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La nostra vita e il nostro cammino sono segnati spesso da difficoltà, da incomprensioni, da sofferenze. Tutti lo sappiamo. Nel rapporto fedele con il Signore, nella preghiera costante, quotidiana, possiamo anche noi, concretamente, sentire la consolazione che viene da Dio. E questo rafforza la nostra fede, perché ci fa sperimentare in modo concreto il «sì» di Dio all'uomo, a noi, a me, in Cristo; fa sentire la fedeltà del suo amore, che giunge fino al dono del suo Figlio sulla Croce. Afferma san Paolo: «Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo annunziato tra voi, io, Silvano e Timoteo, non fu "sì" e "no", ma in lui ci fu il "sì". Infatti tutte le promesse di Dio in lui sono "sì". Per questo per mezzo di lui sale a Dio il nostro "amen", per la sua gloria» (2Cor 1,19-20). Il «sì» di Dio non è dimezzato, non va tra «sì» e «no», ma è un semplice e sicuro «sì». E a questo «sì» noi rispondiamo con il nostro «sì», con il nostro «amen» e così siamo sicuri nel «sì» di Dio. La fede non è primariamente azione umana, ma dono gratuito di Dio, che si radica nella sua fedeltà, nel suo «sì», che ci fa comprendere come vivere la nostra esistenza amando Lui e i fratelli. Tutta la storia della salvezza è un progressivo rivelarsi di questa fedeltà di Dio, nonostante le nostre infedeltà e i nostri rinnegamenti, nella certezza che «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!», come dichiara l'Apostolo nella Lettera ai Romani (11,29).

Catechesi dell'Udienza generale, Piazza San Pietro, 30 maggio 2012