00 03/01/2013 00:38

LA FUGA IN EGITTO

 

103 - L'Angelo sveglia Giuseppe e lo invita a fuggire Commiato dalle sante donne e fuga verso l'Egitto. - Visioni dalla notte di giovedì 1 marzo alla mattina di venerdì 2 marzo

Nella casa della Santa Famiglia tutti dormivano, la notte era calata già da tempo. Maria Santissima dormiva nella stanza a destra del focolare, Anna nella stanza a sinistra e sua figlia maggiore dormiva fra la stanza di Giuseppe e quella di Anna. Le pareti divisorie delle stanze consistevano in semplici tavole di vimini, superiormente ricoperte di tavole fatte di scorze intrecciate. Il letto di Maria era diviso dal resto della stanza da una tenda; ai suoi piedi, posto in una posizione rialzata sopra un tappeto di lana, giaceva il Santo Bambino. Vidi Giuseppe che dormiva con la testa appoggiata al braccio. Sognò un fanciullo splendente di luce radiosa avvicinarsi al suo giaciglio e parlargli. Giuseppe si svegliò, ma subito si riaddormentò, vinto dalla stanchezza e dal sopore; L'Angelo lo prese per mano e lo fece alzare. Giuseppe riacquistò i sensi e si alzò. Recatosi alla lampada che ardeva dinanzi al focolare vi accese la sua e si recò nella stanza di Maria, dopo aver parlato con Lei andò nella stalla dove si trovava l'asino, poi andò in una stanza dove erano custoditi una quantità di arnesi diversi e vi fece i preparativi per la partenza. Frattanto Maria si alzò, si vesti e andò da Anna, mettendola al corrente dell'invito Divino. Allora tutti si alzarono lasciando però dormire tranquillo il bambinell6 Gesù. Per quanto fossero addolorati nel dividersi, pensarono ad eseguire bene quel doloroso volere di Dio senza abbandonarsi alla tristezza dell'addio. Disposero quindi tutto quanto fosse necessario per il viaggio. Anna e Maria Heli si affaccendarono assai nel preparare tutto l'occorrente. Maria Santissima non prese però con sé tanti oggetti come quanto era partita da Betlemme. Raccolti insieme alcuni tappeti, fecero un piccolo involto e lo portarono a Giuseppe per farlo caricare sull'asino. Tali preparativi furono eseguiti in pieno silenzio, tranquillamente e con la massima sollecitudine, come si addice appunto ad una partenza segreta di cui si è avvertiti nel silenzio della notte. Quando Maria andò a prendere il Santo Bambino, fu presa da tale fretta da non poterGli cambiare nemmeno i pannolini. Non saprei come descrivere la commovente tristezza dipinta sul volto di Anna e delle altre donne. Tutti, perfino il figlioletto di Maria Heli, piangendo, si premevano al cuore il pargoletto Gesù. Anna abbracciò strettamente la Santa Vergine e piangeva, come se avesse il presentimento che non l'avrebbe mai più rivista. Prima di mezzanotte si erano congedati da tutti e avevano lasciato quella dimora. Anna e Maria Heli accompagnarono Maria per un lungo tratto, fuori Nazareth. Giuseppe seguiva le donne guidando l'asino; la Vergine portava il Bambino ben coperto. Un ampio mantello avviluppava Maria col Bambino, un gran velo di forma quadrangolare le ricadeva sul viso avvolgendo la parte superiore del capo. Dopo aver fatto un pezzo di strada, le sante donne furono raggiunte da Giuseppe con l'asino carico di ceste e di otri d'acqua. Le ceste avevano numerosi scompartimenti riempiti di picco-li pani, uccellini vivi ed anfore. Sul dorso dell'asino era collocata un specie di sella, ed ai fianchi erano stati disposti i vari bagagli. Attaccata alla sella vi era un'asse per appoggiarvi i piedi. Ad un certo punto vidi ripetersi gli abbracci. Anna benedisse infine sua Figlia, la quale, visibilmente commossa, salì sul somarello che partì, tirato per la cavezza da Giuseppe.

Quella notte la Veggente visse nella sua anima la scena del dolore di Anna e di Maria Heli. La vidi piangere amaramente. - Venerdì 2 marzo.

Mentre Anna, Maria Heli e gli altri erano intenti a riordinare la casa di Maria e di Giuseppe, vidi contemporaneamente la Santa Famiglia attraversare molti paesi e poi fermarsi a riposare in una capanna posta a mezzogiorno. Verso sera sostarono nel paesino di Nazara, presso certa gente che viveva nella solitudine e che era comunemente disprezzata. Questi non erano veri Ebrei, poiché nella loro religione avevano usanze pagane. il loro tempio era posto nella regione della Samaria, sul monte Garizim. Essi accolsero amichevolmente la Santa Famiglia che soggiornò in quel luogo anche il giorno seguente. Al ritorno dall'Egitto, Giuseppe, Maria e il Bambino visitarono di nuovo quella brava gente; così farà pure Gesù, quando a dodici anni si recherà al tempio e sarà di passaggio sulla via del ritorno. Questa famiglia di Ebrei sarà poi battezzata da Giovanni e si convertirà al Cristianesimo.

104 - Il terebinto di Abramo e la pianura di Moreh. - Domenica 4 marzo.

Dopo aver trascorso il sabato a Nazara, la Santa Famiglia riprese subito il viaggio. La domenica sera e la notte del lunedì si accampò sotto il vecchio albero di terebinto. Il terebinto di Abramo, dai santi Fuggiaschi ben conosciuto, si trovava presso la pianura di Moreh, era non lontano da Sichem, Thenat, Siloh ed Arumah. in questa zona la strage e la persecuzione erodiana contro i fanciulli era già iniziata, perciò tutti gli abitanti erano in forte agitazione. Fu presso quest'albero che Giacobbe sotterrò gli idoli di Labano. Giosuè radunò il popolo sotto questo terebinto, vicino al quale aveva fatto collocare l'Arca dell'Alleanza nel tabernacolo, e fece giurare solennemente a tutti la rinuncia al culto degli idoli. Abimelech, figlio di Gedeone, fu salutato in questo luogo come re dei Sichemiti. Questa mattina ho veduto la Santa Famiglia che riposava tranquillamente presso un cespuglio di balsami in posizione amena. Il pargoletto Gesù era in grembo alla Santa Vergine a piedi nudi. Il cespuglio di balsami produceva dei frutti rossi e stillava dal tronco gocce di un liquido denso. Giuseppe ne riempì un'anfora. Poi presero un pasto frugale con pani e piccola frutta selvatica che avevano raccolto dai vicini cespugli. L'asino aveva pure trovato di che dissetarsi e pascolare. in lontananza alla loro sinistra, si vedevano il colle e la città di Gerusalemme. Tutta questa scena infondeva una quiete profonda.

105 - Elisabetta fugge con il piccolo Giovanni nel deserto. I tre fuggiaschi sostano in una grotta e in altri luoghi.

Dopo che la Santa Famiglia ebbe valicato alcune alture, che sono propagini del monte degli Ulivi, li vidi prendere alloggio in una vasta e selvaggia spelonca su un monte presso Hebron, un po' dopo Betlemme. Credo che questa fosse la sesta stazione del loro viaggio. Quando i santi Viandanti arrivarono in questo luogo erano assai stanchi ed afflitti. Maria Santissima era addolorata e piangeva, perché soffrivano per la mancanza di molte cose. Erano costretti a fuggire per le strade solitarie e ad evitare tutte le città ed i pubblici alberghi. In questa caverna si fermarono per un giorno intero. Ma l'Onnipotente li soccorse e li ristorò: in seguito alle preghiere della Santa Vergine scaturi prodigiosamente una fonte e comparve una capra selvatica che si lasciò mungere. Più tardi apparve loro un Angelo che li consolò. Fu in questa spelonca che un profeta, credo Samuele, si fermava spesso a pregare. Fu proprio in questi luoghi che Davide pascolava le pecore del padre; quivi pregava e ricevette per mezzo di un Angelo i comandi del Cielo, come per esempio fu avvertito di prepararsi al combattimento contro Golia.

Martedì 6 marzo.

Elisabetta e Zaccaria furono avvertiti da un messo fidato della Santa Famiglia sulla prossima strage degli Innocenti; allora Elisabetta si recò subito nel deserto per nascondere il piccolo Giovanni. Questo luogo era lontano due ore da Hebron. Vidi Zaccaria accompagnarli per un tratto di strada. Giunti ad un ponte di travi che attraversava un fiumiciattolo si divisero; Zaccaria si avviò verso Nazareth, seguendo la via che aveva fatto Maria al tempo della Visitazione. Lo vidi in cammino; forse il sant'uomo andò a Nazareth per chiedere ad Anna più particolari sulla terribile minaccia. Il piccolo Giovanni aveva quasi due anni, vestiva una pelle di animale e saltellava allegro come fanno tutti i fanciulli.

Anna Caterina non intende il deserto vero e proprio, cioè non vede una pianura interminabile di sabbia, ma piuttosto un luogo solitario e arido con rupi, caverne e spelonche d'ogni specie, con cespugli carichi di coccole e di altra frutta selvatica.

Elisabetta condusse il piccolo Giovanni in una spelonca, dentro la quale, dopo la morte di Gesù, dimorò per qualche tempo anche Maddalena. Vidi frattanto la Santa Famiglia costeggiare la sinistra del Mar Morto, per sette ore si diressero verso il sud e, due ore dopo Hebron, entrarono nella zona desertica in cui si era rifugiata Elisabetta col piccolo Giovanni. La via che essi percorrevano passava molto vicino alla grotta di Giovanni. Vidi la Santa Famiglia che, stanca ed affaticata, per-correva tristemente il deserto; gli otri d'acqua e le anfore di balsamo si erano svuotati. La Vergine era molto afflitta perché erano tormentati dalla sete. Allora si recarono in un luogo in cui il terreno produceva cespugli ed alcune erbe magre; Maria scese dall'asino per sedersi sul terreno col suo caro Bambinello. A poca distanza vidi con commozione il piccolo Giovanni correre libero e senza timore in quel luogo deserto; aveva addosso una pelle di agnello mantenuta sulle spalle da una cintola e impugnava un bastoncino dal quale pendeva un fiocco di scorza d'albero. Sembrava inquieto e ansioso perché percepiva la vicinanza dell'assetato Redentore. Agitato come quel giorno nel grembo materno al cospetto della Madre del Signore, egli sentiva dentro il suo cuore che Gesù soffriva la sete. Così inginocchiatosi, con le braccia protese, implorò ardentemente Dio affinché gli fosse dato di conoscere il mezzo per estinguergliela. Dopo aver pregato in questo modo per un certo tempo, si senti ispirato da qualcosa di superiore e corse ad un dirupo della roccia dove affondò il suo bastoncino. Immediatamente ne scaturì un abbondante zampillo d'acqua fresca. Rapidamente il fanciullo raggiunse un alto promontorio da cui scorse la Santa Famiglia che passava in lontananza. Appena lo vide, la Vergine sollevò in alto il Santo Bambino e, mostrandoGli Giovanni, disse: "Ecco Giovanni nel deserto!". Questi saltellò pieno di giubilo presso la fonte e, agitando il fiocco del bastoncino, corse di nuovo a nascondersi nella sua solitudine. Vidi poi il ruscello, scaturito dalla fonte aperta da Giovanni, gorgogliare ai piedi dei viaggiatori che si ristoravano. La Santa Vergine si era assisa sull'erba ed erano pieni di gioia. Giuseppe scavò a poca distanza una fossa che presto fu riempita d'acqua, quando questa divenne limpida ne bevvero; poi Maria lavò il Bambino nell'acqua cristallina. Ciò fatto, si bagnarono le mani, i piedi ed il volto. Infine Giuseppe condusse l'asino alla fonte, lo fece dissetare e poi riempì gli otri. L'erba inaridita si rialzò vigorosa ed uno splendido raggio di sole illuminò quelle persone riconoscenti a Dio per tanto favore. In questo luogo di grazia si trattennero per due o tre ore. Più tardi i santi Fuggiaschi fecero l'ultima tappa nel regno di Erode, vicino ad una città di confine che si chiamava Anam, o Anim. Li vidi entrare in una casa isolata che serviva da rifugio per coloro che viaggiavano nel deserto. Sopra un'altura si vedevano disseminate capanne e tuguri, nelle vicinanze crescevano cespugli e frutta selvatica. Credo che gli abitanti fossero cammellieri poiché vidi molti cammelli che giravano liberi tra le siepi. Sebbene fosse gente rozza, e addirittura sembra che si fosse occupata di ladroneria, accolse cortesemente la Santa Famiglia. Anche nella città vicina di Anam abitavano molti uomini disorientati. Fra gli altri distinsi un giovane di circa vent'anni che si chiamava Ruben".

106 - Le serpi e le lucertole volanti. - Giovedì 8 marzo.

Sotto il firmamento stellato della notte vidi la Santa Famiglia attraversare il mare di sabbia nel quale l'unica vegetazione era costituita da bassi cespugli8. Mi sembrò di viaggiare con loro per quelle solitudini. Questa zona desertica era pericolosa a motivo delle numerose serpi che si nascondevano raggomitolate dentro piccole buche fra il denso fogliame. Emettendo acuti sibili esse si avvicinavano ai santi Fuggiaschi che, protetti dalla splendente aureola, continuavano incolumi il loro cammino. Vidi un'altra specie mostruosa di animali pericolosi il cui corpo lungo color bruno, sorretto da corte zampe, aveva ali simili a quelle dei pipistrelli. Questi animali volavano rapidissimi a fior di terra ed avevano il capo che assomigliava alquanto a quello di un pesce (come lucertole volanti). I santi Fuggiaschi decisero di fermarsi in una profonda cavità del terreno, all'inizio di una strada scoscesa.

"Ero molto agitata per i pericoli che incombevano sulla Santa Famiglia. Il luogo dove si era soffermata era orribile, volevo fare qualcosa per proteggerli, come intrecciare con i giunchi un recinto che ne dzftndesse la parte più esposta ai pericoli; ma un orso terribile mi procurò grande angoscia. Allora apparve il vecchio sacerdote, morto da qualche tempo, il quale afferrò l'animale per la testa e lo gettò lontano. Gli chiesi come mai si trovasse in questo luogo, perché certamente doveva trovarsi meglio in quello da cui proveniva, al che egli rispose: "Io volevo soltanto esserti di aiuto, né intendo fermarmi qui più a lungo". Mi disse altre cose e mi preannunciò che si sarebbe fatto vedere ancora.

La Santa Famiglia avanzò verso sud, sulla strada comunemente battuta. Il nome dell'ultimo paese erodiano, fra il deserto e la Giudea, era Mara. Gli abitanti di questo luogo erano rudi e selvaggi, la Santa Famiglia non potè ottenere da loro alcun ristoro o aiuto. Di là passarono nel deserto vero e proprio. Non vi era strada, e non conoscendo il cammino si trovarono in grande imbarazzo. Dopo che ebbero percorso un breve tratto si trovarono dinanzi ad una montagna erta ed oscura. Addolorati e smarriti s'inginocchiarono e pregarono Dio che li soccorresse. Frattanto, numerosi animali selvaggi si erano avvicinati a loro ponendoli in uno stato angoscioso; Giuseppe e Maria notarono però che quelle bestie non erano cattive ed anzi li contemplavano con occhio mite. Mi ricordai allora dello sguardo del vecchio cane che portava il mio confessore quando veniva a trovarmi. In verità quelle bestie erano giunte per indicare la via alla Santa Famiglia: guardavano il monte, correvano verso di esso, poi ritornavano indietro, proprio come se volessero condurli in un certo luogo. Infine quegli animali guidarono i santi Viandanti attraverso il monte (forse il Sair), finché ebbero di fronte un bosco.

107 - I ladroni - Il fanciullo lebbroso miracolato

Sulla via che conduceva al bosco vidi una brutta capanna dove si nascondevano alcuni ladroni; non lungi da questa c'era un albero da cui pendeva una lanterna che serviva ad attirare in quel posto i viandanti sfortunati. La strada affondava ad ogni tratto. La capanna, che poteva essere smontata in breve tempo, era circondata da numerosi fossati per far inciampare i viaggiatori e depredarli. La Santa Famiglia, ignara della trappola, si avvicinava appunto alla capanna quando improvvisamente fu circondata da cinque predoni. La banda era animata da propositi malvagi contro i nuovi arrivati. Ma, quando alla vista di Gesù un raggio della grazia attraversò il cuore del capo dei ladroni, ogni proposito cattivo fu allontanato. Tempo dopo la Vergine racconto l'episodio a sua madre, dicendole di aver visto quale effetto avesse prodotto quel raggio di luce nel cuore del ladrone. Questi condusse la Santa Famiglia incolume nella sua capanna attraverso i fossati del sentiero. Nella tenda si trovavano la moglie del ladrone e due figli. Costui allora raccontò alla consorte il profondo sentimento d'amore che aveva provato nel vedere quel Santo Bambino. Vidi la moglie del ladrone accogliere i Viandanti con timida cortesia. I Viaggiatori si sedettero al suolo in un angolo della capanna, preparandosi a consumare un frugale pasto con le provviste che avevano portato con loro. Nei primi momenti quei furfanti sembrarono timidi e paurosi al contatto con la santa aurea della Famiglia, ma a poco a poco acquistarono confidenza. Condotto sotto la tettoia l'asino degli Ospiti, i briganti presero maggior dimestichezza con la semplicità di Giuseppe e la bontà della Beata Vergine. La consorte del capobanda offrì a Maria Santissima dei piccoli pani con miele e frutta, poi le diede da bere. Il fuoco ardeva entro una fossa scavata in un angolo della capanna. La donna assegno alla Madonna una lato riparato della capanna e, assecondando il desiderio da Lei espresso, le portò un catino d'acqua per lavare il Santo Bambino. Quindi Maria lavò Gesù dopo averlo ricoperto di un panno. Il ladrone, frattanto, appariva assai commosso, parlava con la sua consorte dicendole: "Questo fanciullo ebreo non è come tutti gli altri; egli è certamente un santo. Prega sua madre che ci permetta di lavare nostro figlio nell'acqua che è servita al suo bagno". Prima ancora che la donna si avvicinasse a Maria per pregarla di questo favore, la Santa Vergine acconsenti con un cenno. Allora la donna si allontanò, ritornando dopo poco con un fanciullo di circa tre anni tra le braccia le cui membra erano completamente irrigidite dalla lebbra; tutto il suo corpicino era ridotto ad una sola piaga e il viso si poteva appena riconoscere. L'acqua in cui si era lavato Gesù era ancora limpida, appena il lebbroso ne fu immerso, ogni anomalia che copriva la pelle si staccò dal suo corpo cadendo sul fondo del bacino. Così il fanciullo fu miracolato. Sua madre, fuori di sé dalla gioia, voleva abbracciare la Santa Vergine e Gesù, ma Maria rifiutò l'abbraccio, invece pregò la donna che facesse scavare un pozzo nel suolo fino a toccare la rupe per versarvi dentro quell'acqua. Così quest'acqua miracolosa avrebbe comunicato a quella del pozzo la grazia terapeutica di guarire la lebbra. Vidi la moglie del capobanda intrattenersi ancora per molto tempo con Maria. Credo si proponesse in cuor suo di fuggire dall'orribile dimora dei ladroni appena se ne fosse presentata l'occasione. Vidi alcune persone contente dell'avvenuto miracolo. Sembrava che la donna non volesse finire di narrare a tutti i conoscenti l'avvenuto prodigio. Così durante la notte giunsero alcune persone e fanciulli per ammirare e lodare la Santa Famiglia. Maria non dormi per tutta la notte e stette seduta in mezzo al letto. La mattina dopo, riforniti di viveri freschi, i santi Fuggiaschi ripartirono. Furono accompagnati dai ladroni che vollero indicare loro il sentiero sicuro. Giunto il momento di separarsi, il capo dei briganti fu molto commosso e disse loro: "In qualunque luogo vi troverete ricordatevi di noi" Allora mi apparve il simbolo della crocifissione e percepii che "il buon ladrone", il quale disse a Gesù: "Ricordati di me quando sarai nel tuo Regno", era appunto quel fanciullo risanato dalla lebbra. Dopo alcuni anni la consorte del capo dei furfanti si stabilì in un luogo tranquillo presso una fonte miracolosa. La Santa Famiglia si mise in cammino per attraversare il deserto. Avendo di nuovo smarrita la via, vidi degli animali avvicinarsi a loro, particolarmente lucertole, pipistrelli notturni e serpi. Questi, strisciando lentamente, sembrava volessero indicare la direzione giusta da mantenere.

108 - La rosa di Gerico - La Santa Famiglia raggiunge l'Egitto

Dopo molto cammino, Maria e Giuseppe per la terza volta persero l'orientamento. Allora avvenne un magnifico fenomeno miracoloso che guidò i loro passi: d'ambo i lati di una strada scorsero le cosiddette rose di Gerico; queste hanno i ramoscelli increspati, il fiore nel centro ed il gambo diritto. Con giubilo seguirono la via tracciata dalle pianticelle, e così attraversarono il deserto senza altre difficoltà. Seppi che a Maria fu rivelato come più tardi gli abitanti del paese avrebbero colto quelle rose e le avrebbero offerte ai viaggiatori in cambio del pane. Io stessa ricevetti alcune chiarificazioni sull'episodio poco tempo dopo. Il nome di questo luogo era Gase o Gose. Giunti a Lepe, vidi dei canali di acqua e alcuni argini. Allora i santi Fuggiaschi attraversarono un fiumiciattolo sopra una zattera di travi, sulla quale vi era una gran vasca in cui venivano collocati gli asini. Vidi Maria seduta col Bambino sopra una trave mentre due uomini traghettavano la zattera sull'altra riva. Erano assai brutti d'aspetto, seminudi, di color bruno ed avevano il naso schiacciato e le labbra sporgenti. Essi mi sembrarono inoltre assai rozzi e villani, non dissero una sola parola durante il tragitto. Abitavano in alcune case lontane dalla città. Credo che questa fosse stata la prima città pagana incontrata da Giuseppe e Maria. La Santa Famiglia aveva viaggiato per dieci giorni nel deserto e per altri dieci nella Giudea. Giuseppe, Maria e il Bambino si trovavano adesso sul suolo egiziano. Innanzi ad essi si apriva una vasta pianura interrotta da verdi praterie in cui pascolava il bestiame. Vidi anche degli alberi nei quali stavano scolpiti gli idoli dalla figura di fanciulli fasciati in larghe bende. Tutt'intorno si vedevano uomini di rozza statura, vestiti come quelli che filavano il cotone nel paese confinante con i Magi. Costoro si inchinavano in adorazione dinanzi ai loro idoli. Appena entrarono in Egitto, Maria e Giuseppe non sapevano come nutrire il loro Bambino perché mancavano di tutto. Essi soffrirono tutte le povertà umane; nessuno voleva dare niente a quegli stranieri. Li vidi entrare in una capanna; tutte le bestie che vi si trovavano ne uscirono spontaneamente lasciando libero il luogo. Finalmente ottennero un poco d'acqua da alcuni pastori impietositi. Maria, Giuseppe e il Santo Bambino languenti e privi di ogni soccorso, attraversarono un bosco in cui si trovava una palma carica di datteri. Vidi quest'albero piegarsi e porgere la cima appena la Vergine gli si avvicinò sollevando in alto il bambino Gesù. L'albero rimase poi in quella posizione. Numerosi ragazzi seminudi accorsero dal vicino villaggio e seguirono Maria che aveva offerto loro in dono la frutta. Circa un quarto d'ora più tardi, la Sacra Famiglia si nascose in un grosso sicomoro cavo nel tronco; questo servì per dileguarsi dalla vista dell'inQpportuno corteo dei ragazzi. In questo tronco trascorsero pure la notte.

109 - La fonte miracolosa e il giardino dalle piante balsamiche

All'indomani i santi Profughi proseguirono la via attraversando aride e sabbiose zone desertiche, li vidi spossati fino all'estremo limite delle proprie forze. Si sedettero su una piccola duna, mentre la Santa Vergine entrò in profonda contemplazione per innalzare a Dio un'ardente preghiera e una devota supplica. Mentre pregava, le scaturì accanto una fonte d'acqua abbondante e cristallina che serpeggiò sul terreno. Giuseppe scavò profondamente alla fonte un bacino, poi fece un canale che servisse allo scolo dell'acqua. Mentre Maria lavava il Bambino, Giuseppe abbeverava l'asino e riempiva gli otri. Poi si riposarono. Frattanto, orribili animali, simili nella forma a grandi lucertole ed a testuggini, vennero a dissetarsi all'acqua del nuovo ruscello. Come le altre volte, non fecero alcun male alla Santa Famiglia, anzi mi sembrò che la guardassero quasi con gratitudine. il paesaggio intorno, benedetto dalla sorgente d'acqua, rinacque a vera vita. Gli alberi fruttificarono e vicino ad essi crebbero persino alcune piante curative. Quel luogo sarebbe divenuto un giorno una nota oasi con un giardino di piante balsamiche dove numerose persone vi avrebbero dimorato stabilmente. Tra queste mi parve di vedere la madre del giovinetto lebbroso risanato dall'acqua dove si era bagnato Gesù. Più tardi ebbi delle visioni relative al luogo. Vidi le piante balsamiche che circondavano un giardino al centro del quale crescevano molti alberi da frutta. Molto tempo dopo vi si scavò un altro pozzo assai profondo. Una ruota mossa dai buoi vi attingeva l'acqua che, mista a quella della fonte di Maria, irrigava il giardino. Se l'acqua del pozzo non veniva miscelata a quella della fonte, anziché giovare al terreno lo danneggiava. I buoi che ponevano in movimento la ruota, non lavoravano dal mezzogiorno del sabato fino al mattino del lunedì. I santi Profughi, dopo essersi ristorati, avanzarono verso la vasta e antica città di Eliopoli, detta anche On. Quando Gesù morì, in questa città vi abitava Dionigi l'Aropagita. Ai tempi d'Israele vi abitava Putifar, il sacerdote egiziano, la cui figlia, Asenet, sposò il patriarca Giuseppe. La guerra aveva distrutto la città e fiaccato gli abitanti, i quali avevano poi ricostruito nuove abitazioni sulle rovine di quelle precedenti. Passando sopra un lungo ponte, i santi Fuggiaschi attraversarono un fiume larghissimo (il Nilo) che mi parve si dividesse in più bracci. Giunsero in una piazza che si apriva davanti alla porta della città ed era circondata da una specie di pubblico passaggio. Su di una colonna, larga alla base e stretta alla cima, si mostrava un grand'idolo con la testa di bue che teneva tra le braccia una specie di fantoccio. I numerosi devoti che in grosse carovane uscivano dalla città, usavano deporre le offerte sotto quest'idolo, sopra cerchi di pietra che parevano panche o sedili. Non lontano da questa statua pagana vi era una grande palma sotto la cui ombra si era seduta a riposare la Santa Famiglia. Mentre se ne stavano seduti tranquillamente, un terremoto fece precipitare l'idolo. Il popolo, emettendo grida selvagge, si riversò sulla piazza e circondò minaccioso la Santa Famiglia, perché alcuni avevano gridato che loro sarebbero stati la causa del terremoto. Appena la minaccia della gente diventò incombente, la terra ricominciò a tremare ed il grosso albero si ripiegò tutto verso il terreno. L'idolo sprofondò in un cratere enorme che si era riempito di acqua fangosa e nerastra; si videro appena le corna spuntare dal fango. Alcuni fra i più violenti tumultuanti annegarono nella voragine oscura. A quella vista tutti gli altri si ritirarono timorosi. Quindi la Santa Famiglia entrò tranquillamente nella città e prese alloggio vicino ad un vasto tempio idolatra, in un locale all'interno di una grossa muraglia.

110 - Visioni sulla vita della Santa Famiglia nella città di 0n (o Eliopoli)

Suor Emmerick comunicò le visioni intorno alla vita della Santa Famiglia ad Eliopoli o On.

Passai il mare e mi recai in spirito in Egitto, trovai i santi Viandanti che abitavano in quell'antica città in rovina. Vidi le acque del fiume scorrere sotto grandi ponti; vidi pure massicce muraglie e torri in rovina. Templi che si conservavano quasi intatti e colonne che parevano torri su cui si saliva per mezzo di scale esterne fatte a chiocciola. Erano alte ed acute all'estremità, adornate di strane figure di animali simili a cani con la testa umana, accucciati al suolo. La Santa Famiglia aveva preso alloggio in alcune sale di un grande edificio di pietra, appoggiato a colonne basse e solide di forma rotonda e quadrangolare. Presso queste colonne molte persone si erano adattate le loro abitazioni. L'edificio era situato in posizione sottoelevata ad una strada su cui passavano non solo i pedoni ma anche i carri; l'alloggio si trovava dirimpetto ad un gran tempio pieno di idoli, con due cortili. Il luogo scelto da Giuseppe per stabilire la propria dimora era uno spazio circondato da un muro e da una fila di colonne assai grosse ma non molto alte. In questo spazio egli suddivise le stanze per mezzo di assicelle. L'asino fu pure accomodato in un posto diviso dal resto dell'abitazione da una parete di legno. Giuseppe e Maria avevano eretto un piccolo altare vicino al muro, riparato da una parete di legname. Quest'altarino consisteva in un tavolino coperto di un panno rosso, su cui si stendeva un altro panno bianco e trasparente. Una lampada ardeva perennemente al disopra del tavolo. Li vidi spesso assorti in preghiera. Giuseppe iniziò ad esercitare privatamente il suo mestiere producendo tavoli, sgabelli e delle tettoie per riparare i contadini dai raggi cocenti del sole. La Santa Vergine invece tesseva tappeti e si occupava di un altro lavoro (non so se si trattasse pure di filatura o qualcosa di simile) per cui adoperava un bastoncino con un nodo all'estremità. Vidi spesso della gente andare a visitare la Santa Famiglia e particolarmente il Bambino. Il Pargoletto, che irradiava innocenza, giaceva nella sua culla sul piedistallo di legno. Lo vidi con le piccole braccia pendenti dall'una e dall'altra parte della culla. Ebbi una visione in cui il piccolo Gesù era assiso sul suo lettuccio mentre Maria Santissima sedeva vicino a lui e lavorava a maglia. Un cestello era accanto a Lei e tre donne le tenevano compagnia. Maria lavorava per gli Ebrei di Gosen e si guadagnava il pane e gli altri alimenti. Gosen era una piccola città a settentrione di Eliopoli situata su un territorio interrotto da canali. La comunità ebraica che vi risiedeva aveva alterato il suo culto, molti suoi componenti strinsero amicizia con la Santa Famiglia. Gli Ebrei di Gosen frequentavano il tempio situato di fronte alla dimora di Giuseppe e Maria; essi osavano paragonarlo a quello di Salomone. Non lontano dal tempio, Giuseppe aveva adattato un luogo di culto dove si radunavano a pregare tutti gli Ebrei osservanti di Eliopoli; prima di allora mai avevano pregato in comune. Il luogo di preghiera era dotato superiormente da una piccola cupola, e quando si apriva lasciava scorgere liberamente il cielo. Al centro del locale vi era il tavolo dei sacrifici coperto dei panni rituali. Sopra questo tavolo o altare erano appoggiate delle pergamene avvolte. Il sommo sacerdote era un uomo molto vecchio. Qui gli uomini e le donne si dividevano per la preghiera comune, diversamente da come facevano in Terrasanta: i primi stavano da un lato e le seconde dall'altro lato della sala. Vidi in questo luogo la Santa Vergine col bambino Gesù. La Madonna era seduta al suolo e s'appoggiava ad un braccio, mentre il Bambinello sedeva dinanzi a Lei; Egli indossava una tunica color celeste e teneva le braccia conserte sul petto. Giuseppe, come era solito fare, stava dietro a Maria, sebbene tutti gli altri uomini fossero nel lato opposto loro assegnato. Gesù cresceva e riceveva frequentemente la visita di altri fanciulli. Egli parlava già abbastanza bene e si muoveva con tutta sicurezza; trascorreva parte della giornata con Giuseppe e talvolta lo seguiva anche quando egli andava fuori casa per prestare la sua opera. Il Santo Fanciullo vestiva una camiciola tessuta senza cuciture. A causa dell'improvviso crollo di alcuni idoli venerati da questa popolazione, Gesù, Giuseppe e Maria continuarono a subire non poche persecuzioni. La Famiglia era tacciata continuamente di essere causa dei malaugurati eventi, anche perché abitava presso il tempio degli ebrei-pagani.