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XIX DOMENICA

Letture: Sapienza 18,3.6-9
Ebrei 11,1-2.8-19
Luca 12,32-48

1. I valori della vita umana

Non vi sembra che la vita sia una via lunga e distesa e quasi un cammino segnato da tappe? Il cammino ha inizio col parto materno e finisce col sepolcro, dove, chi prima chi dopo, arrivano tutti; alcuni dopo aver fatto tutte le tappe, altri già alle prime. Dalle altre strade, che menano da una città all`altra, si può uscire, ci si può fermare, se uno lo vuole; questa invece, anche se volessimo rimandare il percorso, trascina i viandanti senza posa alla meta prestabilita. E neanche è possibile che uno che è uscito dalla porta e s`è messo sulla via, non raggiunga la meta. Ciascuno di noi, appena uscito dal seno materno, è preso dal fiume del tempo, lasciandosi sempre indietro il giorno vissuto, senza possibilità di ritorni. Noi ci congratuliamo degli anni che passano e alle diverse tappe siamo felici, come se guadagnassimo qualche cosa e ci sembra bello, quando uno da ragazzo diventa uomo e da uomo diventa vecchio. Ma dimentichiamo che tutto il tempo che abbiamo vissuto è un tempo che non abbiamo piú; cosí a nostra insaputa la vita si consuma, sebbene noi la misuriamo dal tempo che è passato via. E non pensiamo quanto sia incerto quant`altro tempo ci voglia concedere colui che ci ha mandato a fare questo viaggio e quando ci aprirà le porte d`ingresso alla dimora stabile e che dobbiamo tenerci sempre pronti a partire di qua. Ci dice, però: "Tenete la corda ai fianchi e la lucerna accesa siate simili ai servi che aspettano il ritorno del padrone e si tengono pronti, in modo che gli possano aprire, appena bussa" (Lc 12,35-36)... Tralasciamo le cose inutili e curiamo le cose che sono veramente nostre. Ma quali sono le cose veramente nostre? L`anima, per la quale viviamo e che è intelligente e il corpo, che il Creatore ci ha dato come veicolo per passar la vita. Questo è l`uomo, una mente in una carne complementare. Questo vien fatto dal Creatore nel seno materno. Questo viene alla luce col parto. Questo è destinato a dominare sulle cose terrene. Le creature gli sono sottoposte, perché eserciti la virtù. Gli è data una legge, perché rassomigli al suo Creatore e porti sulla terra un segno della disciplina del cielo. Di qui viene. Questo è chiamato al tribunale di Dio, che lo ha mandato; è chiamato in giudizio, riceverà la mercede di ciò che fa nella vita. E le virtù saranno cosa nostra, se saranno diligentemente fuse con la natura; e non ci abbandonano, se non le cacciamo con i vizi, e ci vanno innanzi alla gloria futura e mettono tra gli angeli chi le coltiva e splendono eternamente sotto gli occhi del Creatore. Le ricchezze invece e i titoli e la gloria e i piaceri e tutta la turba di queste cose che crescono ogni giorno per la nostra insipienza, non vennero alla vita con noi e non ci accompagnano all`uscita; ma in ogni uomo rimane fisso e certo, ciò che fu detto dal giusto: "Sono uscito nudo dal seno di mia madre e nudo tornerò" (Gb 1,11).

(Basilio di Cesarea, Hom. Quod mundanis, 2 s., 5)


2. Il piccolo gregge (Lc 12,32)

Al gruppo scelto del piccolo gregge
aggiungi l`anima sterile di questa pecorella,
affinché piaccia alla volontà del Padre
dare anche a me come ad essi il Regno...

Il servitore tuo non ho imitato
che il tuo ritorno aspettava, Signore;
e il tuo arrivo alla seconda vigilia
né alla terza io attendo.

Ecco perché non oso piú sperare
della promessa l`onore ineffabile e sublime
che Tu ti cinga ponendoti a servire
al posto del tuo servitore.

Al disperato sono invece simile
che picchiava i tuoi servi,
fatto pari allo sbronzo ed all`ingordo
che i beni tuoi scialacquava, Signore.

E se ignorante fossi me beato
e non come chi conosce il male,
per non ricever le tante bastonate
sempre poche se commisurate al torto.

Sono al presente dotto nella scienza del male,
e indotto volontario in quella del meglio;
custode attento non son della mia anima
con l`occhio vigile della sentinella.

Svegliami dal sonno mio mortale,
perché abbia a guardarmi dal Brigante.
Dammi la grazia di sperare fino all`aurora
finché mi rassicuri la tua vista.

Rendimi simile a quel servitore
che nutre i suoi compagni,
per dare a tempo il midollo del tuo Verbo
a qualsivoglia anima affamata.

La cintura concedimi virile
per tener legata la concupiscenza;
del tuo precetto illumina la lampada
nella mia anima spenta e tenebrosa.

(Nerses Snorhalí, Jesus, 554, 545-552)


3. La fine del mondo

Sorvegliate la vostra vita. Le vostre lampade non si spengano, e non si sciolgano i vostri fianchi, ma siate pronti. Non sapete l`ora in cui nostro Signore viene (cf. Mt 24,42-44). Riunitevi spesso cercando ciò che conviene alle vostre anime non vi gioverà tutto il tempo della vostra fede, se non sarete perfetti in ultimo. Negli ultimi giorni aumenteranno i falsi profeti e i corruttori, le pecore si cambieranno in lupi (cf. Mt 7,15) e l`amore si muterà in odio. Crescendo l`iniquità, gli uni odieranno gli altri, si perseguiteranno e si tradiranno. Allora comparirà il seduttore del mondo come figlio di Dio e farà segni e prodigi. La terra sarà nelle sue mani, e farà cose scellerate che mai avvennero dal principio del mondo. Allora il genere umano perverrà al fuoco della prova, si scandalizzeranno molti e periranno. Quelli, invece, che perseverano nella fede saranno salvati (cf. Mt 24,10-12) dalla maledizione di lui. E allora appariranno i segni della verità; prima il segno dello squarcio nel cielo, poi il segno del suono della tromba, in terzo luogo la risurrezione dei morti. Non di tutti, ma secondo quanto fu detto: "Verrà il Signore e tutti i santi con lui" (Zc 14,5). Allora il mondo vedrà il Signore che viene sopra le nubi del cielo (cf. Mt 24,30).

(Didachè, 16, 1-8)


4. Il mondo offre solo le tenebre

Qual mai vantaggio ho tratto io dal mondo
e quei che son nel mondo cosa acquistano?
Invero nulla, nudi vivranno nei sepolcri,
nudi risorgeranno e tutti
incorreranno in giudizio,
perché la via vera hanno abbandonato,
la luce del mondo, il Cristo intendo;
le tenebre hanno amato,
e camminare in esse han preferito
essi che non hanno accolto
la luce che nel mondo s`è diffusa,
che il mondo non può cogliere o vedere.

(Sirneone Nuovo Teologo, Hymn., 28, 48-56)