21/01/2013 18:31
Le testimonianze di Alessia e Ivana

Entrambe vivono l'esperienza del RnS




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Nell’ottobre del 2001 il tribunale della mia coscienza, aveva emesso per me una sentenza irrevocabile di condanna. Dovevo uccidermi.

E ho scelto il mezzo più feroce che avevo a disposizione. Ho preso il fucile da caccia di mio padre. L’ho caricato. Ho premuto il grilletto…

Uno sparo. Poi più niente. Mi sono risvegliata in un letto di ospedale, molti giorni dopo, dolorante, sofferente, confusa… In ospedale sono rimasta per tre lunghi mesi. Un periodo che è servito a curare, a rimarginare non solo le ferite del mio corpo, quanto quelle ancora più profonde e dolorose che avevo nell’animo, nello spirito. È in quel periodo che ho cominciato a credere negli angeli. È in quel periodo che ho vissuto profondamente la riconciliazione con Dio… Io l’ho visto negli sguardi di mia madre, nell’affetto di mio padre, nei sorrisi dei miei amici e dei miei parenti, negli scherzi di mia sorella, nelle attenzioni dei medici, degli infermieri…

Io prima della conversione, ero una ragazza che pretendeva di essere perfetta come figlia, fidanzata, sorella, studentessa. La mia vita era programmata fin nei minimi particolari. Avevo tutto sotto controllo. Ma non mi rendevo conto di vivere in una gabbia d’oro che non lasciava spazio alle emozioni, alla spontaneità. E non appena qualche crepa si è aperta in questa struttura artificiosa, mi si sono presentati i problemi.

Di giorno continuavo ad essere inappuntabile, di sera invece andavo a divertirmi, spesso di nascosto, per sentirmi libera nel senso sbagliato del termine. Questo doveva avere un effetto appagante, in realtà alla lunga mi ha portato ad uno stato di profonda depressione e alla convinzione sempre più radicata di dovermi uccidere.

È stato in ospedale che ho sentito per la prima volta lo sguardo del Signore e ho capito che c’era sempre stato, ma non avevo avuto occhi per vederlo. Il periodo della mia degenza è stato molto lungo e travagliato, ma non ero più da sola. Non lo ero mai stata. Era solo che non sapevo pregare. Da quel momento ho capito come rivolgermi a Dio e avevo chi pregava per me.

Oggi sono qui a raccontare la mia storia, a testimoniare la grandezza del Signore che oltre ad avermi salvato nel corpo e nello spirito, mi ha fatto il dono meraviglioso di mettermi accanto Antonio.

Lo sposerò tra una settimana.

ALESSIA



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Avevo solo 12 anni quando la mia vita è cambiata.

Avevo appena conosciuto un ragazzo al mare. Era sera, ero in spiaggia e quel ragazzo abusò di me. Da quel momento in poi niente è più stato lo stesso nella mia vita, nel rapporto con gli altri, negli affetti familiari. Ho perso anche la speranza in Dio. Tutto era diventato terribilmente vuoto e triste. Entrai in un periodo nero, ogni cosa diventava un problema, avevo paura di tutti anche dei miei genitori, però, non ne facevo parola con nessuno.

Ero arrabbiata con Dio perché aveva permesso che quella cosa accadesse, ma ero in collera anche con me stessa. Pensavo che fosse mia la colpa di quello che era successo.

Dopo qualche mese presi la decisione di andare da una psicologa che mi è stata di grande aiuto, ma la rabbia che avevo verso Dio non andava via. Incominciai, però, a frequentare nuovamente la parrocchia e soprattutto un gruppo religioso. Avevo nuovi amici con cui condividere il cammino di fede. A nessuno avevo mai confidato la mia tragedia personale, la mia ferita più intima.

Dopo quasi 6 anni dall’accaduto un giorno, durante un convegno di giovani cristiani, mentre giravo per il palazzetto mi sentii chiamare, quella voce non era per niente familiare. Incominciai a cercare con lo sguardo da dove venisse quella voce. Ho visto un uomo che mi guardava. Era lui che mi aveva chiamato. Gli ho chiesto se mi conosceva.

A quel punto è accaduta una cosa che non avrei mai immaginato e che ancora oggi non mi so spiegare. Quell'uomo si è inginocchiato davanti a me e mi ha chiesto scusa piangendo. Per me quell'uomo continuava ad essere un perfetto sconosciuto. E’ stato allora che lui stesso mi ha rivelato chi era e mi ha implorato di perdonarlo. Era lo stesso uomo che 6 anni prima mi aveva distrutta…

Accanto a lui c’era una donna con una bambina in braccio, quella donna mi chiedeva, a sua volta, scusa da parte del marito. Io nel mio cuore a lui già lo avevo perdonato, io non riuscivo a perdonare Dio…

Ma dovevo ancora aprire gli occhi, ero accecata dalla rabbia. Li ho aperti qualche anno dopo, grazie ad una sorella del gruppo religioso. Avevo continuato a gridare nella solitudine del mio cuore: "Dio quanto ti cerco. Tu dove sei?".

Ma a quella domanda nessuna risposta.

La risposta è arrivata qualche mese fa, quando da quella sorella, durante una catechesi sull’amore di Dio, ho sentito dire:"quando tu gridi “Dio dove sei”?, Lui è lì vicino a te e ti tiene in braccio, soffre con te e come te…".

A queste parole il mio cuore sembrava essersi lacerato, non era una nuova ferita, bensì quella vecchia, mai rimarginata che si riapriva e Dio con il suo immenso Amore l’ha curata e guarita.

Io oggi posso dire di essere passata dalla morte alla vita.

IVANA

http://www.rns-italia.it/news/AgoràLoreto07/Testimonianze.htm