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ANTICRISTIANESIMO: Tante accuse sono infondate e non si basano sui documenti

Forse è vero che l’anticristianesimo, o meglio l’anticattolicesimo, è l’antisemitismo dei colti. Colti mica tanto, però; i pregiudizi e i luoghi comuni sulla storia della Chiesa paiono fondarsi soprattutto sull’ignoranza settoriale dei pretesi intellettuali, sul pigro affidarsi alla propaganda ideologicamente partigiana di certo illuminismo settecentesco e della massoneria ottocentesca. Diversi luoghi comuni privi di riscontro scientifico sono stati ereditati di sciatteria in sciatteria fino a giungere alle bocche dei fanatici che scrivono sul forum dell’Unione Atei Agnostici Razionalisti e all’anticlericalismo da classifica di Piergiorgio Odifreddi. Ogni tanto, però, esce qualche libro che fa un po’ di chiarezza, come A gloria di Dio. Come il cristianesimo ha prodotto le eresie, la scienza, la caccia alle streghe e la fine della schiavitù, appena edito da Lindau. La lettura di questo tomo di oltre cinquecento pagine dovrebbe essere imposta ai sacerdoti, i primi che spesso ignorano la storia dell’istituzione di cui fanno parte e non si risparmiano castronerie tenendo la predica domenicale. Ma soprattutto sarebbe un ottimo libro di testo per molti corsi universitari.

Infatti l’autore, Rodney Stark, è docente di Scienze sociali presso la Baylor University del Texas. Un particolare non da poco; Stark non è un apologeta cattolico (nemmeno è di confessione cattolica) né un libellista che intende stupire con tesi controcorrente ed originali. E’ un sociologo, uno scienziato che lavora su fonti storiche, dati, statistiche. Raramente offre a lettori e studenti opinioni proprie, semmai teorie sempre motivate, ed ampie bibliografie per suffragare le sue conclusioni (quella del libro in questione conta circa cinquanta pagine). Così è stato per le sue opere precedenti, fra le quali ricordiamo il fondamentale “Gli eserciti di Dio”, dove dimostrava che le crociate non furono atti di guerra imperialista dell’Europa malvagia contro il pacifico islam ma “una reazione obbligata all’aggressività di un’orda che si spingeva sempre più in là e che doveva essere fermata”. Le leggende metropolitane che Stark demolisce per mezzo di questo nuovo saggio sono in sintesi le seguenti: la civiltà cattolica medioevale e moderna ha ferocemente sterminato gli eretici, messo sul rogo centinaia di migliaia, se non milioni, di streghe, impedito il progresso della scienza, benedetto la politica colonialista e schiavista delle potenze europee. Però la verità, quella che rende liberi, è un'altra. Così si deduce volendo leggere veramente la storia, non fermandosi ai capitoletti dei libri delle scuole medie o alle divulgazioni televisive.

Stark ci ricorda che dal VI secolo fino all’XI inoltrato Roma “non intraprese alcuna azione nei confronti delle eresie” e fu molto tollerante nei confronti del paganesimo ancora diffuso in gran parte dell’Europa. Con quasi tutte le sette passò “secoli in futili tentativi di compromesso ideologico”. Infine diede dimostrazione di gran capacità nell’assorbire le eresie, nell’“incapsulare l’impulso settario all’interno della propria struttura istituzionale”, soprattutto grazie agli ordini religiosi. I nemici dell’ortodossia divennero pungolo inevitabile, stimolo al cambiamento, allo scuotimento del “lassismo nel gruppo di potere religioso” (proprio il “lassismo dei monopoli” descritto da Adam Smith). I grandi massacri, come quelli dei catari o degli ugonotti, ebbero motivi certamente più politici che dottrinali. La tolleranza cattolica si interruppe al cospetto della seria minaccia esterna rappresentata dall’islam; la mobilitazione per le imprese in Terrasanta ridusse gli spazi di libertà ed ispirò le prime stragi di ebrei; compiute da cavalieri improvvisati, però, e condannata, ostacolata per quanto possibile dalle gerarchie ecclesiastiche.

Dunque nessun olocausto di eretici. Ma per quanto riguarda le streghe? “Pochi argomenti hanno generato così tante sciocchezze e assolute invenzioni come la caccia alle streghe”, scrive Stark. “Perfino l’attuale letteratura abbonda di cifre assurde sul numero delle streghe condannate”.

Non furono milioni, ma 60.000 circa (facendo una stima abbondante) nel corso di ben tre secoli.

Certo non sono poche, ma la differenza degli zeri è significativa: è quella che corre fra il controllo sociale della devianza e la tirannia totalitaria. Ma le sorprese non finiscono qua. Siete affezionati all’immagine dell’inquisitore medioevale che getta nel fuoco carrettate  intere di belle e conturbanti streghette? Dimenticatela. Prima di tutto, almeno un terzo dei condannati erano uomini, stregoni insomma. Poi i tribunali ecclesiastici, in primis la famigerata Inquisizione spagnola, risultano dai documenti di gran lunga più garantisti e cauti di quelli sotto il controllo del potere politico o improvvisati dal popolo (oggi diremmo dalla “società civile”). I cattolici, comunque, assolvevano quasi sempre, mentre i protestanti erano di gran lunga più severi (il record della condanne spetta alla Svizzera, seguita dalla Germania, fanalino di coda una sorprendete Spagna). A proposito di protestanti, furono loro a scovare un nesso accusatorio fra la pratica della magia naturale e il satanismo; ossessione invece rarissima nei paesi mediterranei.

Forse queste streghe e stregoni erano proletari che praticavano una primitiva lotta di classe contro i potenti? Mica tanto. Spesso appartenevano alla classe media urbanizzata. Senza dubbio ci andarono di mezzo molti innocenti, ma non è escluso che certe accuse non fossero completamente infondate e comprendessero altri reati come lo stupro, la circonvenzione, l’infanticidio.
Quante condanne vi furono in Italia?

Poche, nemmeno un centinaio in tre secoli; il diritto canonico prescriveva la pena di morte solo in casi eccezionali.

Nel suo lavoro di ricognizione e analisi della letteratura storica, Rodney Stark afferma di essersi aspettato dagli autori di testi e manuali di storia pregiudizi di tipo materialista e marxista; tuttavia afferma con sorpresa: "[...] quello cui non ero preparato era scoprire quanti degli storici che ho dovuto leggere per preparare questo studio esprimono un anti-cattolicesimo militante, e quanti pochi fra i loro pari abbiano obiettato a una litania di commenti dispregiativi di taglio anti-cattolico, talora espressi senza neppure rendersene conto" e prosegue: "[...] benché molti storici viventi oggi probabilmente non abbiano pregiudizi contro la religione cattolica, o almeno non più di quanti ne abbiano contro la religione in generale, spesso mantengono idee false senza rendersi conto che sono il prodotto dell'anti-cattolicesimo di passate generazioni(For thè Glory of God, pp. 12-13. Le traduzioni dall'inglese sono di Massimo Introvigne).

Ecco così spiegate in breve le origini di molte "leggende nere", che non gettano le loro radici nell'obiettività della storia, ma si fondano su letture dei fatti storici che nascono viziate all'origine da pregiudizi ideologici. Da queste considerazioni possiamo ricavare un implicito richiamo, rivolto in primis agli storici cattolici e a chi - come direbbe Nostro Signore - "ha orecchi per intendere" (cfr. Marco 4,9) a lavorare maggiormente per l'approfondimento della reale verità storica e per la difesa della Chiesa cattolica dalle false accuse e dalle menzogne che, a torto, i suoi nemici vorrebbero attribuirle. (A.M.)

Molto raramente "sociologia" fa rima con "apologetica" e ciò - evidentemente -non per motivi linguistici, ma di metodo. Tuttavia, recentemente, proprio colui che è considerato il maggior sociologo delle religioni vivente, nell'ambito di un suo ampio e articolato studio sul monoteismo, pur nel rigore dell'approccio value free (cioè, privo di giudizi di valore) che caratterizza la sociologia coltivata negli ambienti accademici, ha permesso a chi si vuole occupare di apologetica di attingere a piene mani dai dati nudi e crudi elaborati in sede scientifica, sfatando alcune "leggende nere" che riguardano talune vicende della storia della Chiesa cattolica.

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Leggende che circolano ancora in maniera massiccia nella vulgata comune e di cui si trovano ampie tracce sia nella saggistica storica che nella letteratura divulgativa Rodney Stark - ordinario di Sociologia delle religioni all'Università di Washington e padre (con altri) della teoria dell'economia religiosa, che da qualche anno nell'ambiente accademico prevale rispetto alla teoria della secolarizzazione come chiave per comprendere dal punto di vista sociologico la situazione della religione in Occidente - e infatti l'autore del volume in lingua inglese (ma di cui auspichiamo la traduzione italiana, pur con qualche debita precisazione su sui ci soffermiamo di seguito) For thè Glory of God: How Monotheism Led to Reformation, Science Witch-Hunts, and thè End of Slavery . Nel nostro Paese, l'attenzione sull'opera di Stark e stata richiamata dal collega Massimo Introvigne - che con il sociologo americano è autore di un volume di prossima pubblicazione: Dio e tornato. La rivincita di Dio in Occidente, Piemme, Casale Monferrato 2003 - attraverso un'ampia e articolata recensione, disponibile per la consultazione sul sito del CESNUR, di cui Introvigne e direttore

http://www.cesnur.org/2003/mLstark.htm

In For thè Glory of God, Rodney Stark prende '" in esame in particolare quattro vicende della storia del cristianesimo in Occidente ritenute in qualche modo problematiche: le eresie medioevali e la Riforma, la nascita della scienza, la caccia alle streghe e la schiavitù. Particolarmente interessanti si rivelano le pagine sulla caccia alle streghe, una questione scenografica che costituisce un capitolo significativo dell'ampia "leggenda nera" di origine illuministico-massonico-marxista relativa all'Inquisizione (meglio sarebbe dire Inquisizioni, al plurale), tema a cui // Timone ha dedicato un dossier (cfr // Timone, anno V - n 23, gennaio/febbraio 2003, pp 31-42), a cui chi scrive rimanda il lettore giustamente desideroso di inquadrare la problematica che affronteremo nel più ampio contesto storico in cui si colloca.

L'autore dichiara di accostarsi alla questione esaminando prima di tutto la letteratura storica, ma dedicando pure attenzione ai testi di carattere divulgativo e notando che, fortunatamente, le opere più recenti hanno ridimensionato la stima relativa addirittura a nove milioni di vittime - che peraltro compare ancora in alcune opere di carattere meno scientifico - quale risultato di una lotta sommaria alle streghe e riducendola a una più realistica cifra di circa 60 000. Ciò, naturalmente, non toglie nulla ai drammi individuali di chi ha rappresentato un'unità delle circa 60 000 vittime, ma mostra comunque con quanta disinvoltura i fautori della "leggenda nera" hanno spacciato dati tanto stratosferici quanto irreali (e addebitandoli solo alla Chiesa Cattolica -ndr).

Se è vero che le scienze sociali della religione insistono sulla coesistenza nel tempo dell'esperienza magica -propria della stregoneria - con quella religiosa, è altrettanto vero che, secondo la distinzione tipica introdotta dal fenomenologo delle religioni rumeno Mircea Eliade (1907-1986), la magia si distingue dalla religione in quanto l'esperienza magica più che un'esperienza del divino o del sacro (lerofania) è un'esperienza del potere (cratofania), dove l'uomo manipola il sacro e lo mette al proprio servizio.

Se dunque l'uomo religioso invoca Dio, il mago e la strega pensano di manipolare forze soprannaturali o preternaturali. È in questo senso che la Chiesa cattolica già a partire dalla Didache (il più antico manuale conosciuto per l'insegnamento cristiano) - e, ancor prima, dall'Antico Testamento - da sempre condanna l'esperienza magica, la negromanzia, i sortilegi e la stregoneria come pratiche superstiziose. Dunque, è di fatto un luogo comune appartenente appunto alla "leggenda nera" l'idea per cui all'lnquisizione sia da collegare automaticamente la caccia alle streghe. Infatti da sempre per il Magistero cattolico la magia è in pnmis configurabile come superstizione e per tale peccato, come per gli altri peccati, risultano competenti vescovi e sacerdoti confessori.

L'Inquisizione se ne occupava nella sua attività ordinaria soltanto se le pratiche magiche lasciavano trapelare qualche sospetto di eresia. Abbiamo evidenza dai documenti pontifici che i Papi raccomandarono sempre agl'inquisitori d'intervenire in relazione alla stregoneria limitatamente ai casi in cui vi fossero presenti elementi tali da far supporre il sacrilegio o l'idolatria, ovvero quando alla superstizione si aggiungeva, di fatto, l'eresia.

Come riferisce Stark, fra il XIV e il XVI secolo in Spagna il tasso degl'imputati di stregoneria corrisponde allo 0,2 per milione di abitanti ed è il più basso d'Europa. Ciò, evidentemente, a dispetto di quanti, sedicenti storici, nel corso dei secoli hanno diffamato la "famigerata" e "sanguinaria" Inquisizione spagnola, che in realtà ebbe la funzione di impedire la caccia alle streghe, reprimendo duramente non le streghe ma i loro aspiranti cacciatori.

Non stupisce pertanto se si nota che nelle Fiandre la caccia alle streghe cessò proprio con l'avvento dell'occupazione spagnola. La situazione evidenziata dal sociologo relativamente alla Spagna trova conferma anche nel dato riferito all'Italia, dove nello stesso periodo si possono contare 14,4 imputati di stregoneria per milione di abitanti. Altre zone tuttavia, presentano dati meno confortevoli in aree di lingua tedesca come la Svizzera si contano 376,9 imputati per milione di abitanti, mentre nell'area di Nonmberga il tasso sale addirittura a 956,5 .

L'ampia divergenza fra le stime che si riferiscono a zone geografiche contigue, nel medesimo periodo storico, non è da ricercarsi nella maggiore o minore diffusione della magia popolare, che appare ben presente sia in Italia che in Svizzera (d'altra parte è nota l'espansione dell'occultismo e del pensiero magico nel tardo Medioevo e nel Rinascimento). Piuttosto, se si vuole trovare una differenza fra l'Italia e la Svizzera (o l'area di Nonmberga) si deve notare sia la debolezza dell'autorità centrale, politica e religiosa, sia la presenza di conflitti armati e di anarchia politica e, in seguito, soprattutto nelle zone di lingua tedesca, di un forte conflitto tra cattolici e protestanti.

Alla luce di questi dati il sociologo ritiene che la caccia alle streghe nasca dalla concomitanza di tré fattori (1 ) la pratica diffusa della magia e la sua interpretazione demonologica da parte della teologia che, a partire dal Medioevo, ricercando il perchè occasionalmente la magia "funzioni", ritiene logico ipotizzare l'intervento del Demonio, (2) una situazione di conflitto religioso -quale i ripetuti scontri fra cattolici e protestanti nel XVI secolo - che rende più difficile tollerare le espressioni di dissenso, (3) la debolezza dell'autorità centrale che non riesce a opporsi con successo alle proposte locali di perseguire le streghe.

Rodney Stark non è certo un apologeta e il suo scopo dichiarato è quello di studiare le conseguenze sociologiche del monoteismo (e non di scrivere una "contro-storia"). Tuttavia la sua lucida analisi ci consente - una volta in più - di confutare una "leggenda nera" quella della caccia alle streghe, a cui le autorità della Chiesa cattolica certamente si opposero e che altrettanto certamente non favorirono e addirittura impedirono, proprio nel momento in cui dilagava in Europa a livello popolare e locale una fobia antistregonica, legata direttamente alla diffusione dell'occultismo e poi alla psicosi del demoniaco introdotta dalla Riforma protestante, i cui eredi - sulla scia di Martin Lutero (1483-1546) e di Giovanni Calvino (1509-1 564). di cui e nota una certa ossessione per il demoniaco - si resero attori di una caccia alle streghe che passa spesso sotto silenzio, ma di cui alcuni eventi storici - a partire dalla vicenda delle "streghe" di Salem (Massachu-setts, 1692), che ha ispirato molta letteratura horror- danno testimonianza.

Dunque, nessuna persecuzione dei cattolici contro una religione pagana clandestina, secondo un'idea notevolmente diffusa negli ambienti del revival neopagano contemporaneo, nessuna prepotenza patriarcale e maschilista contro le donne, dato che molti dei condannati erano uomini, nessun desiderio di impadronirsi dei beni degli accusati, che spesso erano poveri e neppure alcun fanatismo del clero, dato che le campagne contro la stregoneria nascevano molto spesso da iniziative popolari; la verità storica dimostra che le autorità ecclesiastiche si opposero alla caccia

alle streghe e il loro successo fu tanto più evidente dove il loro potere, unitamente a quello dell'autorità politica, era più forte, come dimostra l'eloquente caso della Spagna.

Le conclusioni di Stark - e ciò rappresenta il vero pregio e la forza "apologetica" intrinseca, peraltro non intenzionale, del suo volume - appaiono credibili anche per chi analizza le vicende storiche da una prospettiva diversa rispetto a quella cattolica, per il fatto stesso che l'autore rimarca di non essere mai stato cattolico e precisa di non voler in alcun modo far proprio il metodo dell'apologetica, ma unicamente quello dell'analisi sociologica. Al contrario, e a conferma di ciò, lo stesso volume falera contiene affermazioni non in linea con l'ortodossia cattolica (Stark ritiene, per esempio, valida la successione della Chiesa anglicana) che, se dal punto di vista della fede cattolica "macchiano" purtroppo il testo di qualche errore dottrinale, da un'altra prospettiva rendono l'autore disinteressato e perciò insospettabile e libero da qualunque accusa di faziosità, rendendo ancora più inoppugnabili i suoi dati.

 

 

[Modificato da Credente 21/06/2013 09:25]