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Commento su Lc 1,1-4; 4,14-21

In una sola frase Luca parla del motivo, del contenuto, delle fonti, del metodo e del fine del suo Vangelo. La sua fonte è la tradizione della Chiesa, che risale ai testimoni oculari divenuti poi ministri della Parola. Attraverso quelli che hanno visto, possiamo entrare in comunione "con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo".

La nostra fede non è fondata su miti o leggende, ma su fatti storici: Gesù Cristo visse e operò in un preciso momento storico e il racconto di seguito mostra ben chiari i lineamenti del vero volto di Dio. Luca li descrive perché chi legge possa riprodurli in sé. Quando si trascura il racconto dei testimoni, il volto di Dio rimane sconosciuto e ci si costruisce false immagini di Cristo e del cristianesimo.

Luca scrive a Teofilo, nome che significa amato da Dio e amante di Dio. Ogni discepolo è "teo-filo", amato per riamare. Il Vangelo di Luca è quindi indirizzato al cristiano che vuole diventare adulto nella fede, nel senso di consapevole e responsabile. Teofilo è un nome greco: il Vangelo è per tutti, giudei o greci, perché in ognuno c'è la presenza di Dio.

Come la vita di Gesù, anche la sua opera inizia nella potenza dello Spirito Santo che lo porta nella disprezzata Galilea dei pagani: proprio lì scaturirà la salvezza. Quando lo Spirito Santo opera, suscita ammirazione e fama, che si diffonde da ogni parte. Gesù fu concepito e allevato, divenne adulto e iniziò la missione proprio in Galilea, a Nazaret, un villaggio insignificante e non credente, che si scandalizza di lui e cerca di assassinarlo. Gesù comincia proprio dal nulla, dalla mancanza di fede, dal rifiuto. Inizia in una sinagoga dicendo che Dio l'ha mandato ai poveri, a tutti, perché tutti siamo poveri.

Tutta la spiegazione di quella buona e bella notizia è lì davanti a ognuno, è presente e si realizza ogni volta che la Parola è annunciata, ascoltata e obbedita. Cioè vissuta. Quando ascoltiamo il Vangelo, noi ascoltiamo Lui; la Bibbia non è un libro ma è Lui che ci parla. C'è differenza c'è fra le parole scritte e quelle dette da Lui.

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca