lo sviluppo della vita" (Dal big -bang ai buchi neri, Rizzoli 1992, p. 147).



8. Hawking non crede in Dio. Tuttavia, come scienziato constata che le leggi della scienza contengono numeri che “sembrano essere stati esattamente coordinati”. Da chi, domandiamo noi? Non certamente dal caso, perché il caso non coordina alcunché, cioè non mette in ordine ele­menti disparati come quelli che troviamo nel creato. Perché non ammet­tere molto più ragionevolmente l'esistenza di un Coordinatore onnipo­tente, cioè di Dio?



9. Dello stesso Hawking riprendiamo un'affermazione che abbiamo ricordato nel precedente capitolo: "L'intera storia della scienza è stata una graduale presa di coscienza del fatto che gli eventi non acca­dono in modo arbitrario, ma che riflettono un ordine sottostante" ("citato in EUGENIO CORTI - GIANCARLO CAVALLERI, scienza e Fede, Mimep - Docete, Pessano 1995, p. 16).



10. Se gli eventi non accadono in modo arbitrario, cioè se non acca­dono a caso, perché "riflettono un ordine sottostante", non resta che am­mettere l'esistenza di un Essere intelligente, cioè di Dio, che li ha ordinati.



11. Grichka Bogdanov è laureato in fisica teorica. Con suo fra­tello Igor, astrofisico, e il filosofo francese Jean Guitton è autore di un best-seller intitolato "Dio e la scienza" (Bompiani 1992). Sentiamo che cosa dice a proposito del caso: " Una cellula vivente è composta di una ventina di aminoacidi che formano una 'catena' compatta. La funzione di questi aminoacidi dipende a sua volta da circa duemila enzimi specifici... I biologi giungono a calcolare che la probabilità che un migliaio di enzimi si raggruppi per caso in modo ordinato fino a formare una cellula vivente (nel corso di un'evoluzione di diversi miliardi di anni) è dell'ordine di 10100 (uno seguito da mille zeri) contro 1" (pp. 41-42).



12. I dati forniti dal fisico Grichka Bogdanov sono illuminanti. Se il calcolo degli scienziati esclude che il caso sia l'autore dell'ordine esi­stente tra gli enzimi che compongono una sola cellula, come è possibile credere che l'ordine regnante nell'universo intero sia frutto del caso? Davvero, negare Dio quale autore del creato e attribuire al "caso" l'or­dine e la complessità dell'universo è del tutto irragionevole.



13. Sentiamo ancora le parole di Grichka Bogdanov: "Affinché la formazione dei nucleotidi porti "per caso" all'elaborazione di una molecola di RNA (acido ribonucleico) utilizzabile, sarebbe stato necessario che la natura moltiplicasse i tentativi a casaccio nello spazio di almeno 1015 anni (vale a dire 1 seguito da 15 zeri, cioè un milione di miliardi di anni), il che è un tempo centomila volte più esteso dell'età complessiva del nostro uni­verso" (ibidem, p. 44).



14. Credenti e non credenti devono riflettere di fronte a questi dati. Se, come afferma la scienza, per costruire a caso una sola molecola di RNA non può bastare l'età complessiva del nostro universo, come si sarebbe potuto generare "per caso" l'intero creato?



15. Sempre riferendosi al caso, il professor Bucci, del Campus Bio­medico di Roma, parlando ad un congresso internazionale che aveva per tema "La probabilità nelle scienze" riportava un paragone che andrebbe obbligatoriamente memorizzato tanto è illuminante, semplice e decisivo: "Supponiamo che io vada in una grotta preistorica e vi trovi incisa, su una parete, una scritta, per esempio: 'Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura chè la dritta via era smarrita', e che io dica ai miei colleghi: in quella grotta, a causa dell'erosione dell'acqua, della soli­dificazione dei carbonati e dell'azione del vento, si è prodotta, per caso, la prima frase della Divina Commedia. Non mi prenderebbero per matto? Eppure non avrebbero nulla da ridire se dicessi loro che si è formata per caso la prima cellula vivente, che ha un contenuto di informazioni equivalente a 5000 volte l'intera Divina Commedia" (tratto da EUGENIO CORTI - GIANCARLO CAVALLERI, scienza e Fede, Mimep-Docete, Pessano 1995, p. 13).



16. Un altro esempio riguardante l'impossibilità e l'irragionevo­lezza del caso ci è offerto dallo scienziato John Carew Eccles, neurofi­siologo australiano di fama mondiale, premio Nobel 1963 per la fisiolo­gia e la medicina. Ascoltiamo le sue parole: "Supponiamo l'esistenza di un magazzino immenso di pezzi aeronautici, tutti nelle loro casse o sugli scaf­fali. Un edificio enorme, mettiamo di mille chilometri per lato. Arriva un ciclone che, per centomila anni, fa roteare e scontrare tra loro quei pezzi. Quando finalmente si placa, dove c'era il magazzino c'è una serie di quadrimotori, già con le eliche che girano... Ecco: stando proprio alla scienza, le probabilità che il caso abbia creato la vita sono più o meno quelle di questo esempio. Con, pergiunta, un'aggravante: da dove vengono i materiali del magazzino?" (tratte da: VITTORIO MESSORI, Inchiesta sul Cristiane­simo, Mondadori, Milano 1993, p. 174).



17. Sempre riferendosi al caso, lo scienziato astronomo e matema­tico Fred Hoyle, nato nel 1915, diceva: "Ma è davvero possibile che il caso abbia prodotto, nel brodo primordiale di cui si favoleggia, anche sol­tanto gli oltre duemila enzimi necessari al funzionamento del corpo umano? Basta una piccola serie di calcoli al computer per rendersi conto che la probabilità che questo sia avvenuto casualmente è pari alla probabi­lità di ottenere sempre 12, per 50.000 volte di fila, gettando due dadi sul tavolo (due dadi non truccati, ovviamente, aggiungiamo noi). Più o meno la stessa probabilità, insomma, del vecchio esempio della scimmia che, bat­tendo su una macchina da scrivere, finirebbe con lo sfornare tutta intera la Divina Commedia, con capoversi e punteggiatura al punto giusto. E que­sto, ripeto, solo pergli enzimi, perché l'improbabilità raggiunge livelli ben più pazzeschi se ci si allarga a tutte le innumerevoli condizioni necessarie alla vita: tutti 'numeri' usciti dal cilindro del caso? Se si risponde sì, si esce dalla ragione" (tratto da: VITTORIO MESSORI, cit., pp. 174-175).



18. Chi di ragione se ne intende, Hoyle e gli scienziati che abbiamo fin qui ricordato, non teme di considerare "irragionevole" chi ricorre al caso per spiegare l'origine del creato e l'ordine che vi regna. I cattolici dovrebbero mostrare maggiore fermezza e superare ogni com­plesso di inferiorità culturale, giovandosi, nel difendere la ragionevolezza della esistenza

di Dio, anche delle affermazioni che abbiamo riportato.



19. Il fisico Alfred Kastler (1902-1984), premio Nobel 1966, dichiaratamente ateo, interrogato sulla possibilità che il caso sia all'orgine di quanto, come fisico, era oggetto dei suoi studi, rispondeva: "Suppo­niamo che nel corso di uno dei prossimi voli lunari venga esplorata la faccia sconosciuta della Luna, cioè quella che ci è opposta e che non vediamo mai, ma che gli astronauti possono raggiungere. Fino ad oggi, essi sono sempre atterrati sulla parte visibile della Terra perché le comunicazioni via radio rimangono possibili mentre non lo sono più quando ci si trova sull'altra faccia.

Supponiamo che essi abbiano la sorpresa di scoprire una fabbrica automa­tica che produce alluminio: esistono attualmente sulla terra fabbriche com­pletamente automatiche.

Essi vedrebbero da un lato delle pale che scavano il suolo e raccolgono l'allu­mina; dall'altro le barre di alluminio che ne escono. Essi vi troverebbero apparecchiature tipiche della fisica, processi di elettrolisi, poiché l'alluminio viene prodotto mediante elettrolisi di una soluzione di allumina nella crio­lite.

In altre parole, dopo aver esaminato questa fabbrica, essi constaterebbero solo il verificarsi di normali fenomeni fisici perfettamente spiegabili con le leggi della causalità.

Essi ne dovrebbero forse concludere che il caso ha creato tale fabbrica, oppure che degli esseri intelligenti sono discesi sulla Luna prima di essi e l'hanno costruita?

Ambedue queste possibilità di spiegazione sono reali. Ma pongo la domanda: sarebbe logico ritenere che il caso ha unito le molecole in modo tale da creare siffatta fabbrica automatica? Nessuno accetterebbe questa interpretazione.

Ebbene, in un essere vivente troviamo un sistema infinitamente più complesso di una fabbrica automatica. Voler ammettere che il caso ha creato tale essere mi sembra assurdo. Se esiste un programma, non posso ammettere programma senza programmatore: del quale però non voglio costruirmi un'immagine" (Alfred Kastler in CHRISTIAN CHABAN1S, Dio esiste? No, rispondono..., Mondadori, Milano 1974, pp. 28-29).



20. È, quella di Kastler, una posizione per certi versi strana. Egli ammette l'esistenza di un "programmatore", dunque di un Essere intelli­gente - perché per programmare bisogna essere intelligenti - ma la sua riflessione si ferma qui. Non lo vuole chiamare Dio, e così il suo ateismo è salvo, anche se al prezzo di fare a pugni con la logica. Tuttavia, per il cattolico basta sottolineare come ogni scienziato onesto non può fare a meno di ammettere che l'ordine del creato, "il programma", non può esistere senza "programmatore", cioè non può essersi creato per caso. Di fronte a chi non crede, il cattolico avrà buon gioco nel mostrare che il "programmatore" di cui parla Kastler - è evidente - non può che essere una Intelligenza straordinaria, infinita, tanto grande da poter programmare, cioè creare e ordinare, l'universo intero. Noi diciamo che questo Programmatore è Dio.



21. Un altro non credente, uno scienziato famoso, Jean Rostand, naturalista: "Dal punto di vista scientifico manca qualcosa alla spiega­zione mediante il caso. E difficile ingoiare il fatto che l'uomo sia apparso sulla terra in virtù di questi lapsus molecolari" (p. 51). E ancora: "Ho detto no a Dio [...], ma la domanda ritorna a porsi in ogni momento. Mi dico: è possibile? Per esempio, a proposito del caso mi ripeto: non può essere il caso a combinare ali atomi. Ma allora che cosa è?" (p. 46). Infine, a p. 59: "Disgraziatamente non riesco a immaginare altro che il caso. Ma bio­logicamente sembra difficile spiegare anche un fiore mediante il caso" (Jean Rostand, in CHRISTIAN CHABANIS, Dio esiste? No, rispon­dono..., op. cit.).



22. Quanta palese e sofferta riflessione in queste parole. Rostand è ateo e deve negare l'esistenza di Dio ad ogni costo. Ma quando si domanda chi può aver dato vita all'ordine esistente in un minuscolo fiore - immaginarsi nell'universo intero - deve ricorrere, per balbettare una risposta che non sta in piedi, all'immaginazione: "disgraziatamente non riesco ad immaginare altro che il caso". Invece, "biologicamente", cioè scientificamente, egli sa bene che il caso non spiega nemmeno un fiore. Come sarebbe più ragionevole ammettere l'esistenza di Dio.



23. Riprendiamo un'affermazione che abbiamo ricordato nel pre­cedente capitolo. Ce la offre Jean Dorst, professore di zoologia dei mammiferi e degli uccelli, già direttore del Museo Nazionale di Storia Naturale. Ecco le sue parole: "L'ecologia indica come il diverso assorti­mento delle specie non sì è stabilito a caso" (tratto da RENE LAUREN­TAIN, Dio esiste ecco le prove [Le scienze erano contro. Ora conducono a Lui], Piemme, Casale M.to 1997, p. 53).



24. Una negazione decisa del caso come autore dell'armonia e del­l'assortimento delle varie specie esistenti in natura. Negazione ribadita più avanti, con altre parole: "Il costituirsi del mondo vivente, nel corso di qualche miliardo di anni, non è concepibile senza un disegno" (p. 53). Dunque, per spiegare la bellezza del creato ci vuole un disegnatore, quindi un Essere intelligente, infinitamente intelligente. E questo essere è Dio.



25. L'astrofisico americano Trinh Xuan Thuan, di origine vietna­mita: "[...] l'universo è regolato con estrema precisione. Occorre poco più di una decina di numeri per descriverlo: la forza di gravitazione, la velocità della luce, la cifra che misura la dimensione degli atomi, la loro massa, la carica degli elettroni, ecc. Ora, basterebbe che uno di questi numeri fosse diverso e l'universo non esisterebbe (noi compresi, di conseguenza). Si tratta di un congegno a orologeria assai delicato, poiché, con lo scarto di qualche decimale, nulla accadrebbe e l'universo risulterebbe sterile. Il Big-Bang ori­ginale doveva possedere una certa densità; le stelle, produrre carbone; la terra, trovarsi a una certa distanza dal sole; l'atmosfera, avere una buona composizione. Era necessario tutto questo perché comparisse la vita. Erano possibili migliaia di altre combinazioni. I fisici le ricreano in laboratorio, ma nessuna ha originato la vita. Questo concorso di circostanze è troppo straordinario perché il caso ne sia il solo responsabile. Ecco perché sono certo che c'è un Creatore" (tratto da RENÉ LAURENTAIN, Dio esiste ecco le prove [Le scienze erano contro. Ora conducono a Lui], cit. p. 70).



26. Finalmente sentiamo il parere di una studiosa di filosofia, Sofia Vanni Rovighi, che commenta alcuni dati scientifici forniti da E. Poli, nel volume Homo Sapiens, il quale afferma che la sostanza del cervello "è un complicatissimo feltro di cellule e fibre, dotato di straordinarie capacità operative che nell'uomo ci sono 12 miliardi di neuroni "dei quali il 95% si trova nella corteccia cerebrale. Si calcola che una grossa cellula del midollo spinale (gatto) sia in contatto con 30.000 giunti interneuronici [...]. In to­tale, nel fèltro neuronico dell'atomo esisterebbe un milione di miliardi di collegamenti ecc... [ ... ]. In confronto - è stato detto - i più perfezionati cal­colatori non fanno alcuna impressione"



27. Poli sostiene che tutto questo è frutto di un'evoluzione durata milioni di anni senza che ci fosse un progetto, un fine da raggiungere, un piano operativo. Ma il filosofo, la Vanni Rovighi in questo caso, si domanda: ma è mai possibile che il caso, sia pure durante un'evoluzione durata milioni di anni, abbia prodotto questa incredibile organizzazione, questo complicatissimo intreccio ordinato?



28. E prosegue: "Tutti abbiamo sentito il paragone: è possibile che buttando innumerevoli volte a casaccio il contenuto di una sacco pieno di lettere dell'alfabeto ne venga fuori l'Iliade o la Divina Commedia? Si può rispondere: non è contraddittorio che ciò avvenga, ma quale uomo ragione­rebbe così?" (SOFIA VANNI ROVIGHI, La filosofia e il problema di Dio, Vita e pensiero, Milano 1986, p. 74).



29. Questo capitolo è giunto al termine. Mi pare che siano stati raccolti elementi sufficienti per affermare la totale irrazionalità, la più completa irragionevolezza, la più straordinaria assurdità del caso, mentre abbiamo confermato la ragionevolezza e la logicità di chi afferma che all'origine dell'universo ordinato, che ciascuno di noi - confortato dalle osservazioni scientifiche - vede, non può esserci che una Intelligenza ordinatrice infinita: Dio.



30. Sono dati raccolti dal mondo della scienza, sui quali è possibile un'ultima riflessione di carattere filosofico, offerta dallo studioso Batti­sta Mondin: "assumere il caso come spiegazione di qualcosa di estrema­mente e profondamente razionale quale è la teleonomia è cadere in patente contraddizione, perché si afferma e si nega allo stesso tempo la razionalità. Nella teleonomia la razionalità è incarnata, è reale. Rifugiarsi nel caso che è un non ente, un nulla per spiegarla, significa sconfessare apertamente quanto si era già apertamente riconosciuto" (BATTISTA MONDIN, Dica chi è? Massimo, Milano 1990, p. 232).



31. Se il caso, dunque, a detta degli stessi scienziati, non può essere ritenuto la causa dell'ordine e del finalismo presenti nel cosmo, ne consegue la necessità di ammettere l'esistenza di un Essere ordinatore e finalizzatore, dunque intelligente: questo Essere è ciò che chiamiamo Dio.



"... l'universo ha un asse, o meglio ancora, un senso. Questo senso profondo si trova al saio stesso interno, sotto la forma di una causa trascendente. (..) La presenza evidente di questa intelligenza nel cuore della materia mi allontana per sempre da una concezione secondo cui l'universo sarebbe apparso per caso, avrebbe prodotto la vita per caso e l'intelligenza ugualmente per caso". (JEAN GUITTON, in JEAN GUITTON, GRICHKA BOGDA­NOV, IGOR BOGDANOV, Dio e la scienza, IV ed., Bompiani, Milano 1992, p. 41)