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S A U L O

 

Il nome deriva da Shaul (richiesto). Era nato a Tarso da famiglia ebraica e aveva ricevuto una formazione ellenistica, era fariseo, buon conoscitore delle Legge e discepolo di Gamaliele a Gerusalemme.

Era cittadino romano (con doppia cittadinanza) perché Tarso, capitale della Cilicia, aveva ottenuto dopo la battaglia di Filippi (42 a.C.) lo status di città libera, il che consentiva l'acquisto della cittadinanza romana. Tale diritto in età imperiale si poteva ottenere con il pagamento di 500 dracme.

Nelle Lettere compare sempre il nome di Paolo, mentre negli Atti Saulo diventa Paolo solo dopo la conversione e, precisamente, in At 13,9 e 13.

Saulo rimane però sempre orgoglioso delle sue origini ebraiche, come si puo' rilevare da alcuni passi delle Lettere:

Gal. 2,15 "Noi per nascita siamo giudei e non pagani peccatori...";

2 Cor. 11,21 e 22 "Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch'io. Sono ebrei? Anch'io! Sono israeliti? Anch'io! Sono stirpe di Abramo? Anch'io!";

Rom. 9,3-5 "Vorrei infatti essere io stesso anatema, separato da Cristo a vantaggio dai miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono israeliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi: da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa.";

Rom. 11,1-2 "Anch'io sono infatti israelita della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino. Dio non ha ripudiato il suo popolo che Egli ha scelto fin dal principio".

 

 

La risurrezione

 

Nel mondo ebraico l'idea della risurrezione si fondava principalmente sui versetti di Isaia (Is 26,19 " Ma di nuovo verranno i tuoi morti, risorgeranno i loro cadaveri. SI sveglieranno ed esulteranno quelli che giacciono nella polvere..") e di Daniele (Dn 12,2 "molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna.").

La resurrezione corporale era un'idea molto diffusa nel I secolo a.C e la concezione farisaica prevedeva che tutti i corpi si sarebbero decomposti nella terra finché non fosse rimasto di loro che un pugno di materia. Ma nel futuro il Santo (Dio) avrebbe ordinato alla terra di restituire tutti i corpi e tutto quello che si era mescolato alla polvere si sarebbe messo a crescere come lievito nella pasta e si sarebbe levato come un corpo intero senz'acqua. La risurrezione in cui credevano i farisei era fatta di carne e di sangue.

Nel mondo futuro, però, non si sarebbe né mangiato né bevuto, non vi sarebbero state nessuna attività e nessuna passione e i giusti avrebbero goduto dello splendore luminoso della presenza divina (shekinàh).

E nella prima lettera ai Corinti (I Cor. 15,35-41) Paolo secondo alcuni sembra accettare in parte questa idea farisea della risurrezione della carne.

 

 

III lezione

 

Inquadramento storico - continuazione

 

Riepilogo di quanto detto nel precedente incontro sul contesto storico in cui si svolsero le vicende narrate nel Vangelo e negli Atti degli Apostoli e, in particolare, sulla sequenza degli imperatori romani che regnarono dalla nascita di Gesù fino alla morte di Paolo, sui movimenti religiosi ebraici e sulle scuole filosofiche degli epicurei e degli stoici.

Sulla figura di Paolo, che compare sulla scena degli Atti a circa trent'anni, abbiamo una breve descrizione, tolta dal libro apocrifo "Atti di Paolo e Tecla" della fine del II secolo, secondo la quale l'Apostolo sarebbe stato "...un uomo di bassa statura, la testa calva, le gambe arcuate, il corpo vigoroso, le sopracciglia congiunte, il naso alquanto sporgente, pieno di amabilità; a volte aveva sembianze di uomo, a volte di angelo.".

Gli Atti degli Apostoli narrano la storia della Chiesa delle origini, dall'Ascensione e dalle Pentecoste fino all'anno 61 in cui Paolo giunge a Roma al termine del quarto viaggio. Sono opere dell'evangelista Luca e risultano scritte intorno agli anni 70.

A Gerusalemme si costituì la prima comunità cristiana composta all'origine da giudei di lingua ebraica e da giudei ellenisti. I primi grandi eventi narrati sono l'Ascensione e la Pentecoste, da collocarsi nel maggio-giugno dell'anno 30.

La missione degli apostoli fu contraddistinta fin dall'inizio da prodigi e da miracoli e Pietro assunse subito la preminenza su tutti gli apostoli e su tutti i discepoli.

La reazione dei sacerdoti e dei sadducei contro la nuova dottrina e contro gli apostoli portò a un primo arresto di Pietro e di Giovanni e al loro giudizio davanti al sinedrio.

 

Dopo un discorso di autodifesa i due apostoli vengono liberati (At 4). Aumentano la conversioni e le guarigioni miracolose e gli apostoli sono nuovamente arrestati, ma sono liberati di notte da un angelo. Nel nuovo processo davanti al sinedrio gli apostoli sono difesi dal fariseo Gamaliele "dottore della Legge, stimato presso tutto il popolo" (At. 5).

Nella prima comunità cristiana in Gerusalemme vigeva la comunione dei beni (At 4), che venivano affidati agli apostoli per la distribuzione a ciascun membro secondo i suoi bisogni. Nacque però presto un contrasto tra i giudei cristiani di lingua ebraica e quelli di lingua greca (gli ellenisti) circa l'assistenza quotidiana e quella alle vedove. I dodici (dove Mattia aveva preso il posto di Giuda) decisero allora di riservarsi l'apostolato, mentre affidarono il servizio delle mense e l'assistenza a "sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza" di origine ellenistica (come risulta dai loro nomi) tra i quali Stefano e Filippo (At 6). Siamo intorno all'anno 33.

 

Arresto e lapidazione di Stefano e dispersione degli ellenisti cacciati da Gerusalemme

Stefano si distingueva per la sua predicazione e compiva molti prodigi. Condotto in giudizio davanti al sinedrio con l'accusa, da parte di falsi testimoni, di bestemmie contro Mosè e contro Dio e di sostenere che Gesù avrebbe distrutto il Tempio, pronuncia un discorso in cui, partendo da Abramo, narra per sommi capi le vicende del popolo eletto citando i profeti e accusa Israele di ostinazione nell'infedeltà al Signore, di praticare un culto eccessivamente formale e di avere tradito e ucciso Gesù. Lasciato in mano al popolo viene lapidato nell'anno 34 e a questa lapidazione assiste un "giovane chiamato Saulo" (At 7).

Subito dopo questo fatto scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti i cristiani, ad eccezione degli apostoli, furono cacciati dalla città. Tra i persecutori più accaniti troviamo Saulo (At 8).

I cristiani ellenisti disperdendosi per i territori vicini iniziarono l'opera di evangelizzazione fuori di Gerusalemme. Filippo (uno dei sette) diffonderà il Vangelo in Samaria, regione abitata da gente considerata eretica dai giudei e sarà protagonista della conversione e del battesimo di un ministro etiope (At 8).

 

La conversione di Saulo - Paolo e l'inizio della sua missione

Saulo sulla via di Damasco, dove si recava per arrestare cristiani, ebbe il famoso incontro che cambiò il corso della sua vita. L'episodio va collocato intorno al 34-35 ed è, quindi, successivo all'inizio dell'evangelizzazione fuori Gerusalemme ad opera degli ellenisti.

Ricordiamo che Saulo si era distinto nella persecuzione dei cristiani a Gerusalemme per il suo impegno, tanto da sollecitare l'incarico scritto dal sommo sacerdote per essere autorizzato a continuare la sua opera a Damasco (At 9,1-9: lettura).

Riparato in quella città privo della vista, perché era stato accecato cadendo dal cavallo, venne battezzato da Anania. A Damasco Paolo iniziò la sua predicazione ma fu costretto a fuggire e riparò a Gerusalemme dove Barnaba lo presentò a Pietro e agli altri apostoli, i quali lo accettarono fra loro dopo una prima perplessità a causa dei suoi precedenti di persecutore.

Paolo riprese la predicazione a Gerusalemme fra gli ebrei ellenisti (perché parlava greco) ma anche qui, minacciato di morte, fuggì a Cesarea e da qui a Tarso. Tra la vocazione di Paolo e il suo primo viaggio apostolico insieme a Barnaba intercorrono vari anni (cioè dal 34-35 circa al 45). Di questo periodo narra l'apostolo nella Lettera ai Galati in cui dice di essere stato prima in Arabia, poi a Gerusalemme (per consultare Cefa) e quindi nella regione della Siria e della Cilicia dove svolse attività di apostolato. Intanto Pietro aveva iniziato ad evangelizzare i pagani con la nota conversione del centurione Cornelio (..."timorato di Dio") e della sua famiglia a Cesarea (At 10).

Ad Antiochia gli ellenisti dispersi da Gerusalemme dopo la morte di Stefano iniziarono a convertire non solo i giudei, ma anche i pagani e lì fondarono la chiesa locale intorno all'anno 37. In quella città per la prima volta i seguaci della nuova fede saranno chiamati cristiani (At. 11,26).

Intorno all'anno 45 Agapo, un profeta venuto da Gerusalemme in Antiochia, predisse una grande carestia (probabilmente quella avvenuta negli anni 45-46) e chiese di inviare soccorsi che furono portati in Gerusalemme da Barnaba e Paolo.

Nell'anno 44 il re Erode Agrippa I conduce una violenta persecuzione contro i cristiani e fa decapitare l'apostolo Giacomo, fratello di Giovanni, e arrestare Pietro durante le celebrazioni pasquali. L'apostolo viene liberato miracolosamente da un angelo e si rifugia altrove. Fino all'anno 49 Pietro non è più citato negli Atti e ricompare a Gerusalemme in occasione della controversia sulla circoncisione e del Concilio che prese il nome di quella città. Si tratta del I Concilio della Chiesa che definì le condizioni per la conversione dei pagani senza l'obbligo di transitare attraverso il giudaismo.

 

 

 

Primo viaggio apostolico di Paolo

Paolo e Barnaba, ricevuto il mandato dello Spirito da parte dei capi della Chiesa di Antiochia, compirono una missione di evangelizzazione in Asia minore assieme a Giovanni Marco (loro aiutante) tra il 45 e il 48. Prima tappa è l'isola di Cipro dove inizia la predicazione nelle sinagoghe e dove avviene la conversione del proconsole romano Sergio Paolo. Sbarcano poi in Panfilia e operano a Perge. Qui Giovanni Marco li lascia e torna a Gerusalemme. Da Perge il viaggio prosegue per Antiochia di Pisidia dove Paolo pronuncia nella sinagoga il più lungo dei discorsi a lui attribuiti negli Atti. La violenta reazione dei giudei alla predicazione a alle molte conversioni fa decidere a Paolo e a Barnaba, che lo dichiarano apertamente, di voler privilegiare per l'avvenire la evangelizzazione dei gentili (At 13,44-46: lettura).

Scacciati da Antiochia, i due si recano ad Iconio dove operano altre conversioni tra giudei e pagani. Anche qui sfuggono alla reazione dei giudei e alla morte e si recano ad evangelizzare Listra e Derbe. Curioso è l'episodio accaduto a Listra (At 14) dove Paolo e Barnaba, dopo la miracolosa guarigione di uno storpio operata da Paolo sono scambiati dalla folla per degli dei e faticano molto ad impedire che venga loro offerto un sacrificio. Ritornano, quindi, ad Antiochia di Siria dopo aver costituito in varie città gruppi di anziani, organi collegiali di guida delle nuove comunità (at. 14,23).

 

Controversia sulla circoncisione e Concilio di Gerusalemme ( 49 d.C. )

Alcuni giudei recatisi ad Antiochia sostenevano che per diversi cristiani si dovesse prima sottostare alla circoncisione, all'osservanza del sabato e alle prescrizioni alimentari della Legge. Paolo e Barnaba si oppongono a questa opinione e vengono allora convocati con altri a Gerusalemme dove si dibatte il problema con gli apostoli e con gli anziani della comunità cristiana. Al termine del dibattito e della riunione, ai quali partecipa anche Pietro, che prendono appunto il nome di "Concilio di Gerusalemme", su proposta di Giacomo, fratello del Signore e nuovo capo della Chiesa locale, si decide che i pagani per essere convertiti non debbano sottoporsi alla circoncisione ma siano tenuti soltanto ad astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dall'impudicizia.

Questa decisione segna una totale apertura al mondo non giudaico e fa cadere un importante ostacolo alla conversione dei gentili, evidentemente non disposti ad accettare come prezzo per l'accesso al cristianesimo la circoncisione e altri obblighi estranei allo loro mentalità. (At 15,13-21).

 

Il Concilio di Gerusalemme può considerarsi l'atto conclusivo di un contrasto sorto tra i primi cristiani e principalmente nella chiesa madre di Gerusalemme, costituita dai giudei convertiti più tradizionalisti. A questo proposito dobbiamo risalire all'epoca della conversione del centurione Cornelio, operata da Pietro in Cesarea. L'apostolo prima di recarsi in Cesarea aveva avuto una visione in cui era invitato a superare le rigide norme della purità rituale dell'alimentazione (At 10,9 e segg.) e in cui cadevano le barriere tra il sacro e il profano, cioè tra Dio e i pagani. Questo è un primo elemento di rottura con il passato che induce Pietro ad orientarsi verso il superamento della separazione tra il mondo giudeo e quello dei gentili e ad accettare la conversione al cristianesimo anche dei pagani (At. 10,9 e segg.).

Ma Pietro ha dei momenti di incertezza dovuti proprio alla sua origine e ai forti legami con la comunità tradizionalista di Gerusalemme. Ed è costretto a giustificarsi davanti ai giudei convertiti di Gerusalemme, che gli rimproverano di essere entrato in casa dei pagani e di avere mangiato con loro.

Negli Atti (At 11,1-18) viene narrato l'episodio della giustificazione che Pietro dà del suo comportamento, tale da fare accettare ai presenti l'idea che anche i pagani possano convertirsi al cristianesimo. Ricordiamo anche un episodio che non è riportato negli Atti ma che ci viene descritto da Paolo nella Lettera ai Galati (Gal. 2,11-14: lettura) quando l'Apostolo accenna, in una sua nota autobiografica, al contrasto verificatosi tra lui e Pietro in occasione di una visita di quest'ultimo ad Antiochia. Qui Paolo dice: "Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani, ma dopo la venuta cominciò ad evitarli e a tenersi in disparte per timore dei circoncisi.E anche altri giudei lo imitavano nella simulazione, al punto che perfino Barnaba si lasciò attrarre nella loro ipocrisia. Ora, quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del Vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: "Se tu, che sei giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei giudei?"". Paolo ricorda infatti a Pietro che egli in passato era stato senza imbarazzo a contatto con i pagani convertiti.

A proposito della circoncisione possiamo ricordare che questa pratica di carattere sostanzialmente igienico nei primi tempi del giudaismo era piuttosto diffusa tra i popoli mediorientali e non distingueva il popolo ebraico dai suoi vicini. Soltanto dai greci fu considerata un'usanza strana e piuttosto disgustosa, tanto che sotto Antioco IV Epifane (II secolo a.C.) fu duramente avversata e le madri che avevano fatto circoncidere i loro figli venivano messe a morte. Fu allora che la reazione dei Maccabei e la loro ribellione (negli anni dal 167 al 164 a.C.) conferirono a questo simbolo un nuovo significato, facendone un fatto fondamentale per chi desiderasse riconoscersi come ebreo.

 

Tornati ad Antiochia dopo il Concilio del 49, Paolo e Barnaba continuano la loro predicazione fino a quando Paolo decide di compiere il secondo viaggio missionario senza Barnaba perché questi voleva prendere con loro quel Giovanni Marco che li aveva lasciati durante il primo viaggio. A questo punto le strade dei due si dividono e Paolo prende con sé Sila (Silvano), mentre Barnaba con Giovanni Marco si reca a Cipro.