00 16/07/2013 07:39
XVI DOMENICA

Letture: Genesi 18,1-10a
Colossesi 1,24-28
Luca 10,38-42

1. Marta e Maria

S`è parlato della misericordia; ma non c`è una sola forma di virtù. Nell`esempio di Marta e di Maria ci viene mostrata nelle opere della prima, la devozione attiva, e in quelle della seconda la religiosa attenzione dell`anima alla Parola di Dio: se questa attenzione è conforme alla fede, essa passa avanti alle stesse opere, secondo quanto sta scritto: "Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta" (Lc 10,42).
Cerchiamo quindi di avere anche noi ciò che non ci può essere tolto, porgendo alla parola del Signore una diligente attenzione, non distratta: capita anche ai semi della parola celeste di essere portati via, se sono seminati lungo la strada.
Stimoli anche te, come Maria, il desiderio di sapere: è questa la piú grande, piú perfetta opera. Che la cura del ministero non distragga dalla conoscenza della parola celeste. E non rimproverare né giudicare oziosi coloro che si dedicano alla ricerca della sapienza. Salomone il pacifico infatti ha cercato di coabitare con la sapienza.
Marta non è certo rimproverata per i suoi buoni servigi; ma Maria ha la preferenza, perché ha scelto per sé la parte migliore. Gesú dispone infatti di molti beni, e molti ne elargisce: e cosí la piú sapiente delle due donne ha scelto ciò che ha riconosciuto principale.
Del resto, gli apostoli non giudicarono miglior cosa abbandonare la Parola di Dio per servire alla mensa (cf. At 6,2) ma erano opera di sapienza ambedue le cose, tanto che fu Stefano, ricolmo di sapienza, a essere scelto come ministro (cf. At 6,5). Ed ecco, è necessario che colui che serve obbedisca a colui che insegna, e questi esorti e rianimi il ministro.
Uno è infatti il corpo della Chiesa, anche se diverse sono le membra: ciascuno ha bisogno dell`altro. "L`occhio non può dire alla mano: non desidero l`opera tua, né può dire cosí il capo ai piedi" (1Cor 12,12ss), né l`orecchio può negare di far parte del corpo. Anche se tra le membra alcune sono piú importanti, tuttavia le altre sono necessarie.
La sapienza risiede nel capo, l`attività nelle mani: infatti gli occhi del sapiente sono nel suo capo, perché veramente sapiente è colui il cui spirito è in Cristo e il cui occhio interiore si innalza verso l`alto. Perciò "l`occhio del sapiente è nel suo capo" (Qo 2,14), quello dello stolto nel suo calcagno.

(Ambrogio, In Luc., 7, 85-86)


2. La parte migliore di Maria

Marta e Maria erano sorelle non solo di sangue, ma anche di religione; ambedue seguirono il Signore, ambedue lo servirono concordemente nei bisogni della sua vita temporale. Marta lo accolse, come si accoglie un ospite. Ma era la serva che accoglieva il Signore, la malata che accoglieva il Salvatore, la creatura che accoglieva il Creatore. Lei bisognosa di cibo dello spirito, accoglieva il Signore bisognoso di cibo per il corpo...
Così fu ricevuto il Signore "che venne in casa sua e i suoi non lo ricevettero, ma a quelli che lo accolsero, diede la capacità di diventare figli di Dio" (Gv 1,11); adottò gli schiavi, e se li fece fratelli; ricomprò i prigionieri, e se li fece coeredi. Perché nessuno di voi abbia a dire: O beati coloro che ebbero la fortuna di accogliere il Signore in casa loro! Non t`affliggere, non recriminare d`esser nato in un tempo in cui non puoi vedere il Signore nella sua carne; non ti ha tolto questo privilegio. "Ciò che fate a uno di questi piú piccoli, lo fate a me" (Mt 25,40)...
Marta era molto occupata a servire il Signore; Maria, sua sorella, preferí farsi cibare dal Signore. Lasciò in qualche modo sua sorella indaffarata nelle faccende, si mise a sedere ai piedi del Signore e, senz`altro pensiero, lo sentiva parlare. L`orecchio attentissimo aveva udito: "Statemi attenti, e vedete che son io il Signore" (Sal 45,11). Quella s`agitava, questa si nutriva; quella dava mano a molte cose, questa pensava a una sola. Due cose buone tutte e due; e come facciamo a sapere qual è meglio? Abbiamo chi ci può rispondere, sentiamone la risposta. Abbiamo già sentito nella lettura che cosa sia meglio; ma risentiamolo ancora insieme. Marta chiama in causa l`ospite, porta al giudice il suo pio lamento, che la sorella l`abbia lasciata sola al suo lavoro. Maria sta lí, sente e non si giustifica; il Signore dà la sua risposta. Maria, tranquilla, preferisce affidare la sua causa al giudice; poiché, se si fosse impegnata a cercar lei una risposta, avrebbe perduto il filo di quello che sentiva. Rispose il Signore, al quale non mancano le parole, perché lui è la Parola, il Verbo. E che dice? "Marta, Marta!" E la ripetizione indica insieme affetto e un richiamo all`attenzione. "Tu ti affanni in molte cose, eppure una sola cosa è veramente necessaria"; proprio su quell`unica necessaria è caduta la scelta di Maria...
E` cosa buona attendere ai poveri e soprattutto servire a coloro che si son dedicati al servizio di Dio. Non si tratta, infatti, tanto di un dare, quanto di un retribuire, a dire di san Paolo: "Se vi abbiamo dato doni spirituali, è proprio tanto che raccogliamo i vostri beni temporali?" (1Cor 9,11). E` cosa buona, fatelo, ve lo dico nel nome del Signore, non siate pigri nell`accogliere i santi. Talvolta senza saperlo, accogliendo gente che non conoscevano, ospitarono angeli (cf. Eb 13,2). E` cosa buona, certo; ma è meglio ciò che scelse Maria. In Marta c`è un`occupazione che nasce da un bisogno, in Maria c`è una dolcezza che nasce dall`amore. L`uomo vuol dare soddisfazione, quando serve; e talvolta non ci riesce: si cerca ciò che manca, si offre ciò che si ha; l`animo si distende. Infatti, se Marta avesse potuto far tutto da sola, non avrebbe chiesto l`aiuto della sorella. Son molte cose, son diverse, perché son di questo mondo, son temporali, son cose buone, ma transitorie. E a Marta, che dice il Signore? "Maria ha scelto meglio". Non è che tu hai scelto male ma lei ha scelto meglio. Senti perché meglio: "Non le verrà portato via". A te un giorno sarà portato via il peso della necessità: ma la dolcezza della verità è eterna. A lei non sarà tolto l`oggetto della sua scelta. Non le sarà tolto, anzi, le verrà aumentato. In questa vita viene accresciuto, nell`altra sarà perfetto: non sarà tolto mai.
D`altra parte, Marta, abbi pazienza, per quanto ti benedica per questo tuo lavoro, tu, in fin dei conti, cerchi una tua ricompensa, la tua quiete. Ora sei tanto affaccendata, vuoi tenere in piedi dei corpi mortali, anche se son quelli di santi; ma, quando arriverai a quella patria, troverai piú un pellegrino da ospitare? Un affamato cui dare il tuo pane? Un assetato cui porgere la tua acqua? Un malato da visitare? Un litigante da mettere in pace? Un morto da seppellire? Tutte queste cose non le troverai lassú. E che cosa ci sarà? Proprio ciò che ha scelto Maria. Là staremo a mensa, non daremo da mangiare. Perciò là sarà pieno e perfetto ciò che Maria ha scelto qui; da quella mensa ricchissima della Parola di Dio raccoglieva appena delle briciole. Volete sapere che cosa sarà lassú? Lo dice il Signore stesso: "Vi dico io che li farò sedere e lui passerà e li servirà" (Lc 12,37). Che cosa è questo star seduti, se non stare a proprio agio e riposare? E che significa il suo passare e servire? Prima passa, e nel passare serve. Ma dove? In quel banchetto celeste, di cui dice: "Vi dico io, molti verranno dall`Oriente e dall`Occidente e siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli" (Mt 8,11). Là il Signore ci nutre, ma prima passa di qui. Infatti, come sapete, Pasqua vuol dire passaggio. E` venuto il Signore, ha fatto cose divine, ha subito pene umane. Vien forse ancora sputacchiato? Ancora schiaffeggiato? Ancora coronato di spine? Ancora flagellato, ancora crocifisso, ancora trafitto dalla lancia? E` passato. D`altronde anche il Vangelo parla allo stesso modo, quando dice che egli fece la Pasqua con i suoi discepoli. Che cosa dice il Vangelo? "Giunta l`ora che Gesú passasse da questo mondo al Padre" (Gv 13,1). Dunque, lui passò, per darci da mangiare; andiamogli dietro, per sederci con lui.

(Agostino, Sermo 103, 2 s )


3. Dio non ci vuole preoccupati

Dio nostro Padre non voleva che noi vivessimo preoccupati e in ansia per le cose della vita; questo avvenne ad Adamo, ma in un secondo tempo. Gustò il frutto dell`albero e s`accorse d`essere nudo e si fece un cinto. Ma prima di mangiare il frutto "erano tutti e due nudi e non si vergognavano" (Gen 3,7). Cosí ci voleva Dio, senza turbamenti di sorta. E questo è il segno di un animo che è lontano da ogni affetto libidinoso; e chi è in questa disposizione, non ha in mente altre opere che quelle degli angeli. Cosí non penseremmo che a celebrare eternamente il Creatore, sarebbe nostra letizia la sua contemplazione e lasceremmo a lui ogni preoccupazione, come scrisse David: "Lascia al Signore la cura di te stesso, ed egli ti nutrirà" (Sal 54,23). E Gesú insegna agli apostoli: "Non vi preoccupate della vostra vita, di quello che mangerete, né del come vestirete il vostro corpo" (Mt 6,25). E ancora: "Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia e tutto vi sarà dato in sovrappiú" (Mt 6,33). E a Marta: "Marta, Marta, tu ti preoccupi di troppe cose; ma una sola cosa è necessaria. Maria ha scelto la migliore, e non le sarà tolta" (Lc 10,14-15); cioè, si metterà ai piedi del Signore e ascolterà la sua Parola.

(Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 2, 11)