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CINQUE VERBI, UN SOGGETTO

In questo racconto il soggetto è sempre uno e gli oggetti sono molti, così come molti sono anche i verbi. Fra questi abbiamo già accennato ad un verbo particolarissimo, che non si riscontra mai avere come soggetto nessun altro all'infuori di Dio. Si tratta del verbo "barà" che è tradotto con creare. Il significato di questo verbo è "portare all'esistenza qualcosa che non esisteva prima". L'uomo, per esempio, è il frutto della creazione divina, anche se non è stato fatto dal nulla, infatti, viene dalla polvere. Ugualmente anche in questo caso è usato questo verbo, perché, anche se l'uomo proviene da qualcosa che già esisteva, come prodotto finale è qualcosa di totalmente nuovo.

Genesi usa questo verbo solo in tre circostanze: nella creazione della materia, nella creazione della vita e nella creazione dell'uomo. Sono, infatti, solo questi i momenti in cui Dio ha creato qualcosa di veramente nuovo. Negli altri casi non si tratta di "creazioni" vere e proprie, ma di particolari interventi che Dio ha operato su cose già create in precedenza, per ottenerne alcune altre con caratteristiche diverse, quindi non "nuove" in assoluto. Prestando attenzione al testo originale di Genesi, scopriamo che in realtà questo lascia un certo spazio anche all'evoluzione. Il testo originale ci fa capire che ottenere una sostanza chimica da un'altra, o un animale da un altro, biblicamente, non significa creare qualcosa di nuovo. La Bibbia racconta che Dio ha creato la materia, e con essa ha costruito gli oceani e la terra asciutta; ha creato la vita, e da essa ne ha ottenuto tutte le forme che conosciamo. Poi ha creato anche l'uomo, che è il culmine della sua opera. Una volta compreso questo particolare, non ci dovrebbero essere grandi difficoltà nell'accettare l'evoluzione di certi tipi di piante o d'animali. La cosa inaccettabile è credere che gli uomini si siano evoluti dalle scimmie. Dobbiamo essere molto onesti come cristiani, e non degli sciocchi che creano difficoltà anche dove non ce ne sono.

In totale in questo capitolo compaiono cinque verbi diversi, che oltre a creare e fare sono: dire, vedere e benedire. Dio, infatti, benedice l'umanità, perché desidera che arrivi ad essere come lui intendeva che fosse fin dal principio. Ciò che Dio ha creato era ed è buono, perciò vuole dargli felicità, e desidera condividere con lui il piacere che ha provato nel creare l'universo. Noi uomini possiamo comprendere benissimo quest'atteggiamento: a me, per esempio, piace moltissimo costruire; ho progettato alcuni edifici per chiese e, quando poi sono stati realizzati, mi dà piacere vederli funzionare. Sono soddisfatto quando vedo che quella che era solo un'immagine nella mia mente ora è usata e goduta. Del tutto simile a questo è il sentimento che Dio prova nei nostri confronti; infatti, lui vuole che godiamo il suo creato, perciò ci benedice affinché siamo felici.

Guardando bene dentro la creazione si riesce a vedere che anche in Dio è presente il senso dell'umorismo; ed a questo proposito un giorno, dopo una visita ad una comunità inglese, un giovane scultore mi regalò un suo lavoro in ceramica: una leggera caricatura di rinoceronte. V'assicuro che tutti quelli che lo guardano scoppiano a ridere, quello è senz'altro il rinoceronte più buffo che ho visto. Sotto di lui, per ricordare il giorno in cui furono creati gli animali, ha messo il titolo: "Quinto giorno".

Ricapitolando: Genesi uno contiene cinque verbi che sono sempre al singolare, un soggetto, che è sempre al plurale, e moltissimi oggetti, che descrivono l'opera creatrice di Dio, della quale non finiamo mai di stupirci.

(David Pawson)

[Modificato da Perdonato 12/03/2013 17:47]