00 19/12/2015 14:05

Papa Francesco: «misericordia
è anche ammonire il peccatore e correggere chi sbaglia»

Francesco porta santa«È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale»ha scritto Papa Francesco aprendo il Giubileo della misericordia«In base ad esse saremo giudicati: se avremo dato da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete. Se avremo accolto il forestiero e vestito chi è nudo. Se avremo avuto tempo per stare con chi è malato e prigioniero (cfr Mt 25,31-45). Ugualmente, ci sarà chiesto se avremo aiutato ad uscire dal dubbio che fa cadere nella paura e che spesso è fonte di solitudine».

Aiutare l’uomo ad uscire dal dubbio, dice Francesco, è dunque un’opera di misericordia verso gli uomini stessi, affermare le ragioni della propria fede è un atto di carità, non certo di prevaricazione. I media rappresentano la “misericordia” come un buonismo zuccheroso ed invece vorremmo riportare il pensiero del Papa quando chiarisce questo grande equivoco, ricordando che misericordia non è sinonimo di arrendevolezza, di lassismo, di“sbagliato giudicare”. Tutt’altro, ha proseguito il Pontefice, misericordia è anche «consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti». Tutto questo è e convive con la misericordia.

Occorre tuttavia una precisazione. Tutti abbiamo assistito questa mattina all’apertura della Porta Santa in Vaticano, durante la quale Francesco ha ricordato«Quanto torto viene fatto a Dio e alla sua grazia quando si afferma anzitutto che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre invece che sono perdonati dalla sua misericordia Dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio, e in ogni caso il giudizio di Dio sarà sempre nella luce della sua misericordia». Ovvero è Dio che giudica ma, sopratutto, perdona e il compito dei cristiani è quello di correggerci fraternamente a vicenda, «ammonire i peccatori» ricorda il Papa perché si correggano in nome della loro felicità, e il giudizio per essere misericordioso dev’essere ispirato da un amore al destino altrui, non da un rigorismo formale. Nessun “vietato giudicare”, quindi, come vorrebbero i progressisti, abili a «scendere dalla croce, per accontentare la gente», secondo una nota critica del Pontefice. Certo, «quando ti dicono la verità non è bello sentirla, ma se è detta con carità e con amore è più facile accettarla». Dunque, «si deve parlare dei difetti agli altri», ma con carità.

Sbaglia anche chi invoca il fantomatico “non giudicare nessuno” in nome del famoso invito evangelico a togliere la propria trave dagli occhi prima della pagliuzza nell’occhio altrui. E’ una strumentalizzazione di Gesù, il quale invitava semplicemente a giudicare solo dopo aver constatato di non stare commettendo lo stesso errore oggetto di correzione, non invitava certo ad astenersi dalla correzione fraterna (anche perché il cuore del suo messaggio è stato proprio un invito a lasciare l’errore e cambiare vita). Ha ricordato infatti Papa Francesco rispetto alla correzione fraterna«Se tu non sei capace di farla con amore, con carità, nella verità e con umiltà, tu farai un’offesa, una distruzione al cuore di quella persona, tu farai una chiacchiera in più, che ferisce, e tu diventerai un cieco ipocrita, come dice Gesù. “Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio”. Ipocrita! Riconosci che tu sei più peccatore dell’altro, ma che tu come fratello devi aiutare a correggere l’altro».

La correzione fraterna è un dovere per il cristiano e va fatta «con ancora più insistenza verso quelle persone che si trovano lontane dalla grazia di Dio per la loro condotta di vita». Giudicare il peccato (la condotta di vita) e non il peccatore. Lo stesso Figlio di Dio, «pur combattendo il peccato, non ha mai rifiutato nessun peccatore». Lo stesso card. Walter Kasper, poco apprezzato da diversi cattolici per alcune sue posizioni, ha ricordato: «si confonde misericordia con un laissez-faire superficiale, con una pseudo-misericordia, e c’è chi sentendo parlare di misericordia subodora il pericolo che in tal modo si favorisca un’arrendevolezza pastorale e un cristianesimo light, un essere cristiani a prezzo scontato. Si vede così nella misericordia una specie di ammorbidente che erode i dogmi e i comandamenti e svaluta il significato centrale e fondamentale della verità. Siamo però di fronte a un grossolano fraintendimento del senso biblico profondo della misericordia, perché essa è allo stesso tempo una fondamentale verità rivelata e un comandamento di Gesù esigente e provocante [….]. Non può perciò, se rettamente compresa, mettere in discussione la verità e i comandamenti.  Mettere la misericordia contro la verità o contro i comandamenti, e porli tra loro in opposizione, è perciò un non senso teologico».

Abbiamo così voluto chiarire i due errori che spesso commettiamo tutti (noi per primi): pensare ad una misericordia senza correzione fraterna in nome di un insopportabile e sterile buonismo, e sforzarci nella correzione dimenticando la misericordia in nome di un insopportabile e sterile rigorismo. Ed invece, ha ricordato sempre Francesco, «giustizia e misericordia non sono due aspetti in contrasto tra di loro, ma due dimensioni di un’unica realtà. La misericordia non è contraria alla giustizia ma esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere. La giustizia da sola non basta, e l’esperienza insegna che appellarsi solo ad essa rischia di distruggerla. Per questo Dio va oltre la giustizia con la misericordia e il perdono. Ciò non significa svalutare la giustizia o renderla superflua, al contrario. Chi sbaglia dovrà scontare la pena. Solo che questo non è il fine, ma l’inizio della conversione, perché si sperimenta la tenerezza del perdono».

La redazione