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XI DOMENICA

Letture: 2 Samuele 12,7-10.13
Galati 2,16.19-21
Luca 7,36; 8,3;

1. La falsa giustizia del Fariseo e il pentimento di Maria

Perché vide le macchie della sua turpitudine corse a lavarsi alla fontana della misericordia, e non si vergognò dei convitati. Poiché si vergognava di se stessa dentro di sé, neanche pensò che ci fosse qualche cosa di cui si dovesse vergognare innanzi agli altri. Che cosa, allora, ci deve stupire: Maria che va dal Signore, il Signore che l`accoglie? Che l`accoglie o che la trascina? Dirò piú esattamente che l`accoglie e la trascina, poiché la trascinò, nell`anima, con la sua misericordia e l`accolse esteriormente con la sua mansuetudine. Al vedere questo, il Fariseo disprezza non solo la peccatrice che si presenta, ma anche il Signore che l`accoglie, e dice tra sé: "Se fosse un profeta costui, saprebbe certamente che razza di donna è questa che lo tocca" (Lc 7,39). Ecco il Fariseo veramente superbo e falsamente giusto accusa la malata della sua malattia e il medico per il soccorso che le porta, lui che era malato di superbia, e non lo sapeva. Fra i due malati sta il medico. Ma un malato conserva nella febbre la sua capacità di sentire; l`altro, per la febbre della carne, aveva perduto la forza della mente. Infatti quella piangeva per ciò che aveva fatto; il Fariseo, invece, orgoglioso della sua falsa giustizia accresceva la forza della sua malattia. Nella malattia aveva proprio perduto i sensi, costui, se neanche capiva quanto fosse lontano dalla salvezza. Intanto un gemito ci obbliga a volgere lo sguardo ad alcuni del nostro grado, i quali, rivestiti della dignità sacerdotale, se hanno fatto un qualche bene esteriormente, subito disprezzano gli altri, disdegnano i peccatori e, se confessano i loro peccati, non mostrano loro alcuna comprensione, anzi, come il Fariseo, si guardano bene dal farsi toccare da una peccatrice. Se, infatti, quella donna si fosse gettata ai piedi del Fariseo, questi l`avrebbe cacciata a calci, avrebbe creduto di rimanere sporcato dai suoi peccati. Ma per il fatto che gli mancava la giustizia, il Fariseo s`ammalava per il peccato altrui. Perciò ogni volta che vediamo i peccati degli altri, dobbiamo prima piangere su noi stessi, perché forse siamo caduti negli stessi peccati, o possiamo cadervi. E anche se l`ufficio c`impone di censurare il vizio, dobbiamo tuttavia distinguere tra la severità contro il vizio e la compassione dovuta alla natura. Se il vizio, infatti, va colpito, il prossimo dev`essere sostenuto, poiché nel momento in cui detesta ciò che ha fatto, il prossimo non è piú peccatore... Pertanto, fratelli, ponderate la grandezza della pietà del Signore. Eccolo che chiama, e coloro ch`egli ha denunziato come peccatori, li invita al suo abbraccio dopo che lo hanno abbandonato. Nessuno, allora, perda l`occasione d`una cosí grande misericordia, nessuno disprezzi la medicina offerta dalla divina bontà. Ecco, la divina misericordia ci richiama, dopo che abbiamo peccato, e ci apre, se torniamo, le braccia della sua clemenza. Rifletta bene ciascuno quanta pressione eserciti questo Signore che aspetta il peccatore e, disprezzato, non s`indigna. Perciò, chi s`è allontanato, ritorni; chi è caduto si rialzi... Ripensate, fratelli, a questa peccatrice penitente e imitatela. Detestate ciò che ricordate d`aver fatto nell`adolescenza o nella gioventú, lavate con le lacrime la sporcizia delle azioni. Amiamo le piaghe del nostro Redentore, piaghe che abbiamo disprezzato peccando. Ecco, si apre, per accoglierci, il seno della divina bontà; la nostra vita di peccato non viene respinta. Se detestiamo la nostra cattiveria, già questo ci ridona una purezza interiore. Il Signore ci abbraccia al nostro ritorno, perché per lui non può essere indegna la vita di un peccatore, se è lavata col pianto, in Gesú Cristo nostro Signore.

(Gregorio Magno, Hom., 33, 1-8)


2. Il Signore della vita

Se dunque il Signore, per effetto della sua grazia e della sua grande misericordia, risuscita le anime per farle vivere in eterno, abbiamo ragione di vedere in quei tre morti che egli risuscitò alla vita terrena la rappresentazione e il simbolo della risurrezione delle anime che si realizza attraverso la fede. Egli risuscitò la figlia del capo della sinagoga che giaceva morta nella sua casa (cf. Mc 5,41-42); risuscitò il figlio della vedova, che era già stato trasportato fuori le mura della città (cf. Lc 7,14-15); risuscitò infine Lazzaro che era stato sepolto da quattro giorni.
Rifletta ognuno sulla sua anima; se pecca, muore, poiché il peccato è la morte dell`anima. Ma talvolta il peccato è commesso solo nel pensiero. Il male ti attira, cedi ad esso e pecchi. E` il consenso che hai dato al peccato, che ti uccide; però la morte è solo dentro di te, perché quando è nel pensiero, il male non si è ancora esternato in un atto. Il Signore volle appunto significare la risurrezione dell`anima che pecca con il pensiero, quando risuscitò la fanciulla che non era ancora stata portata fuori, ma giaceva morta in casa, intendendo, per casa, l`anima nella quale il peccato è nascosto. Ma se non soltanto hai ceduto col pensiero al peccato, ma lo hai anche commesso con le opere, è come se tu lo avessi portato fuori; già sei fuori, e vi sei stato trasportato morto. Il Signore risuscitò anche quel giovane e lo restituí a sua madre, che era vedova. Se hai peccato, ebbene, pentiti, il Signore ti risuscita e ti restituisce alla Chiesa, che è la tua madre. Il terzo morto è Lazzaro. Siamo di fronte al caso piú grave, che è l`abitudine cattiva al peccato. Una cosa infatti è peccare, un`altra è avere l`abitudine al peccato. Chi pecca, ma subito si corregge, è ben presto restituito alla vita: non è avvolto nella consuetudine, e perciò non è sepolto. Chi invece continua a peccare è come se fosse seppellito, e giustamente si dice di lui che emana fetore, nel senso che la pessima fama di peccatore che si è fatto, si diffonde ovunque come un insopportabile odore. Cosí sono coloro che ormai sono assuefatti al peccato e ai costumi depravati. Tu dici a uno di costoro: Non farlo! Ma come può udirti chi è come seppellito sottoterra, corrotto, oppresso dal peso dell`abitudine al peccato? E tuttavia la potestà di Cristo fu sufficiente anche a risuscitare un simile morto. Abbiamo conosciuto, abbiamo visto, e tutti i giorni vediamo, uomini che spezzano le malvagie abitudini, per vivere piú santamente di coloro stessi che rimproveravano i loro delitti. Tu, per esempio, rimproveravi la condotta di qualcuno: ebbene, guarda la sorella di Lazzaro (ammesso che sia lei la peccatrice che unse i piedi del Signore e con i capelli glieli asciugò dopo averglieli lavati con le lacrime); la sua risurrezione è piú grande di quella di suo fratello, perché è liberata dall`enorme peso della consuetudine al peccato. Essa era infatti una famosa peccatrice: e fu per lei che il Signore disse: Molti peccati le sono stati rimessi, perché molto ha amato (Lc 7,47).
Abbiamo visto e conosciuto molti peccatori di questo genere; che nessuno si disperi, ma anche che nessuno nutra troppa presunzione di sé. E` male disperare, ma è male anche presumere troppo, nutrire eccessiva fiducia. Quindi non disperare, ma stai stretto a ciò in cui devi avere fiducia.

(Agostino, Comment. in Ioan., 49, 3)


3. C`e misericordia per chiunque la vuole

Se, quando ancora non eri, il Signore fece sí che ci fossi ora, che ci sei, sebbene putrido di peccati, rifatti, ed egli potrà ancora, dopo averti rigettato, utilizzarti per tante altre cose. Questo vuole il Signore, purché ci sia la tua volontà: non c`è infatti nessun delitto, che non venga estinto dalle salutari lacrime della penitenza; e questo lo comprenderai piú facilmente se mediterai su quel potente amo del Signore, che ripescò un pubblicano nella sua infinita miseria e del fango ne fece oro e uno scrittore del divino Vangelo (Mt 9,9). Per qual motivo poi volle salvare una donna a tutti notissima? (Lc 7,37). Perché ancora volle fare un ladro degno del paradiso? (Lc 23,43). Perché cambiò dei maghi incantatori in ottimi messaggeri della sua venuta? Per pietà di te si sedette a mangiare con pubblicani e peccatori, desiderando la loro conversione. Perché insegnò perfino ai bestemmiatori e persecutori del suo Nome a celebrarlo con inni (At 9,1s) e li avviò a trattare di teologia, ad esporre il loro capo per la verità e li indusse a vivere non piú per se stessi ma solo per Dio, e a menare qui in terra una vita angelica e a stimare nulla e danno tutto ciò che si vede? E come trasse alla luce coloro che stavano seppelliti nella corruzione e li esortò a odiare il peccato e li spinse a liberarsi da ogni iniquità e li ridusse a una condotta casta e pia e affidò loro i tesori dei misteri divini? Ripensando a queste cose, mio caro, scaccia ogni idea di disperazione, non dare ascolto alla tentazione del diavolo, fatti coraggio, prega, rianima gli altri e te stesso. Non ti stancare di ricordare a te stesso che sei uomo e che Dio non odia gli uomini, li ama e per noi è morto. Abbiamo il Signore e Salvatore Gesú Cristo, medico eccezionale delle anime e dei corpi, padrone di ogni malattia anche inguaribile, accessibile a tutti gli uomini, capace di ridurre qualunque malvagità. Perciò, coraggio, o anima deturpata da mille peccati e degna di una punizione eterna.

(Nilo di Ancira, Epist., 4, 39)