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XVII DOMENICA

Letture: Genesi 18,20-21.23-32
Colossesi 2,12-14
Luca 11,1-3

3. La coscienza del dono ricevuto

Anzitutto - dice Cristo - bisogna che voi sappiate chi siete stati e chi siete diventati, cioè che conosciate la grandezza del dono ricevuto da Dio. Poiché sono state fatte per voi grandi cose, molto piú grandi che per quelli che sono vissuti prima di voi. Ciò che io stesso faccio per coloro che credono in me e che sono divenuti miei discepoli per elezione, in verità il mette molto al di sopra dei discepoli di Mosè. Se infatti è vero che la prima Alleanza fatta sul Monte Sinai genera per la schiavitú, allora anch`essa è schiava e genera schiavi (cf. Gal 4,24s). Erano infatti schiavi tutti quelli soggetti ai comandamenti: questi regolavano la loro condotta; e la pena di morte, alla quale nessuno poteva sfuggire, era diretta contro tutti quelli che violavano i comandamenti.
Ma voi, grazie a me, avete ricevuto il dono dello Spirito Santo; esso vi ha fatti diventare figli adottivi e cosí potete chiamare Dio Padre vostro. Infatti, non avete ricevuto lo Spirito per ricadere nella schiavitú e nella paura; ma lo spirito di adozione a figli, grazie al quale nella libertà chiamate Dio Padre (cf.Rm 8,15). Adesso, voi servite in Gerusalemme con orgoglio e avete quella libertà che spetta a coloro che la risurrezione rende liberi ed immutabili, e partecipi della vita celeste già in questo mondo.
Dunque, poiché c`è questa differenza tra voi e quelli che sono soggetti alla Legge - se è vero che la lettera della Legge uccide e condanna coloro che la violano ad una morte inevitabile, lo spirito invece vivificato dalla grazia fa sí che mediante la risurrezione diventiate immortali e immutabili - sarebbe bene che voi anzitutto sapeste mantenere costumi degni di tale nobile condizione; infatti, solo quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio, quelli invece che sono soggetti alla Legge, hanno soltanto il nome comune di figli. Ho detto: "Siete dèi e figli dell`Altissimo" (Sal 81,6s), ma come uomini morirete. Perciò, coloro che hanno ricevuto lo Spirito Santo e che quindi aspettano l`immortalità, devono vivere dello Spirito, vivere secondo lo Spirito e avere la coscienza degna di coloro che lo Spirito guida, cioè tenersi lontani dal peccato, avere costumi conformi alla vita divina. In caso contrario, non sarò con voi quando invocherete il nostro Signore e Dio.
Bisogna naturalmente che sappiate che Dio è Signore e Creatore di tutte le cose e dunque anche di voi; infatti, è grazie a lui che godete molti beni. Eppure, chiamatelo Padre affinché, una volta compresa la vostra nobile condizione, la vostra dignità e la vostra grandezza di figli del Signore di tutte le cose e vostro Signore, possiate agire in armonia con queste verità.
Non dite, allora: «Padre mio», ma: «Padre nostro». Egli è infatti Padre di tutti come la grazia, mediante la quale siamo diventati suoi figli adottivi. Perciò, non vogliate solo agire degnamente verso il Padre, ma vivete anche in buona armonia con i vostri fratelli, che sono nelle mani dello stesso Padre.

(Teodoro di Mopsuestia, Hom. Catech., 11, 7-9)


2. L`amico importuno

"Se uno di voi ha un amico e lo va a trovare a mezzanotte e gli dice: Amico prestami tre pani... (Lc 11,5).
Ecco un altro precetto affiinché innalziamo preghiere ogni momento, non solo di giorno ma anche di notte. Vedi infatti che quest`uomo, che è andato a mezzanotte per chiedere tre pani al suo amico, insistendo nella sua richiesta, non prega invano.
Cosa sono questi tre pani, se non l`alimento del mistero celeste? ché se tu ami il Signore Dio tuo, ne potrai ottenere non solo per te, ma anche per gli altri.
E chi è amico nostro piú di colui che per noi ha dato il suo corpo?
A lui, nel mezzo della notte, David domandò dei pani e li ottenne; domandava infatti quando diceva: "Nel mezzo della notte mi alzai per lodarti" (Sal 118,62). Meritò così di ottenere quei pani che ha posti davanti a noi da mangiare. Egli ha chiesto quando ha detto: "Bagnerò ogni notte il mio letto" (Sal 6,7); e non ha avuto timore di svegliare dal sonno colui che egli sa sempre all`opera vigilante.
Memori perciò delle Scritture, giorno e notte con la preghiera chiediamo insistentemente il perdono per i nostri peccati. Se infatti quel sì grande santo, che era preso dalle cure del regno, rivolgeva sette volte al giorno la sua lode al Signore (cf. Sal 118,164), sempre intento ai sacrifici del mattino e della sera, che cosa dobbiamo fare noi? Non dobbiamo chiedere con tanta maggiore insistenza, in quanto molto piú frequentemente cadiamo per la fragilità del corpo e dell`anima, affinché, stanchi del cammino e affaticati per il corso di questo mondo e per la tortuosità di questa vita, non ci manchi per il nostro ristoro il pane che fortifica il cuore dell`uomo?
E non soltanto nel mezzo della notte, ma quasi a ogni istante il Signore ci raccomanda di vegliare; viene egli la sera, e alla seconda e alla terza veglia, ed è solito bussare. Perciò "beati quei servi che il padrone, quando verrà, troverà vigilanti" (Lc 12,37). Se dunque tu desideri che la potenza di Dio si cinga e ti serva (cf. Lc 12,37), devi sempre vegliare; siamo infatti circondati di tranelli e pesante è il sonno del corpo, e se l`anima si mette a dormire perderà il vigore della sua forza.
Riscuotiti dunque dal tuo sonno onde bussare alla porta di Cristo, che anche Paolo chiese gli fosse aperta; egli, non contento delle sue preghiere, supplicò che l`assistessero anche quelle del popolo, affinché gli fosse aperta la porta per parlare del mistero di Cristo (cf. Col 4,3).
E forse è proprio questa la porta che Giovanni vide aperta; vide infatti e disse: "Dopo di ciò vidi, ed ecco una porta aperta in cielo e la voce che avevo udito prima mi parlava come una tromba e diceva: Sali fin qui e ti mostrerò ciò che deve accadere" (Ap 4,1). La porta si è dunque aperta a Giovanni, si è aperta a Paolo, per poter ricevere per noi i pani da mangiare. Paolo ha perseverato nel bussare alla porta, in modo opportuno e importuno (cf.2Tm 4,2), allo scopo di rianimare i Gentili, affaticati e stanchi dalla fatica del cammino nel mondo, con l`abbondanza del nutrimento celeste.
Questo passo ci dà dunque il precetto di pregare di frequente, ci dà la speranza di ottenere e l`arte di persuadere: prima esponendo il precetto stesso, e poi fornendoci un esempio. Colui infatti che promette una cosa, deve dare la speranza della promessa, in modo che si presti obbedienza all`avvertimento e fede nella promessa: questa fede, sull`esempio della bontà umana, acquista a piú forte ragione la speranza della bontà eterna, sempreché siano giuste le cose che si chiedono per evitare che la preghiera divenga peccato (cf. Sal 108,7).
Paolo poi non si è vergognato di chiedere piú volte la stessa cosa, per non sembrare o poco fiducioso nella misericordia del Signore, o orgogliosamente impermalito per non averla ottenuta con la preghiera. "Per questo" - egli dice - "tre volte pregai il Signore" (2Cor 12,8); e ci indica cosí che spesso Dio non ci accorda ciò di cui lo preghiamo, perché giudica inutile quanto invece noi riteniamo esserci vantaggioso.

(Ambrogio, In Luc., 7, 87-90)


3. Preghiera del peccatore penitente: il ritorno alla casa del Padre

Ritornerò alla casa di mio Padre
come il prodigo,
e vi sarò accolto;
come fece lui, anch`io farò:
non vorrà egli forse esaudirmi?
Alla tua porta,
Padre misericordioso,
ecco io busso;
aprimi, fa` ch`io entri,
per tema che mi perda,
m`allontani e perisca!
Tu mi facesti erede,
e io la mia eredità abbandonai
dissipando i miei beni;
ormai considerami
come un salariato
e come un servo!

Come del pubblicano,
abbi di me pietà perché io viva
per la tua grazia!
Come alla peccatrice,
rimetti i miei peccati,
Figlio di Dio!
Come Pietro,
me pure trai
di mezzo ai flutti!
Come per il ladrone
pietà ti prenda della mia malizia
e di me ricordati!
Come la pecorella
che s`è smarrita, cercami, Signore,
e tu mi troverai;
sulle tue spalle portami, Signore,
all`alloggio di tuo Padre!
Come al cieco del tuo Vangelo,
aprimi gli occhi,
perch`io la luce veda!
Come al sordo,
dischiudimi le orecchie,
sí che oda la tua voce!
Al par del paralitico,
guarisci la malattia mia,
perch`io canti la lode del tuo nome!
Come il lebbroso,
col tuo issopo purificami
dalle mie sozzure!
Come la giovinetta,
figlia di Giairo,
fa` ch`io viva, o mio Signore!
Come la suocera di Pietro,
guariscimi, perché sono malato!
Come il ragazzo,
figlio della vedova,
rimettimi in piedi!
Al par di Lazzaro,
di tua voce chiamami
e sciogli le mie bende!
Poiché son morto
tanto per il peccato,
quanto per malattia;
riscattami dalla mia rovina,
perch`io canti la lode del tuo nome!
Signor ti prego,
della terra e del cielo,
vieni in mio aiuto
e mostrami la strada,
ch`io corra verso te!
Figlio del Buono,
verso di te guidami,
il culmine poni alla tua misericordia!
Verrò verso di te
e qui mi sazierò nell`allegrezza.
Schiaccia per me in quest`ora
in cui mi trovo esausto
il frumento di vita!

Alla tua ricerca mi son mosso
e il Maligno mi ha spiato
come un ladro.
M`ha legato dapprima e incatenato
nei piaceri
del perverso mondo;
nel carcere mi ha chiuso
dei suoi piaceri
poscia chiudendomi la porta in viso;
nessuno v`è che possa liberarmi,
sí che muova alla tua ricerca,
o buon Signore!
Figlio di Dio, inviami
la tua grande pietà!
Spezza il suo giogo,
da lui sulle mie spalle posto,
perché mi soffoca!
Essere tuo desidero, Signore,
e camminar con te.
Sui tuoi comandi medito,
la notte e il giorno.
Accordami ciò che chiedo,
accogli le mie preghiere,
o Misericordioso!
Non stroncare, Signore,
la speme del tuo servo,
perché ti attende!

(Giacomo di Sarug, Oratio peccatoris poenitentis)