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Quattro Papi in Piazza San Pietro


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di Vittorio Messori


Anche stavolta – come già  per padre Pio o  Escrivà de Balaguer, per non parlare del giubileo del Millennio  –vada  innanzitutto  un pensiero riconoscente a Marcello Piacentini. Ma sì, proprio alla bestia nera  degli architetti post-fascisti, all’uomo accusato di ogni infamia perché capofila dell’ edilizia del regime. Piacentini, in realtà , era e restò un Alto Grado della Massoneria;  eppure fu a lui che Mussolini affidò i   progetti più rilevanti  , non ultimo lo “ sventramento “ da San Pietro al Tevere,  per dare prospettiva e respiro  alla prima basilica della Cristianità    Sotto il piccone rovinò, così,  la vecchia  “spina di Borgo“ e nacque la via della Conciliazione : deprecarla con sdegno è da allora  dovere ineludibile  di ogni professionista che non voglia essere espulso dalla congregazione . Eppure le riprese dall’alto, ieri , della liturgia per la doppia canonizzazione  erano eloquenti : grazie a questo massone in orbace, la Chiesa può  offrire  spazio ai suoi fedeli nelle occasioni maggiori. E non solo per  la creazione  di una  via rettilinea e  ampia,  ma anche per la  trovata astuta di allargare la capienza  dell’ellissi berniniana  con la piazza Pio XII .   Se ne è avuta , ieri, la riprova, con  la folla   straripante  sino al fiume  :  non si sa come avrebbe potuto essere contenuta dal  pur gigantesco spazio  porticato.  L’accorrere di una massa umana enorme era data per scontata  in questa sorta di  inedito raduno , tra Cielo e Terra , di quattro pontefici tra i più popolari ed  amati: due papi vivi che canonizzavano due confratelli defunti  e non di un’età remota,  ma che essi stessi avevano ben conosciuto.


E’ davvero singolare:  statistiche e sondaggi  sono impietosi nel confermare  il declino, a viste umane, della maggiore  Chiesa della Cristianità  che  ha perso (e in Occidente continua a perdere ) praticanti, clero , influenza sociale  e pure    prestigio , tra scandali sessuali e finanziari. Per stare al papa gesuita  che ha proceduto alle canonizzazioni, dalla morte di quel Giovanni XXIII che ieri ha elevato agli altari, la sua Compagnia ha perduto   la metà dei membri. E  l’emorragia continua , non compensata da “ vocazioni “ terzomondiali spesso dubbie e fragili. Ma c’è di peggio : sia Paolo VI che Giovanni Paolo II – proprio lui !  – più volte si lagnarono, e duramente , per quanto i gesuiti dicevano e facevano dopo il Concilio , commissariarono  la Compagnia e giunsero persino a meditare una seconda soppressione, dopo quella di fine Settecento, propter bonum Ecclesiae. Quanto al papa emerito, al momento della ordinazione sacerdotale la sua  Baviera era di esempio edificante alla cattolicità intera , per adesione   totalitaria a quella Roma il cui solo nome, ora, provoca in molti tedeschi, bavaresi in primis ,  una violenta reazione   allergica.  Mezza piazza san Pietro ,  ieri,  era occupata dai polacchi, le bandiere biancorosse sventolavano numerose , le diocesi avevano organizzato – era per loro una questione di onore -  colonne di pullman e flotte di charter .        Ma, dal suo   paradiso , il nuovo santo della  Polonia sempre  fidelis , come la   chiamavano ,  guarda di certo  con amarezza alla   amatissima patria, adeguatasi di  gran corsa   a edonismi, consumismi , agnosticismi dell’Occidente. Il Sud America di papa Francesco , il Continente cattolico per eccellenza , la speranza della Chiesa,  sta passando a ritmi impressionanti a sètte evangeliche giunte dagli Stati Uniti ricche di mezzi e di avversione verso quell’Anticristo che presiede alla nuova Babilonia : il pontefice romano e la sua bottega, che chiamano Cattolica .


Eppure , ecco il paradosso : proprio questa Chiesa -  di cui chi la vive dall’interno misura troppo spesso il grigiore ,  la mediocrità , le forze carenti – attira l’ attenzione crescente del mondo  intero , anche al di fuori dei tradizionali confini cristiani. Impressionante l’elenco dei collegamenti televisivi in diretta  per la liturgia di ieri : moltissime , tra l’altro,  le emittenti  che avevano pagato l’oneroso pedaggio per i diritti   non solo in Africa  ma  persino in quell’Asia che -  Filippine e   Corea del Sud  a parte -  è da sempre refrattaria se non ostile alla predicazione cristiana. Negli  Stati Uniti, la cultura egemone che controlla i  media che contano è ancora quella di un protestantesimo duramente anti-papista , con forte influenza  di un ebraismo liberal ,  dunque di solito    non ostile , ma  e disinteressato a un cattolicesimo numericamente forte eppure, qui, pure,  in declino di forze e di prestigio. Ma ecco che  , poco più di  sei mesi dopo l’elezione, il papa con l’inedito nome di Francesco era già proclamato negli USA  “ Uomo dell’anno “, con doverosa  copertina di Time. Non è un caso che -  se sei un astuto Dan Brown , e vuoi costruire a tavolino un best seller di sicuro successo  mondiale -  devi ambientarlo tra papi, cardinali , monaci ,  palazzi vaticani .


Forse, il paradosso trova,  in parte almeno , un inizio di spiegazione  proprio nella grande liturgia di ieri. Una truppa falcidiata e,  in qualche regione del mondo, addirittura  quasi sbandata, ha alla testa generali straordinari .  Per usare una immagine non militaresca ma  evangelica , l’albero non è poi così  guasto, se continua a dare    frutti che – oggettivamente , al di là di  ogni apologetica clericale – hanno  tali qualità da attrarre a sé l’attenzione , anzi  l’ammirazione di tanti uomini nel mondo intero. Quale istituzione ha avuto al vertice persone di grande diversità   per storia personale e temperamento  e al contempo di grande omogeneità per vasta  cultura  e per  coerenza della vita con il pensiero come ( stiamo solo a questo dopoguerra ) Pacelli, Roncalli, Montini, Luciani, Wojtyla, Ratzinger e, ora, Bergoglio ?


Qualcuno , nella Chiesa stessa, ha mugugnato, giudicando eccessiva la serie di pontefici recenti  per i quali è iniziato o concluso il processo di beatificazione e di canonizzazione. Quasi che il papato volesse esaltare se stesso : è la critica che è stata rivolta soprattutto  alla liturgia solenne  di ieri. Ma il fatto – ratificato, del resto, dal giudizio del “ mondo “, anche se incredulo o  non cristiano – il fatto è che quei pontefici  meritano  davvero di essere presentati a ogni uomo di buona volontà  come esempio di chi   ha cercato di far vincere il bene sul male , di tenere a bada il peccato e di coltivare la virtù. A cominciare da se stessi . Chi – quale che sia la sua fede o la sua  incredulità -  chi non vorrebbe come amico, come confidente, come aiuto spirituale  nelle durezze delle  vita  un  Giovanni XXIII o  un Giovanni Paolo II, da ieri santi  ? Ma anche , lo si dica , un Benedetto XVI o  un Francesco ? La Chiesa può sbandare ma Pietro mostra  di   essere fedele  al nome che il Cristo stesso gli diede :  una  “ pietra “ salda ,   che sorregge   la fede che in altri sembra spegnersi.