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L'erronea "teologia della liberazione"

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    00 25/06/2013 23:26

    La teologia della liberazione
    e la risposta della Chiesa

    Teologia della liberazione 

    di Marco Fasol*
    *saggista e professore di storia e filosofia

     

    Negli anni Settanta si affermava in Sudamerica la teologia della liberazione, elaborata soprattutto da alcuni teologi come Gustavo Gutierrez, domenicano e Leonardo Boff, francescano.

    Questo movimento di liberazione nasceva nel contesto drammatico della povertà di massa dell’America Latina dove milioni di emarginati conducevano una vita di sofferenze e sfruttamento ad opera di oppressori senza scrupoli. Alcuni teologi prendevano giustamente ispirazione dalla storia biblica che nell’Esodo descriveva l’uscita del popolo ebreo dall’Egitto come un cammino di liberazione dalla schiavitù, guidato da Mosè, al quale era stato rivelato il nome del Dio della misericordia, nel roveto ardente. Questa base biblica veniva tuttaviaadulterata da alcuni teologi americani attraverso l’analisi marxista che notoriamente legittima la lotta di classe, armata e quindi inevitabilmente violenta.

    L’episcopato sudamericano, riunitosi a Puebla, nel 1979 prese le distanze da questo movimento teologico evidentemente eterodosso e due celebri documenti successivi, firmati dal cardinal Ratzinger, nel 1984 e 1986 ne sancivano definitivamente il giudizio di condanna, in quanto i metodi marxisti, animati dall’odio e dalla ribellione violenta erano ovviamente incompatibili con il Vangelo. Di fronte al problema sociale della povertà di massa, l’episcopato sudamericano ha dunque scelto l’opzione preferenziale per i poveri, rifiutando la guerriglia e l’opposizione violenta.

    Può essere interessante per noi, alla luce dell’inattesa nomina di Papa Francesco, prendere coscienza dell’atteggiamento adottato dal cardinal Bergoglio, nella sua precedente veste di arcivescovo di Buenos Aires, una delle grandi metropoli sudamericane, circondata da quella “corona di spine” che è costituita dalle baraccopoli dove vivono milioni di poveri in condizioni spesso disumane. I bambini sono devastati dal paco, una droga per poveri, derivata dai residui di fabbricazione della cocaina; l’alcolismo è diffuso e comporta violenza nelle famiglie. Come se non bastasse, la crisi economica argentina del 2001 ha esasperato queste condizioni di miseria diffusa. In questo contesto di povertà materiale e spirituale, l’arcivescovo Bergoglio ha istituito tante parrocchie nei quartieri operai, le villas miseria, inviando numerosi preti giovani a benedire nuove mense popolari, a celebrare battesimi senza discriminazioni sulle famiglie di provenienza. Il cardinale stesso, ogni tanto, usciva dalla curia di Plaza de Mayo, prendeva la metro per poi salire su qualche autobus e fermarsi in questi quartieri, a mangiare con i poveri il locro, la minestra di carne e mais che cucinano all’aperto in grandi pentoloni.

    La più recente Conferenza dell’episcopato latinoamericano svoltasi nel maggio 2007 adAparecida, in Brasile, ha fatto propria questa prassi pastorale del cardinale Bergoglio, che ha presieduto la redazione del documento finale. Ha richiamato il clero ad annunciare il vangeloandando incontro alla gente, senza aspettare che la gente venga in chiesa. Bergoglio ha detto con chiarezza: “Se la Chiesa segue il suo Signore, esce da se stessa, con coraggio e misericordia. Non rimane chiusa nella propria autoreferenzialità. Il Signore opera un cambiamento in colui che gli è fedele, gli fa alzare lo sguardo da se stesso. Questa è la testimonianza, la missione.”  E quando affronta il tema dell’amministrazione del battesimo, Bergoglio difende i diritti dei bambini: “Il bambino non ha nessuna responsabilità dello stato del matrimonio dei suoi genitori. E poi spesso il battesimo dei bambini diventa anche per i genitori un nuovo inizio. Di solito si fa una piccola catechesi prima del battesimo… in seguito i sacerdoti e i laici vanno a visitare queste famiglie per continuare con loro la pastorale postbattesimale. E spesso capita che i genitori, che non erano sposati in chiesa, magari chiedono di venire davanti all’altare, per celebrare il sacramento del matrimonio.”

    Quando un giornalista gli ha chiesto di raccontare qualche episodio di questa evangelica “teologia della liberazione”, Bergoglio ha riferito una sua esperienza significativa: “Proprio qualche giorno fa ho battezzato sette figli di una madre sola, una povera vedova che fa la donna di servizio… mi aveva detto: ‘padre, sono in peccato mortale perché non ho fatto battezzare i miei figli’.  Era successo questo perché non aveva i soldi per far venire i padrini da lontano o per pagare la festa, perché doveva sempre lavorare… Alla fine ho detto: facciamo tutto con due padrini soli, in rappresentanza degli altri. Sono venuti tutti qui e dopo una piccola catechesi li ho battezzati nella cappella dell’arcivescovado… abbiamo fatto poi un piccolo rinfresco, Coca Cola e panini. La signora mi ha detto: ‘Padre, non posso crederlo, lei mi fa sentire importante. … Le ho risposto: ma signora, che c’entro io? E’ Gesù che la rende importante.”

    Secondo il cardinal Bergoglio, il documento finale di Aparecida si fonda su tre pilastri. Il primo è la prassi pastorale dal basso verso l’alto, nel senso che sono i gruppi e le associazioni dei fedeli che forniscono i suggerimenti e le iniziative di evangelizzazione che verranno poi valutati e organizzati dalla gerarchia. Anche le fasi della redazione dei documenti sono rimaste aperte al contributo di tutti. Il secondo punto chiave è che per la prima volta una Conferenza dell’episcopato latinoamericano si riunisce in un Santuario mariano. Alle celebrazioni eucaristiche partecipavano migliaia di fedeli, così i vescovi prendevano contatto con il popolo di Dio, sentivano e vedevano l’assemblea viva della gente cristiana. Comprendevano il valore della pietà popolare con le sue devozioni, i suoi canti, le sue preghiere.  Il terzo pilastro è che la testimonianza cristiana deve uscire in missione. “Se si rimane nel Signore, si esce da se stessi. Non si rimane fedeli come i tradizionalisti o i fondamentalisti, alla lettera. La fedeltà è sempre un cambiamento, un fiorire, una crescita. Il coraggio apostolico è seminare la parola di Dio. E’ lo Spirito Santo che fa tutto il resto.

    Non dobbiamo comunque pensare che questa nuova teologia della liberazione rimanga silenziosa di fronte ai politici ed agli speculatori finanziari. Bergoglio ha diagnosticato ancora ai tempi della grave crisi economico-finanziaria argentina del 2001, la drastica diminuzione della classe media, precipitata sotto la soglia di povertà relativa. Ha denunciato: “In questo momento c’è un disastro nel campo dell’educazione. Nella città e nelle zone abitative attorno a Buenos Aires ci sono due milioni di giovani che non studiano né lavorano… La crisi argentina deriva dalla speculazione globale, animata dall’idolatria del denaro, che è il nuovo vitello d’oro che ci allontana dalla Legge di Dio, come era accaduto ai tempi di Mosè per il popolo ebraico idolatra”.  Conclude Bergoglio: “E’ curioso vedere come l’idolatria cammini sempre insieme all’oro. E dove c’è idolatria, si cancella Dio e la dignità dell’uomo”.

    Le citazioni del card. Bergoglio sono ricavate dal libro di Gianni Valente: Francesco, un Papa dalla fine del mondo (Ed. Emi, Bologna, 2013)

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    00 25/06/2013 23:28

    Il fratello di Leonardo Boff:
    «dovevamo ascoltare Ratzinger!»

    Leonardo BoffLa Teologia della Liberazione è stata una delle peggiori sciagure abbattutesi sulla Chiesa, i cui autori sono il teologo Gustavo Gutierrez, domenicano e Leonardo Boff, francescano. Nata dopo il Concilio Vaticano II, aveva lo scopo di essere una sua interpretazione calata nel contesto drammatico della povertà di massa dell’America Latina.

    Eppure ha finito per mischiare la teologia con l’analisi marxista,legittimando la lotta di classe, armata e quindi inevitabilmente violenta. Per questo l’episcopato dell’America Latina ha condannato questa Teologia comunista nel 1979 e lo stesso ha fatto ilcard. Joseph Ratzinger, su invito di Giovanni Paolo II, dopo averla studiata dal punto di vista dell’ortodossia e della dottrina sociale della chiesa. In entrambi i documenti, “Libertatis Nuntius”(1984) e “Libertatis Conscientia” (1986) è stata denunciata la sudditanza della Teologia della Liberazione all’analisi marxista della società e quindi la sua incompatibilità con il messaggio evangelico. Un’analisi accurata è stata fatta poco tempo fa dal prof. Marco Fasol sul nostro sito web.

    Leonardo Boff (oggi collaboratore del “Fatto Quotidiano”non ha mai perdonato questo intervento di Ratzinger sulla “sua” creatura. Se n’è andato dalla Chiesa e ha iniziato amarciarvi contro con la sua attività nelle sedicenti “Comunità di base” brasiliane. Una sorta di Don Gallo carioca. Recentemente ha esaltato la figura di Papa Francesco, anche se poco prima del Conclave ai quotidiani brasiliani diceva che Bergoglio non doveva esservi nemmeno ammesso. Questo perché, lui non lo dice ma è il vero motivo, il card. Bergoglio ha vissuto in Argentina l’esperienza della Teologia marxista, rigettandone le tesi e arrivando anche a condannare i suoi confratelli gesuiti che si lasciavano attrarre.

    Interessante a questo proposito l’intervista realizzata dal quotidiano“Folha de São Paulo” al fratello di Leonardo Boff, Clodoveo. Il quale ha affermato, smentendo suo fratello Leonardo: «Nei due articoli pubblicati dal card. Ratzinger egli ha difeso il progetto essenziale della teologia della liberazione: l’impegno per i poveri a causa della fede. Allo stesso tempo, ha criticato l’influenza marxista. La Chiesa non può avviare negoziati per quanto riguarda l’essenza della fede: non è come la società civile dove la gente può dire quello che vuole. Siamo legati ad una fede e se qualcuno professa una fede diversa si autoesclude dalla Chiesa. Fin dall’inizio ha avuto chiara l’importanza di mettere Cristo come il fondamento di tutta la teologia. Nel discorso egemonico della teologia della liberazione, tuttavia, ho avvertito che la fede in Cristo appariva solo in background. Il “cristianesimo anonimo” di Karl Rahner era una grande scusa per trascurare Cristo, la preghiera, i sacramenti e la missione, concentrandosi sulla trasformazione delle strutture sociali».

    Clodoveo Boff, fratello di Leonardo, ha quindi proseguito: «Negli anni ’70 il card. Eugenio Sales mi ha ritirato la certificazione per l’insegnamento della teologia presso l’Università Cattolica di Rio. Sales mi ha affabilmente spiegato: “Clodoveo, penso che ti sbagli. Fare del bene non basta per essere cristiani, l’essenziale è confessare la fede..”. Aveva ragione, infatti la Chiesa è diventata irrilevante. E non solo essa, ma Cristo stesso».