00 18/11/2012 21:25

Seconda lettera ai Corinzi

 

Qualche studioso considera questa lettera come la più vibrante e commossa di tutto l'epistolario paolino. E' uno scritto di non facile interpretazione anche perché non conosciamo bene le cause della sua stesura.

Paolo si trova in Macedonia ove incontra Tito, proveniente da Corinto e latore di notizie da quella città.

Stando al contenuto della lettera, l'apostolo scrive per preparare la sua terza visita a Corinto; visita che avverrà nei primi mesi del 58, prima del viaggio a Gerusalemme. Possiamo verosimilmente collocare lo scritto verso la fine dell'anno 57.

Si tratta di una lettera polemica, ironica, in alcuni passi molto dura e in altri molto dolce. Di certo è indice di grande tensione tra la comunità corinza e Paolo. Capiamo che la seconda visita dell'apostolo a Corinto doveva essere stata molto severa, triste e umiliante.

 

Lettura 1 Corinzi 2,1-11

Da questo brano si evince che esiste un'altra lettera scritta in precedenza ai Corinzi. Al proposito vengono formulate due ipotesi: o si tratta di una lettera non rinvenuta o della prima lettera ai Corinzi. E, allora, la persona che ha offeso Paolo potrebbe essere l'incestuoso della quale si parla nella prima lettera. In realtà dal contesto pare proprio trattarsi di una lettera a noi sconosciuta, molto dura e scritta tra le lacrime, piena di sofferenza.

Appare difficile ricostruire la situazione che ha portato alla stesura della seconda lettera ai Corinzi. Non si sa da chi sia stata fatta l'offesa di cui si parla. Si puo' soltanto supporre che tale offesa fosse di carattere personale nei confronti di Paolo, pronunciata di fronte a tutta la comunità.

Mentre gli Atti degli Apostoli tendono a darci un' "idea quasi idilliaca della Chiesa di quell'epoca, sia pure con il segno di qualche difficoltà, l'epistolario paolino fa invece emergere bene la tensione e i contrasti presenti nelle prime comunità cristiane. Teniamo presente che quando in una comunità mancano i dibattiti e i confronti di opinione significa che le persone che la compongono non sono fondamentalmente sincere. Io credo che siano importanti il confronto e la circolazione delle idee, così come avveniva nelle prime comunità cristiane.

 

Alla base delle offese a Paolo c'erano i c.d. giudeo-cristiani provenienti dall'ebraismo e con alcune idee particolari sulla fede cristiana. Secondo costoro non poteva essere dimenticato l'insegnamento di Mosè. Era sì necessario il battesimo, ma si doveva sottostare anche alla circoncisione; si doveva osservare la Legge nuova della libertà ma senza dimenticare la Torah.

Probabilmente i giudeo-cristiani, che lo seguivano in ogni suo spostamento per coglierlo in fallo, avevano aizzato contro Paolo la comunità di Corinto in sua presenza e, soprattutto, in sua assenza.

La durezza della seconda lettera si avverte già all'inizio perché, a differenza di tutte le altre e come quella ai Galati, non contiene alcuna ringraziamento. Anzi, lo scritto appare come un vero e proprio messaggio di rimprovero.

 

Suddivisione della lettera

- Prologo: 1,1-1,11

- I parte: 1,12-7,16 in cui Paolo sa un lato giustifica la propria condotta e dall'altro sottolinea la grandezza e la difficoltà del ministero apostolico.

 

- II parte: 8,1-9,15 "Organizzazione del collette".

 

- III parte: 10,1-13,10. Contiene la polemica fortissima contro gli avversari giudeo-cristiani. E' il famoso brano che ci svela la passione di Paolo per la Chiesa e la sua anima di mistico.

 

- Epilogo: 13,11-13.

 

Notiamo l'importanza storica di questa lettera che ci fa conoscere la vita di una comunità cristiana ed anche - nella sua parte più autobiografica - l'opera di Paolo e le persecuzioni fisiche da lui subite per il Vangelo. Inoltre questo scritto ha una notevole importanza teologica (soprattutto per una formula trinitaria molto bella [13,13] che usiamo spesso durante la Messa) ed escatologica. Infatti, in alcuni brani si sottolinea non tanto il momento della parusia (la venuta di Gesù) a livello comunitario quanto il rapporto della singola persona con Cristo dopo la morte. Sono brani che si leggono anche nella liturgia dei funerali.

 

Prima del brano sulla colletta (8,1-9,15) leggiamo 2 Maccabei 12,38-45 - "Il sacrificio per i morti".

Si parla qui dei numerosi morti ebrei dopo una battaglia. Durante il recupero dei cadaveri per la sepoltura si era scoperto che tutti i morti portavano sotto la tunica oggetti sacri agli idoli, ma vietati dalla Legge.

Quindi, secondo la logica dell'epoca, quegli uomini erano morti perché avevano peccato e appariva necessario, perciò, pregare perché "il peccato commesso fosse pienamente perdonato". E il nobile Giuda effettua tra i sopravvissuti una colletta di denaro da inviare a Gerusalemme perché sia compiuto un sacrificio espiatorio a favore dei morti nel peccato.

 

Lettura 2 Cor 8,1-15. "Motivi di generosità".

La Chiesa di Gerusalemme si trovava in condizioni di estrema povertà (i"santi" erano i membri di quella Chiesa) e, allora, in tutte le Chiese venne indetta una colletta per aiutare quei cristiani a sopravvivere.

In Macedonia, nonostante la povertà e le persecuzioni, le comunità avevano offerto con gioia e con generosità ed, anzi, alcune persone si erano prestate a collaborare nella raccolta.

Alcuni interpreti sostengono che Paolo esprima la speranza che la Chiesa di Corinto non gli faccia fare brutta figura, anche perché la raccolta delle offerte in quella città era già stata avviata, ma poi si era interrotta per motivi a noi sconosciuti. E Tito, che ne era stato l'iniziatore, tornerà allora a Corinto per riprendere quella colletta. Si tratta probabilmente di una situazione che rimarca, ancora una volta, le difficoltà di quella comunità.

Questa raccolta di denaro potrebbe anche costituire una risposta implicita di Paolo ai giudeo-cristiani per dimostrare il suo interessamento verso la Chiesa di Gerusalemme.

 

Nel brano ora letto notiamo una parola-chiave: "grazia" (caris, in greco). La grazia è la misericordia di Dio, è la benevolenza di Dio.

E l'apostolo afferma che anche le comunità della Macedonia partecipano della grazia diventandone ulteriore strumento. Ricevono, cioè, una grazia, la misericordia e la liberalità di Dio, e la ridistribuiscono come possono, secondo i loro mezzi e le loro possibilità, ad altri.

E, allora, ecco la comunicazione della grazia; la "grazia" di Dio ci rende "graziosi" e noi a nostra volta rendiamo graziosi gli altri e si crea così un bellissimo scambio: "....la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza" (v. 14). Se siamo compartecipi di questa grazia di Dio abbiamo il dovere di redistribuirla.

 

Oggi esistono fondamentalmente due gruppi di Chiese: il primo formato da Chiese ricchissime in termini economici (come la Chiesa tedesca, quella degli USA e la nostra italiana) e un secondo gruppo costituito da Chiese molto povere. Ma esistono anche altri due tipi di Chiese: quelle poverissime e quelle ricchissime di personale. E notiamo che in questo caso i ruoli sono invertiti, perché le Chiese ricche finanziariamente scarseggiano di clero, mentre le altre, povere di mezzi, ne abbondano, tanto è vero che in Italia sono molte le parrocchie rette da sacerdoti stranieri. Questo fenomeno si verifica anche per quanto riguarda gli ordini religiosi maschili e femminili.

La situazione attuale ci deve indurre ad una riflessione perché, ad esempio, il paese in cui opera il maggior numero di missionari è il Canada.

 

Il brano del quale stiamo parlando è importantissimo: occorre "fare uguaglianza" (v. 13) in modo da evitare che alcune persone muoiano perché ipernutrite e altre perché denutrite.

Paolo insiste proprio su un tipo di scambio che non è altro che la ripetizione di ciò che Cristo ha fatto: "...da ricco che era si è fatto povero...". (v. 9) - cioè uomo - per arricchire noi, per elevarci ad un rango sostanzialmente divino.

E viene spontaneo, allora, guardare a San Francesco con la sua dimensione esclusivamente religiosa che lo portava ad agire come Gesù.

 

Nei seguenti capp. 11, 12 e 13 (che vi invito a rileggere) troverete la narrazione di ciò che Paolo realizza nella propria vita e del suo rapporto intimo, specifico con il Signore.

 

Dalla seconda lettera ai Corinzi traspare proprio il grande amore dell'apostolo per la Chiesa.