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Prima in sette o otto, poi quando si ingrandisce e il numero dei partecipanti raddoppia, ecco che nasce una nuova unità, anzi: una nuova cellula. E da questa, se avrà abbastanza capacità attrattiva, ne nascerà un’altra e poi un’altra ancora, proprio come le cellule si riproducono e si moltiplicano negli organismi. E’ questo il meccanismo “semplice” delle cellule parrocchiali per l’evangelizzazione, la proposta che la parrocchia di S. Eustorgio a Milano riproduce ed espande nel mondo dal 1987, così che il Pontificio Consiglio per i laici ha proposto la creazione di un organismo internazionale di coordinamento. La molla che spinge alla moltiplicazione non è in questo caso l’istinto biologico delle cellule, ma l’incontro personale con il Risorto e il prendere molto sul serio l’invito “andate e predicate a tutti il mio Vangelo”. Dal 2 al 5 giugno è in corso a Milano il 25° Seminario internazionale delle cellule. Aleteia ha chiesto informazioni a don PiGi Perini, parroco di Sant’Eustorgio dal 1977 al 2012 e presidente dell’Organismo internazionale di servizio al sistema delle cellule di evangelizzazione.

Da dove è nata l’idea delle cellule parrocchiali di evangelizzazione?

Perini: Dall’insoddisfazione. Vedevo la mia parrocchia statica, senza slancio missionario, bassa la frequenza di fedeli e di animatori disposti a scommettere su un impegno a tutto tondo. Tutto questo mi portava a dubitare anche dell’efficacia del mio sacerdozio. La Provvidenza mi ha guidato a trovare una risposta in una rivista che parlava di “parish on fire”, parrocchia in fiamme. Un sacerdote degli Stati Uniti, padre Michael Eivers, aveva trovato un metodo entusiasmante di diffusione del Vangelo portando, per così dire, in casa cattolica un’esperienza diffusa nelle chiese protestanti, quella delle cellule di evangelizzazione. In base a questo metodo tutti condividono la responsabilità di evangelizzare rispondendo a un amore contagioso per i “lontani” e la sorpresa di essere coinvolti, come i preti o le suore, diventa desiderio. La Chiesa esiste per evangelizzare: è stata questa frase dell’enciclica Evangelii Nuntiandi di Paolo VI a convincermi. Se non evangelizzi, non puoi essere contento.

Come funziona?

Perini: Il primo ad essere convinto deve essere il parroco. Deve sentire l’ansia di evangelizzare. L’idea che mi ha trasmesso padre Eivers è che non si devono contare i fedeli che vengono a Messa, ma le persone che non ci sono e bisogna andarle a cercare come il pastore della parabola evangelica che esce a cercare la pecorella smarrita lasciando al sicuro le altre 99. Solo che oggi il rapporto è inverso: le pecore smarrite sono la maggioranza e finché non si arriva a loro non si può stare tranquilli. Sia la Evangelii Nuntiandi che l’esoratazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco insistono sulla necessità di evangelizzare per potersi dire cristiani. Occorre proporre tutta la positività del Vangelo e il fascino di Gesù che ama tutti e offre a ciascuno il suo perdono. Non è un cammino che si improvvisa: occorre formazione, insistenza sulla catechesi, approfondimento dei testi pontifici e una predicazione non conservativa ma dinamica che abituino le persone ad essere pronti ad assumere decisioni radicali per la nuova evangelizzazione.

E più nello specifico?

Perini: La cellula è composta da sette o otto persone e si riunisce tutte le settimane in una casa privata, in genere l’abitazione del responsabile o leader di cellula. L’incontro dura un’ora e mezzo ed è suddiviso in sette momenti, iniziando dalla preghiera di lode a cui segue la condivisione nella quale ogni partecipante deve descrivere ciò che il Signore ha fatto per lui durante la settimana trascorsa e ciò che lui ha fatto per il Signore in termini di evangelizzazione. Ciò educa le persone a riconoscere sempre l’opera di Dio nella propria vita. Quindi si ascolta un cd con la catechesi del parroco per quella settimana, così che il suo intervento riesca a raggiungere tutte le cellule e l’approfondimento di questi contenuti. Dopo ci sono ancora avvisi sulla vita della parrocchia e preghiere di intercessione. Se la “strategia” di evangelizzazione funziona e aumenta il numero dei partecipanti, nasce una nuova cellula con un nuovo responsabile, proprio come si moltiplicano le cellule in biologia.

Dove sono presenti oggi le cellule?

Perini: Le cellule sono presenti in tutti i continenti e in 40 Paesi. Si sono moltiplicate in contesti anche molto diversi come gli Stati Uniti e il Canada da una parte e paesi dell’America latina come Brasile e Colombia dall’altra. Sono presenti anche in Africa, in Uganda, Kenya, Costa d’Avorio. Proprio per la diversità dei contesti è difficile contare il numero delle cellule. A Giakarta esiste una parrocchia con cinque mila cellule. In Italia sono diffuse un po’ in tutte le regioni.

Quale raccomandazione rivolge ai leader delle cellule?

Perini: E’ indispensabile aver incontrato Gesù personalmente, altrimenti non solo non puoi fare il responsabile della cellula ma nemmeno puoi vivere da cristiano. Se pensi a Lui come la persona più prossima alla tua vita, con il suo perdono e la sua misericordia, la vita stessa si trasforma. Ma per arrivare a questo occorrono preghiera, studio e perseveranza.